Non tutti i ceppi di colera provocano epidemie. Alcuni possono farlo – come il Vibrione 01 e lo 0139 – e sono particolarmente pericolosi. Altri possono manifestarsi solo con casi isolati. “Per capire se quello di Cagliari è un caso isolato o dobbiamo aspettarcene altri, dobbiamo aspettare i risultati delle analisi del sierotipo. Solo così possiamo capire meglio di cosa stiamo parlando”. Lo spiega all’Ansa Claudio Mastroianni, professore di Malattie infettive all’Università la Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali. Il riferimento è al caso dell’anziano di Arbus che cinque giorni fa è stato ricoverato al Santissima Trinità con i sintomi del colera. Diagnosi poi confermata dai medici del reparto. L’uomo sta migliorando e per ora le persone a contatto con lui non risultano infette.
Il colera è una malattia a trasmissione oro-fecale, che si trasmette con il passaggio, attraverso l’acqua, del batterio Vibrio cholerae, presente nelle feci del soggetto malato o portatore.. “Quando si verifica un caso – precisa l’infettivologo – viene effettuato il tracciamento partendo dalla ‘persona indice’ per capire cosa ha mangiato, dove è stato, se ha contagiato o se è stato contagiato da familiari. Casi sporadici sono avvenuti in Italia negli ultimi decenni, ma l’ultima vera epidemia si è verificata negli anni Settanta nel napoletano”. I sintomi sono quelli tipici di una gastroenterite infettiva molto intensa. “Provoca diarrea profusa e acquosa, che comporta grave disidratazione, quindi in primis vanno somministrati liquidi, per via orale e eventualmente endovenosa. In solo l’1% dei casi – prosegue il presidente della Simit – può avere un decorso grave e fatale. Questo dipende dalla carica batterica ingerita e sall’età del paziente: sono più a rischio persone molto anziane e neonati”. Esiste un vaccino contro il colera “non molto efficace e consigliato a chi si reca in zone dove la malattia è endemica, ovvero in Paesi molto poveri. Ma ci sono modi per proteggersi, perché il microbo del colera è molto labile, risponde bene a disinfettanti e detergenti”. Igiene delle mani, evitare il consumo di frutti di mare crudi bere, acqua in bottiglia e un’accurata pulizia delle cucine sono fondamentali per evitare la diffusione. “Poi – conclude – se emergesse la contaminazione di acque andrebbe fatto un lavoro di controllo del corretto funzionamento della depurazione dei sistemi fognari”.