Quando il 17 marzo scorso l’assessore alla Sanità dichiarava a L’Unione Sarda che la Regione aveva acquistato 5mila test rapidi per il coronavirus (invece gli uffici non avevano ordinato un bel niente), Mario Nieddu non poteva nemmeno immaginare che l’azienda Brotzu era al lavoro per mettere una pezza all’inefficienza della Giunta. Può essere sintetizzata così la vicenda che sta facendo passare dei fastidiosi cinque minuti all’esponente leghista, trattato letteralmente da bugiardo dalla ‘Tema ricerca’, società di Castenaso in provincia di Bologna, citata dall’esponente dell’Esecutivo per un acquisto mai fatto. Tanto che adesso la srl non esclude di chiedere il risarcimento danni.
La bussola che aiuta a mettere insieme i tasselli del puzzle è la delibera numero 447 del 21 marzo. Il management del Brotzu ha addirittura lavorato di sabato per approvarla con l’obiettivo di evitare che la Sardegna continui ad accumulare altri giorni di ritardo nella gestione dell’emergenza coronavirus. Quel documento è un ordine – stavolta vero – che vale 549.580 euro di reagenti chimici, una fornitura per “lo screening Covid-19 da eseguirsi su personale e pazienti e da destinarsi al laboratorio analisi di questa Azienda”, è scritto.
Siccome la Regione dormiva (sai desume), al Brotzu si sono comportati da primo ospedale della Sardegna quale sono. Un sussulto di orgoglio (e responsabilità) che ha messo tutti d’accordo: il commissario straordinario Paolo Cannas e un gruppo di primari (peccato che lo stesso rigore non sia stato usato nella distribuzione dei dispositivi anti-contagio). “Al fine di fronteggiare l’emergenza legata alla pandemia Covid-19 e per garantire l’incolumità fisica del personale sanitario impegnato nell’erogazione dell’assistenza in pazienti infetti e/o asintomatici – è scritto ancora -, si rende necessario, inderogabile ed urgente procedere con l’acquisto dei reagenti”. Il documento è firmato anche dal direttore sanitario Giancarlo Angioni e da quello amministrativo, Ennio Filigheddu.
I prodotti arriveranno in Sardegna nel giro di una settimana massimo. Se dovesse andare bene, addirittura entro cinque giorni. Quindi tra giovedì 26 e sabato 28. Saranno utilizzati su un macchinario all’avanguardia che il Brotzu possiede già e viene impiegato per gli esami di Hiv ed epatite. L’apparecchiatura in questione è della Roche diagnostics, sede legale a Monza. Con i reagenti acquistati si potranno analizzare anche i tamponi del coronavirus, secondo una progressione mai vista: 160 ogni quattro ore. Al momento in Sardegna non va oltre i cento test al giorno. Un ritmo da lumache che rischia di diventare il miglior alleato della pandemia.
Sull’acquisto dei reagenti al Brotzu hanno cominciato a lavorarci dal 19 marzo, con tempi record che dovrebbero diventare un esempio di efficienza a futura memeria. Quel giorno Michela Pellecchia, direttore della Farmacia, ha scritto al dipartimento ‘Acquisto, beni e servizi’ sollecitando la richiesta di reagenti alla parigrado Agnese Foddis. Nel frattempo il dirigente medico Cristiana Marinelli, primario facente funzioni del Laboratorio analisi, certificava che solo la Roche diagnostic poteva fornire i reagenti, perché di quello stesso marchio è il macchinario del Brotzu, un Cobas 6800/8800 system (nella foto di copertina). Il 21 marzo, come detto, la delibera fa l’ultimo passaggio sulla scrivania del commissario Cannas, dopo che la stessa Marinelli si assumeva anche il rischio del danno erariale proprio per sbloccare la partita degli esami Covid-19 (a pagina 5 della delibera).
Solo a procedura ultimata, di certo dopo il 17 marzo e prima del 22, Nieddu viene informato dal Brotzu sull’ordine fatto. Tanto che su L’Unione Sarda dello stesso 22, quindi con dichiarazione raccolta il giorno prima, l’assessore alla Sanità fa marcia indietro. E dice: “Abbiamo rivisto la strategia perché l’Istituto superiore di sanità sostiene che quei kit – è il riferimento ai test rapidi della ‘Tema ricerca’ – hanno poca attendibilità. Non sono di tipo molecolare, ma si basano sugli anticorpi, per questo ci siano fermati”.
In realtà Nieddu si è visto costretto allo stop perché al Bortzu aveva già risolto la faccenda. Ma quando l’assessore ha raccontato la bugia di aver già fatto l’ordine, probabilmente pensava di arrivare primo. Di bruciare tutti sul tempo. Invece non aveva considerato che i tempi della Giunta, da siesta messicana, mal si sarebbero conciliati con l’avanzata rapidissima di Covid-19, come al contrario hanno ben intuito al Brotzu.
Nieddu, adesso, deve sperare che Dio gliela mandi buona. Due volte: una per la pandemia, perché a Sassari in soli sette giorni i contagi sono cresciuti del 694 per cento, tra il 15 marzo e il 22; la seconda preghierina la deve fare sulla richiesta di risarcimento danni che la srl di Castenaso vuole presentare. E siccome la bugia l’ha detta lui, rischia di doverci rimettere di tasca propria, se mai la causa dovesse concretizzarsi e il giudice civile dare ragione alla società bolognese.
Alessandra Carta
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