“Archeologi da impiccare”, “Appostiamoci col fucile e iniziamo a sparare”, “Bruciamo tutti i mezzi possibilmente con loro dentro”: ecco alcuni dei commenti comparsi ieri a corredo di un post pubblicato dal deputato di Unidos Mauro Pili sul social network Facebook.
Parole cariche d’odio che fomentano un clima giĂ rovente attorno al cantiere archeologico di Mont’e Prama, a pochi chilometri da Cabras, dove gli archeologi della Soprintendenza da mesi stanno lavorando per riportare alla luce le tracce di un insediamento nuragico unico in tutta l’Isola.
Operai e professionisti sono al lavoro con tutti i mezzi che uno scavo archeologico prevede: picozze, pale, cazzuole, pennelli, bisturi, trowels. E il mezzo meccanico pure, se serve: si usa per muovere grandi quantità di terra facendo risparmiare ore e ore di lavoro a chi sta sul campo. Terra sterile, ovviamente, priva di materiali: terra di riempimento, terra superficiale, terra già scavata e setacciata che deve essere spostata per lasciare spazio a nuove esplorazioni.
Secondo Mauro Pili invece si è trattato di uno ‘Scempio senza precedenti, un delitto contro la civiltĂ nuragica”. Poco importa se invece, come sottolineato dal responsabile scientifico dello scavo Alessandro Usai, funzionario della Soprintendenza, le immagini diffuse da Pili documentavano il lavoro su un terreno privo di emergenze archeologiche che doveva essere spianato per agevolare il passaggio sul cantiere: per Pili “banditi di stato” sfregiano il patrimonio archeologico sardo.
Agghiaccianti i commenti al video di Mauro Pili comparsi sul social network: dalle minacce di morte all’invito a farsi giustizia da soli.
La Soprintendenza oggi con una nota stampa (qui il testo completo) annuncia che ricorrerĂ alla magistratura: “Provvederemo a difenderci in tutte le sedi competenti dall’aggressione verbale e dalle minacce”.
Si tratta del secondo documento scritto dal soprintendente Marco Minoja in risposta alle pesanti accuse formulate da Mauro Pili: giĂ nel luglio scorso il deputato aveva inviato un esposto alla procura della Repubblica per denunciare l’uso dell’escavatore a Mont’e Prama. Ă la prima volta però che minacce e aggressioni verbali cosĂŹ esplicite vengono rivolte  verso gli archeologi al lavoro.
Francesca Mulas
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