Click day per la cultura, Tar azzera atti. Bando 2020 da 750mila euro è da rifare

Il click day per la cultura è annullato. Il Tar ha accolto il ricorso delle associazioni che lo scorso anno si sono opposte al bando a sportello voluto dalla Giunta di Christian Solinas: 750mila euro aggiudicati in due secondi alle 8 della mattina. Chi è arrivato dopo, al terzo secondo, non ha preso un centesimo. Il Tribunale amministrativo della Sardegna ha riconosciuto l‘illegittimità della procedura in violazione della legge regionale 7 del 1955, in quanto la velocità non può essere il solo criterio di valutazione per assegnare risorse pubbliche.

Il dispositivo del Tar ha una firma in calce che oggi non passa inosservata: il collegio che ha deciso di bocciare la Giunta era guidato da Francesco Scano, presidente della Seconda sezione scelto da Solinas come segretario della Regione dopo la riforma con la quale la maggioranza di centrodestra ha messo il sigillo a una valanga di nuove nomine politiche e alla costruire di una struttura parallela e fiduciaria per un costo aggiuntivo di sei milioni di euro l’anno.

Scano non ha ancora preso servizio (secondo una scuola di pensiero serve l’autorizzazione del Consiglio superiore della magistratura per passare dal terzo potere alla politica). Fatto sta che per il Tar (Estensore Grazia Flaim e Antonio Plaisant consigliere), “la tecnologia consentiva la trattazione del procedimento”, quindi l’assegnazione dei 750mila euro, “conservando le caratteristiche valutative”. Cioè il merito. Il curriculum. L’importanza degli eventi organizzati. La Regione, davanti ai giudici amministrativi, si è giustificata sostenendo che la procedura a sportello è stata dettata dalla necessità di “sempolificare” il processo di attribuzione vista la pandemia. Ma il Tar non solo ha considerato insufficiente la motivazione, ma scritto che “la legge 7/1055 non poteva essere violata e stravolta”, facendo venire meno l’obbligo di una “valutazione articolata e comprata”. In buona sostanza il criterio meritocratico, previsto dalle stessa norma sarda, non poteva essere gettato alle ortiche con una semplice delibera di Giunta, che nella gerarchia del diritto è evidentemente sotto-ordinata.

Il ricorso vinto contro la Giunta è stato presentato da un gruppo di associazioni guidata da Time in Jazz. Poi ecco Luna Scarlatta, la società cooperativa Exo, Quasar, Backstage, Cinearena, Forma e poesia nel jazz, Jana project e Punta Giara. L’opposizione al Tar è stata affidata all’avvocato amministrativista Nicola Ibba, la cui parcella verrà versata dalla Regione, condannata anche al pagamento delle spese legali.

I giudici amministrativi hanno materialmente annullato la delibera 48/2 del 25 settembre 2020, quella con cui la Giunta, su proposta dell’assessore al Turismo, Gianni Chessa, aveva deciso di introdurre, nella valutazione delle domande, il criterio cronologico, eliminando quello meritocratico previsto dalla precedente delibera di agosto, la numero 41/21 del 7 agosto 2021.

L‘azzeramento della 48/2 converte in carta straccia anche tutti gli atti ad essa collegati, a cominciare dalla graduatoria. Chi si è visto assegnare le risorse del 2020, è entrato nel gruppo dei vincitori in virtù di una delibera illegittimità. Adesso si tratterà di capire cosa farà la Regione, che da unica responsabile del pasticcio non può obbligare impunemente i beneficiari alla restituzione delle somme ricevute. Una simile scelta esporrebbe la stessa Regione a nuovi ricorsi. Parallelamente le associazioni culturali escluse hanno diritto a partecipare a una procedura regolare.

C’è da segnalare pure un secondo ricorso presentato a inizio anno dall’associazione culturale L’Intermezzo per il tramite dell’avvocato Antonio Murgia. In questo caso la contestazione ha riguardato una determinazione di dicembre 2020 con la quale l’assessorato al Turismo ha “approvato la ripartizione di ulteriori fondi” per la cultura, sempre secondo il criterio cronologico. È finita allo stesso modo: procedura considerata illegittima, Regione battuta e condannata a pagare le spese legali. Il presidente del collegio era sempre Scano. (al. car.)

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