Si apre tra le polemiche il sipario su Jazz in Sardegna. Questa sera a dare il via a Cagliari al 33esimo Festival internazionale al Teatro Massimo di Cagliari sarà Maria Gadù, punta di diamante della nuova canzone d’autore sudamericana autrice del celebre Shimbalaye. Il concerto, come tutta la rassegna, era stato programmato al Parco della Musica. Ma gli organizzatori hanno dovuto cambiare sede all’ultimo momento dopo che l’assessorato comunale al Verde pubblico ha negato la concessione dello spazio di via Sant’Alenixedda. “Un festival liquidato e sfrattato dalla sua casa con quattro righe – denuncia Massimo Palmas, direttore artistico di Jazz in Sardegna – la manifestazione cercheremo di farla comunque, nonostante il mutamento di rotta da parte del Comune che ha creato un danno enorme sia in termini materiali, 200 mila euro in fumo, che di immagine. Speriamo in una marcia indietro e intanto andremo per vie legali”.
Usa toni accesi Palmas che annuncia appelli alle istituzioni regionali e nazionali perché in queste settimane possa avvenire un cambio di rotta e il Parco della Musica possa essere restituito per i concerti alla città. “Cagliari perde un festival importante e uno spazio importante, quale imprenditore verrà ad investire in una città così inaffidabile?”, si chiedono gli organizzatori. Il secondo concerto, quello di Gonzalo Rubalcaba, si terrà al Lirico, altri, tra cui il live di Cristiano de Andrè, sono stati cancellati, l’attesissimo Seun Kuti & Egyp è in cerca di alloggio. Palmas punta il dito su quelli che definisce “errori nella gestione delle politiche culturali”. “Il problema non è la quiete pubblica – sottolinea – manca uno spazio per concerti di qualità, i veri motivi del rifiuto vanno ricercati soprattutto nel tentativo di costringere Jazz in Sardegna a trasferire i propri appuntamenti all’Arena Grandi Eventi di Sant’Elia, per mascherare l’evidente fallimento di uno spazio obsoleto, poco adatto al jazz e realizzato senza chiedere il parere agli organizzatori con un investimento cospicuo a fronte dei soli sei spettacoli programmati”.
La replica del Comune. “Ci deve essere, da parte del signor Palmas, un errore di fondo. Non è più il tempo delle simpatie o delle antipatie, dei favori o dei non favori. E’ il momento della serietà, da parte di tutti: soprattutto da parte di chi, dall’alto della sua professionalità, vuole organizzare eventi in città senza seguire il percorso e i tempi che seguono tutti gli altri operatori, che ringraziamo per l’impegno e la costante collaborazione”. E’ la posizione del Comune di Cagliari sulla manifestazione Jazz in Sardegna dopo le accuse del direttore artistico Massimo Palmas per lo “sfratto” dal Parco della Musica. “Ci sono i concerti e le manifestazioni che devono essere autorizzati con un iter amministrativo, su cui la politica non mette bocca, quindi non si parli di amicizie o inimicizie – fa sapere l’amministrazione di via Roma – Un iter che è chiaro e definito e, soprattutto, uguale per tutti. E’ su questo, sul fatto che a tutti siano garantite le stesse opportunità, che la politica deve fare la sua parte”. “In questo caso – chiarisce ancora il Comune – di definito c’erano i sei concerti indicati nella domanda pervenuta solo il 13 giugno e non meglio precisate iniziative curate dal Teatro Lirico, che a oggi non ha ancora formalizzato alcuna richiesta né presentato alcun programma. In sostanza, quindi, il Parco della Musica sarebbe stato occupato per quasi due mesi da un solo operatore con una serie di eventi non tutti indicati e non tutti riconducibili esattamente a un festival jazz. E a questo punto chiunque potrebbe chiedere piazza del Carmine o piazza Repubblica per lo stesso periodo di tempo”. L’amministrazione parla di “porte aperte” a qualunque organizzatore di eventi nel Parco della Musica, ma “con tempi, modi e programmi certi, su qualunque iniziativa: senza favoritismi o pregiudizi di sorta. Come è successo l’anno scorso in occasione dei sei giorni dello European Jazz Expo”.