“Anticipare di qualche giorno le aperture di alcune attività commerciali, non tutto, non fa differenza. Io invece sono molto preoccupato, moltissimo, all’idea che in Sardegna possano arrivare migliaia di turisti”. In un seminario interattivo organizzato questa mattina dal ‘Centro giornalismo e comunicazione’ lo ha detto Stefano Vella, il virologo e luminare dell’infettivologia che nell’Isola guida il Comitato scientifico nominato a marzo dal presidente Christian Solinas con l’obiettivo di affiancare la Giunta nella gestione dell’emergenza Covid-19 (dal team si è appena dimesso lo psichiatra e farmacologo Luca Pani).
Vella ha parlato dello scenario sardo rispondendo a una domanda di Sergio Nuvoli, il giornalista che è componente del Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni) nonché responsabile delle Relazioni esterne nell’ateneo di Cagliari. Vella ha esordito così: “Io ho l’onore di far parte del Comitato scientifico, nominato dal presidente della Regione, al quale insieme ad altri colleghi, come il professore Francesco Cucca e il professor Pietro Cappuccinelli, diamo dei consigli. Gli abbiamo consegnato anche un documento sulle cautele nelle riaperture, che sono una scelta politica. Indubbiamente la Sardegna, per il fatto di essere un’Isola, ha avuto meno casi, sebbene a Sassari il mio collega ne ha passato di tutti i colori, perché lì c’è stato un focolaio. Ma ieri, per esempio, abbiamo avuto solo due nuovi contagi. Questo dipende pure dal numero di tamponi, che se non si fanno, non si beccano gli infetti. Tuttavia è innegabile il basso numero di malati”.
Fatta la premessa, lo scienziato è arrivato al nocciolo della questione, che vale una contestazione, seppure velata, alla strategia di Solinas, deciso ad aprire l’Isola ai turisti. Il governatore ha messo una serie di condizioni, come il passaporto sanitario e i test rapidi all’arrivo. Ma Vella boccia la linea. E nel seminario di questa mattina ha precisato: “La Sardegna è sicuramente un laboratorio. Ma se adesso, con tutte le precauzione che abbiamo consigliato sinora (e che hanno portato il risultato dei bassi contagi) si può riaprire un pochettino, la stagione estiva è un problema e mi preoccupa moltissimo. Anche perché sinora, proprio per il piccolo numero di casi, l’Isola ha avuto pochissima immunità. Se arrivano ogni giorno 10-20mila, diventa pericoloso. Bisogna trovare dei sistemi per proteggere la Sardegna da un ritorno del virus durante i mesi estivi. Cioè giugno luglio, luglio agosto. Se per caso il virus entra e non ci sono protezioni, c’è il rischio che scoppi un’epidemia“.
A sentire il virologo, rilanciare subito l’industria delle vacanze, senza adeguati controlli, può dunque vanificare tutti gli sforzi fatti sinora. Vella ha poi chiarito come in Sardegna si sta gestendo l’emergenza, con un sufficiente grado di soddisfazione, si deduce dalle stesse dichiarazioni dello scienziato. Tra le misure che il Comitato scientifico ha suggerito alla Giunta da marzo a oggi, ci sono le Usca, le unità speciali di continuità assistenziale. In buona sostanza, ai positivi viene somministrata la terapia a domicilio. Con un doppio effetto positivo: si evita l’aggravarsi della malattia e il sovraffollamento degli ospedali. Il virologo l’ha chiamata strategia assistenziale paragonabile “al filo del fumo”, cioè” al primo allarme si interviene”.
Tutt’altra previsione, invece, per i mesi a venire. E quello che Vella lancia è un invito alla prudenza, sia a Solinas che alla Giunta. Da notare, infine, che Vella, quando comincia a rispondere alla domanda rivoltagli, dice di essere appena tornato dall’ospedale Covid di Olbia”. Ovvero dal Mater. Eppure nei giorni scorsi, la struttura, all’indomani delle inchieste sui costi delle cliniche private, si era affrettata a comunicare l’addio alla “missione coronavirus“. Ma a ben vedere così non è. Vella continua a fare base in quella struttura. Un aspetto, anche questo, che l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, dovrà chiarire. Almeno per dire che al Mater si mantiene solo un ufficio per il Comitato scientifico. Altrimenti il conto non torna.
Quanto accadrà in Sardegna si capirà già nelle prossime ore. Intanto è attesa l’ordinanza sulle riaperture in seguito al Dpcm annunciato dal premier Giuseppe Conte domenica. Solinas, e non è stato l’unico governatore, ha chiesto alcune deroghe, in virtù del numero ridotto di contagi. Tanto che Francesco Boccia, il ministro per gli Affari regionali, non ha escluso una revisione del decreto Conte con misure differenziate a seconda della situazione epidemiologica. Solinas, ovviamente, sta cavalcando anche la stanchezza dei cittadini, che rivendicano qualche restrizione in meno dopo il rigore di quasi due mesi di quarantena. Ma come ha fatto notare oggi Vella, una manica troppo larga rischia di far scoppiare un’epidemia. Ciò che vorrebbe dire di nuovo tutti chiusi in casa.
Alessandra Carta
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