Cagliari, la denuncia del Bar Florio: “Rischiamo di chiudere per aver messo musica tra le 20 e le 22, è una pena spropositata”

Il Bar Florio di piazza San Domenico a Villanova ha nuovamente i tavolini esterni, dopo la sospensione della licenza per un mese. Ma non può festeggiare perché pende la mannaia di una ulteriore sanzione di 30 giorni che farebbe decadere la concessione. Tutto questo quando il locale sta per compiere dieci anni: il compleanno è previsto per il 3 luglio. Ed è proprio questo traguardo che ha spinto i titolari – Andrea Setzu e Massimo Mereu – a prendere carta e penna e scrivere una riflessione molto amara sulla situazione che si è venuta a creare nell’ultimo anno.

“Il Florio non è mai stato “solo” un bar ed è un aspetto che ci teniamo a rivendicare – dicono i due gestori -: in dieci anni abbiamo sviluppato numerose iniziative in ambito culturale, insieme ad associazioni, operatori e amici, spaziando dall’editoria alla letteratura fino a fotografia, arte, illustrazione, grafica, dando accoglienza a tante e tanti, rivitalizzando uno spazio pubblico che è cresciuto insieme a noi”. Ora è da tempo che il locale non può programmare alcunché. Le contestazioni rivolte al bar alla luce del Regolamento riguardano musica che dall’interno del locale si sentiva all’esterno, in due occasioni, con volumi “normali” e all’ora di cena.  “Il 5 maggio del 2023 – ricordano Setzu e Mereu – ci viene contestato da agenti della polizia municipale che la musica, percependosi oltre le mura dell’attività, contravviene al regolamento cittadino relativo alla concessione del suolo pubblico per l’esercizio dell’attività di ristoro all’aperto in materia di inquinamento acustico. Va sottolineato che la visita della municipale è avvenuta fra le 20 e le 22, mentre era in corso una iniziativa a carattere editoriale. Il 18 dello stesso mese, sempre intorno alle 20, riceviamo una nuova visita con identica contestazione: in questo caso, era in corso l’inaugurazione dell’esposizione delle opere di un illustratore. Vorremmo richiamare l’attenzione sul fatto che le violazioni sono state rilevate in un orario in cui è praticamente impossibile arrecare disturbo ai residenti e alle altre attività commerciali della piazza. Luogo, va detto, che è stato riqualificato anche grazie alle nostre iniziative culturali”.  

Le comunicazioni amministrative culminano con una revoca della concessione del suolo pubblico per ben 18 mesi: “Un anno e sei mesi senza i tavolini all’aperto che, per noi, sono la fonte primaria di introito e dunque di sopravvivenza – dicono i titolari del bar -. Ci teniamo a sottolineare che veniamo sanzionati sul fatto presunto che la musica, dall’interno del locale, sia fuoriuscita nello spazio della concessione pubblica in un orario in cui la piazza è particolarmente frequentata. In particolare, la piazza era gremita di persone, bambini vocianti compresi, accompagnati dalla musica di ragazzi che sostavano sulle panchine, ai quali, nonostante non siano clienti, garantiamo i servizi, come l’uso dei bagni”.

Il Florio ha presentato un ricorso che è arrivato fino al Consiglio di Stato, che ha confermato quanto già sancito dal Tar proiettando il bar in una situazione “che potrebbe portarci alla chiusura definitiva”. “Arrivati a questo punto, che sfiora evidentemente il parossismo – dicono i titolari – ci preme invitare l’Amministrazione a riflettere seriamente sulla questione, e di svolgere quella funzione di mediazione e di dialogo fra le esigenze delle varie anime della città. Crediamo che le attività come la nostra svolgano una funzione non solo commerciale ma anche sociale e che il nostro lavoro, come quello di tanti altri colleghi, dia un effettivo apporto al miglioramento della vivibilità della città e dei suoi spazi pubblici: è per questo che le nostre istanze dovrebbero essere ascoltate e valutate in base al bene collettivo, senza sottostare ai diktat di chi vede nello spazio pubblico un prolungamento della propria abitazione, sui quali vorrebbe esercitare pieno diritto”. 

Il Florio ha voluto parlare “dell’incubo che abbiamo vissuto e della pena spropositata che, di fatto, ci è stata comminata” non solo per caso specifico: “Riteniamo che questo sia un affaire che non riguarda solo noi e gli amministratori ma anche coloro che, a partire dagli abitanti del quartiere, hanno frequentato attivamente le nostre iniziative. E chiunque abbia nel cuore la nostra città”.

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