Caso Becciu, estradizione Marogna: Vaticano rinuncia, la manager in libertà

Il Vaticano ha rinunciato a chiedere l’estradizione di Cecilia Marogna, la manager cagliaritana arrestata a Milano a ottobre nell’indagine vaticana relativa all’ex cardinale Angelo Becciu. È ciò che emerge da una comunicazione del ministero della Giustizia, letta dai giudici della Corte d’appello di Milano nell’udienza per l’estradizione. Comunicazione nella quale si dice anche che il Vaticano ha concesso la “libertà provvisoria” a Marogna.

All’inizio dell’udienza di stamani sul procedimento per l’estradizione per Marogna, arrestata il 13 ottobre tramite Interpol su mandato d’arresto delle autorità d’Oltretevere, i giudici della quinta Corte d’appello milanese hanno letto una comunicazione pervenuta oggi dal ministero della Giustizia. Comunicazione nella quale, come letto dai giudici in aula, si evidenzia che “lo Stato della Città del Vaticano” chiede che sulla richiesta di estradizione per Marogna, accusata di peculato e appropriazione indebita aggravata, venga “dichiarato il non luogo a provvedere”.

Nella stessa nota il ministero spiega che sempre il Vaticano, come comunicato, ha concesso la libertà provvisoria alla donna, revocando la misura cautelare. Le parti, però, hanno chiesto che possa essere disponibile anche il provvedimento delle autorità vaticane di cui dà conto la nota del ministero italiano. Lo scorso 17 dicembre, la Cassazione aveva disposto l’annullamento senza rinvio con perdita di efficacia della misura cautelare disposta per Marogna dai giudici milanesi che avevano convalidato l’arresto.

Il Giudice istruttore del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, accogliendo l’istanza formulata dall’Ufficio del Promotore di Giustizia, il 13 gennaio “ha revocato la misura cautelare a suo tempo disposta nei confronti di Cecilia Marogna, a carico della quale è di imminente celebrazione il giudizio per un’ipotesi di peculato commesso in concorso con altri. L’iniziativa intende, tra l’altro, consentire all’imputata” di “partecipare al processo in Vaticano, libera dalla pendenza di misura cautelare nei suoi confronti”, sottolinea il Pg vaticano.

La Suprema Corte ha parlato di “un vuoto motivazionale che determina la nullità dell’ordinanza cautelare“, dichiarando di fatto illegittimo l’arresto. I difensori, tra l’altro, nei loro atti hanno sostenuto che Marogna, che si è sempre definita un’esperta in relazioni diplomatiche, non poteva essere arrestata anche perché “l’accordo tra Italia e Vaticano“, basato sui Patti Lateranensi, “consente l’estradizione dal Vaticano all’Italia”, ma non viceversa. Quello in corso è il primo procedimento di estradizione dall’Italia verso il Vaticano, che però ora, come emerge dalla comunicazione ai giudici, ha rinunciato alla richiesta.

“Ciò che è accaduto oggi ci lascia sconcertati, questa è una fuga senza onore, da parte del Vaticano doveva esserci un’affermazione sul fatto che avevano sbagliato, che non c’erano le basi giuridiche per arrestarla con un provvedimento che l’ha portata per 17 giorni in carcere”. Lo hanno spiegato gli avvocati Fabio Federico e Maria Cristina Zanni, legali di Cecilia Marogna.

La difesa ha chiesto alla Corte di poter discutere nel merito la questione, perché i legali hanno sempre sostenuto che la donna non poteva essere arrestata dato che “l’accordo tra Italia e Vaticano”, basato sui Patti Lateranensi, “consente l’estradizione dal Vaticano all’Italia”, ma non viceversa. Il sostituto pg di Milano Giulio Benedetti ha preso atto della revoca della misura cautelare da parte delle autorità vaticane e della loro richiesta di un “non luogo a provvedere” sull’estradizione.

I giudici in aula, dopo aver letto un documento delle autorità vaticane e aver detto che “la cosa finisce qua perché il Vaticano ha ritirato la domanda”, si son riservati di decidere a seguito dell’istanza della difesa di discussione nel merito.

La difesa di Marogna ha chiesto, in particolare, ai giudici che l’estradizione non deve essere concessa per assenza delle basi giuridiche, dato che il Vaticano, a detta dei legali, “ha agito senza una base legale per ottenere il mandato di cattura” che ha portato in carcere a Milano la donna il 13 ottobre (poi scarcerata il 30 ottobre).

Stamani “alle 8.30 – hanno spiegato gli avvocati – sul fil di lana, hanno mandato questo documento senza prendersi, però, la responsabilità di dire che c’era stato un errore”. Noi, hanno aggiunto i difensori, “eravamo qua per discutere, per far riconoscere nel merito che questa vicenda non poteva nemmeno iniziare”. Dopo l’intervento della difesa, la quinta penale della Corte d’Appello milanese si è riservata di decidere.

 

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