LA STORIA. Ryan e Giuseppe: “Ora una legge che protegga i nostri figli”

Tra le tante famiglie che ieri hanno partecipato al festoso Sardegna Pride, l’evento dedicato ai diritti civili e alle lotte contro l’omofobia che ha portato venticinquemila persone in piazza a Cagliari, c’era anche quella di Ryan Spiga e Giuseppe Ballone: i due uomini, insieme da vent’anni, hanno portato al corteo i loro due gemelli di un anno e mezzo.

LE FOTO di Roberto Pili

La storia di Ryan e Giuseppe non è molto diversa da quella delle tante coppie che sognano finalmente una legge sul pieno riconoscimento dei figli delle coppie lgbt: un primo passo sulla tutela dei tanti bambini delle Famiglie Arcobaleno, oggi riunite in associazione, si attendeva con il disegno di legge ‘Cirinnà’ per le unioni civili ma la parte sulla cosiddetta stepchild adoption è stata stralciata poco prima dell’approvazione.
Loro e tantissime altre coppie omosessuali si ritrovano così con una legge a metà, che consente di unirsi civilmente ma non tutela in nessun modo i figli: una norma che se da un lato è stata accolta con favore dall’altra ha sollevato parecchie critiche da parte di chi lo considera un provvedimento incompleto e discriminatorio.

“Io e il mio compagno stiamo assieme da vent’anni e finalmente abbiamo coronato il nostro desiderio di diventare genitori – ci racconta Ryan Spiga – un desiderio, il nostro, che non dovrebbe essere giudicato da nessuno. Eppure i nostri figli non hanno alcuna tutela davanti alla legge”. La coppia ha avuto i due bimbi grazie alla cosiddetta gestazione per altri: una donatrice di ovociti e una ‘portatrice’ hanno permesso la gravidanza. Non in Italia, dove la legge sulla procreazione assistita vieta l’accesso agli omosessuali, ma in California, paese che da tempo si è dotato di norme che consentono la gestazione per altri. La pratica non è così semplice come si potrebbe pensare: sono escluse, ad esempio, le donne in situazioni di indigenza, e così chi acconsente a portare avanti una gravidanza per altri non lo fa per ragioni esclusivamente economiche. La legge californiana, inoltre, assicura una forte tutela per tutte le parti coinvolte.

“La nostra scelta, portata avanti anche grazie al sostegno dell’associazione Famiglie Arcobaleno, è stata ponderata e misurata,- ci tiene a sottolineare Spiga – abbiamo conosciuto la ‘portatrice’ molto tempo prima e stretto con lei un rapporto di amicizia: volevamo che i nostri bambini nascessero in un clima di affetto. La sua autodeterminazione è stata alla base di tutto e anche la sua famiglia, suo marito e i suoi parenti, sono stati coinvolti. Siamo stati con lei a Los Angeles da un mese prima del parto e abbiamo vissuto assieme tutti i momenti della nascita e anche quelli successivi. Quello che Bethany ha fatto per noi è un atto d’amore”.

Nessun problema per la famiglia, una volta arrivata in Italia: Ryan e Giuseppe hanno trovato una accoglienza serena, partendo da medici e pediatri fino a tutte le persone che incontrano nel quotidiano: “Nessun pregiudizio, siamo stati accettati ovunque come papà di due bambini; le reazioni più spontanee arrivano dai piccoli e dagli anziani che ci vedono in maniera naturale e senza porsi troppe domande. Non dimentichiamo che i genitori omosessuali sono sempre esistiti, è la legge italiana che fa finta che non ci siano, ma la realtà è ben diversa e la società è pronta da tempo. Certo, sta anche nel modo con cui ci si pone nei confronti del prossimo: io e il mio compagno non ci siamo mai nascosti e viviamo la nostra condizione di genitori con spontaneità: mai avuto problemi negli uffici, durante un viaggio, in ospedale”.

I problemi sono solo davanti alla legge: Ryan è il padre biologico dei due bimbi, Giuseppe formalmente non è nulla per loro. “Fortunatamente viviamo in una famiglia che ci ama e che, nel caso di una malattia o di una disgrazia, riconoscerebbe al mio compagno il suo ruolo di padre. Ma è la situazione che abbiamo intorno che tutela i nostri bambini, non la legge italiana. Quando finalmente avremo norme precise sull’adozione allora i nostri bambini saranno protetti. Quello che il Governo non ha ancora capito è che questi bambini esistono, ci sono. È ora che finalmente se ne prenda atto”.

Francesca Mulas

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share