Quanto costa un professionista dei beni culturali in Sardegna? Ben poco, a giudicare dalla tendenza in voga presso le amministrazioni comunali.
Qualche settimana fa il comune di San Sperate aveva approvato un compenso di mille euro annuali per il nuovo direttore del Museo della Terra Cruda, oggi la febbre da spending review colpisce anche il comune di Marrubiu: il 6 marzo scorso sul sito internet istituzionale è comparso l’avviso per un esperto di archeologia, anche lui avrà mille euro per dodici mesi di lavoro. Tra le attività previste ci sono lo studio e la consulenza in materia archeologica e museale per il Museo Is Bangius, la gestione dei rapporti tra Comune, Soprintendenza Archeologica e le associazioni di volontariato del territorio, la programmazione delle attività scientifiche sul patrimonio di Marrubiu. Il tutto senza orari fissi di lavoro e in totale autonomia ma con l’obbligo di presentare quattro relazioni sul lavoro svolto, per un compenso finale un migliaio di euro.
Cosa succede alle amministrazioni pubbliche che elargiscono stipendi da fame ai professionisti della cultura? “Il patto di stabilità impedisce ai comuni di portare avanti iniziative di ogni genere e ci impone tagli in tutti i settori – sostiene Enrico Collu, sindaco di San Sperate in difesa dei mille euro che andranno al direttore del Museo della Terra Cruda – e piuttosto che stare inattivi e tenere chiuse le strutture dobbiamo inventarci soluzioni”.
Stesso discorso per Marrubiu: il consiglio comunale ha ricordato che lo stato impone “razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni” con il decreto legge 101 del 2013, e dunque gli incarichi per consulenze esterne non possono superare il 90% del limite di spesa dell’anno precedente. Con queste premesse il comune oristanese nell’anno in corso non potrà impegnare più di 3.480 euro in incarichi esterni.
Ecco perchè, pur di mandare avanti le attività museali, archeologiche e culturali, si preferisce pubblicare avvisi e bandi con stipendi ai limiti della sopravvivenza sperando nella buona volontà di archeologi, storici dell’arte, curatori di musei: di certo nell’isola non mancheranno disoccupati della cultura ansiosi di lavorare gratis con l’unico obiettivo di aggiungere esperienze in curriculum. Ma il lavoro vero, con trattamento equo, stipendio adeguato e un contratto che riconosca realmente preparazione, titoli e competenze è un’altra cosa.
Francesca Mulas