E alla fine l’arcano venne svelato: dietro il progetto di radere al suolo centinaia di ettari di lecceta nel compendio naturalistico protetto (SiC!) del Marganai, oltre alla mera produzione di legna da ardere c’era una semplice, banalissima questione di pellet. E qualcosa lo si poteva intuire già nel novembre scorso, quando il sindaco di Domusnovas Angelo Deidda decise di marciare su Cagliari e far la voce grossa sotto le finestre dell’assessorato regionale all’Ambiente e dell’Ente foreste. “Ostacolano i nostri progetti e non ci fanno sfruttare il nostro territorio”, si lamentò il primo cittadino. Dove per sfruttare il territorio intendeva tagliare alberi. Al suo fianco, qualche decina di manifestanti e Giuseppe Vargiu, presidente della cooperativa Agricola mediterranea che dal 2011 ha tagliato a raso 33 ettari di lecceta in tre anni. Il via libera è arrivato dall’Ente foreste, che in cambio del legnatico ha ottenuto circa 180mila euro. Sembran tanti? Proprio no, visto che vanno spalmati su 35 anni, ovvero il tempo stimato per la rigenerazione degli alberi abbattuti. Per l’Ente foreste non pare proprio un buon affare. Per la cooperativa invece, che nella zona industriale di Domusnovas ha realizzato un impianto per la produzione di pellet…
Quando si dice innovazione: produrre pellet
Nel 2008 Agricola mediterranea annuncia la realizzazione di un impianto per la produzione di pellet che, a regime, avrebbe assicurato decine di posti di lavoro. Nella bontà del progetto credette pure la Sfirs, che assicurò una parte del finanziamento, dicono le cronache dell’epoca. “L’impianto sarà alimentato con gli scarti di lavorazione delle falegnamerie e i residui della pulizia del sottobosco“, disse Vargiu oltre sette anni fa. Tagliare tronchi d’albero non era ipotesi contemplata. Poi qualcosa dev’essere radicalmente cambiato. Forse perché ci si rese conto che per produrre pellet, pare sia indispensabile macinare qualcosina in più rispetto a trucioli, segatura e scarti del sottobosco: serve legna. E tanta. La coop insomma, si rende conto di aver costruito il tetto senza pensare alla solidità delle fondamenta, ovvero una quantità apprezzabile e costante di materia prima. Che fare, visto che importare legnatico è antieconomico? Occorre assicurarsi lo sfruttamento del Marganai anche dopo la scadenza della concessione triennale 2011/2013 (quella da 180mila euro) firmata dall’Ente foreste. Per ‘accelerare’ le cose, nel marzo 2014 un centinaio di lavoratori occupa il municipio di Domusnovas. “L’Ente foreste deve firmare un accordo con la cooperativa Agricola mediterranea per la gestione forestale di cento ettari – tuonò il sindaco Deidda – e la coop assumerà il personale. Ne ricaveremo legnatico, sughero, materia prima per il pellet”. Ma perché l’Ente avrebbe dovuto siglare un accordo proprio con l’Agricola mediterranea? Non si sa. E infatti il progetto si arena.
La “sinergia tra uomo e natura”. Dove l’uomo abbatte la natura
Un anno dopo l’occupazione del municipio, il 14 aprile scorso Vargiu presenta il progetto Ceppoc, ovvero “il primo pellet 100% prodotto in Sardegna”. Ma se ne avrà notizia solo un mese dopo grazie ad una nota stampa: fino ad allora, l’iniziativa era passata sotto silenzio. A foraggiare la cooperativa ci ha pensato anche la Regione, con un finanziamento di 168mila euro nell’ambito del Piano di sviluppo rurale. Rimane l’interrogativo: la legna per produrre il pellet da dove arriverà? I canali di approvigionamento cambiano ancora: spariscono gli scarti delle falegnamerie, rimangono i prodotti della pulizia del sottobosco, compaiono gli eucaliptus e soprattutto le “biomasse a conduzione cedua”. Il territorio di riferimento? “Il Marganai”, dice Vargiu alla presentazione del 14 aprile. Domande: nessuna. Ammesso che qualche giornalista fosse in loco. Eppure gli interrogativi non mancherebbero. Per questo abbiamo contattato Vargiu, ma dopo un primo abboccamento i contatti si sono interrotti.
Se la Regione paga per disboscare
Al presidente della coop, ad esempio, avremmo voluto chiedere a che titolo l’Agricola mediterranea rivendica il diritto di tagliare gli ettari di foresta del Marganai, visto che le coop interessate alla ceduazione (e non solo quella presieduta da Vargiu) dovranno partecipare ai bandi che l’Ente foreste dovrebbe pubblicare per la concessione di altri 33 ettari da buttare giù (nei prossimi anni si arriverà a un totale di circa 550 ettari). Quindi non è detto che a spuntarla sarà la Agricola mediterranea, come qualcuno dà per assodato. E se così fosse, la situazione sarebbe quantomeno curiosa, con la Regione che da una parte incassa (i 180mila euro appannaggio dell’Ente foreste come oneri di concessione) e dall’altra elargisce (i 168mila euro di finanziamento del progetto Ceppoc).
Tagli “nefasti”, cervi e cinghiali
L’unica certezza, finora, è che la campagna dei tagli condotta fino al 2013 ha prodotto effetti non proprio incoraggianti. Di più: “Nefasti”, li ha definiti il team di professionisti incaricato di aggiornare il Piano di gestione del Monte Linas – Marganai, che per mesi ha effettuato rilievi su rilievi. “Prendiamo l’erosione: aumenta di settimana in settimana”, sostengono le varie relazioni firmate dal team. Ma Ente foreste e Corpo forestale hanno minimizzato (“Ma quale erosione, la terra è smossa dal passaggio di cervi e cinghiali”), senza però presentare alcuno studio scientifico: solo un paio di pagine vergate dopo qualche sopralluogo, a vista. E i tagli vanno avanti.
Pablo Sole
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