Windsurfing in murandasa

CAPITANA 31 Gennaio 2013

Non so se sarò nuovamente in Sardegna il 31 Gennaio di un’altro anno. Sicuramente non andrò più in windsurf in maglietta e murandasa come ho fatto oggi in pieno inverno. E’ stata una vampata ‘naturale’ e, a parte il mio fisico infelice, non c’è nulla di scandaloso !

Non era previsto, né cercavo ispirazione per questo blog. Però è successo e allora vi racconto la storia.

Avevo lavorato tutta la mattina nel terreno di Capitana e, prima di rientrare a Cagliari, ho approfittato della bella giornata di sole, per scendere giù al mare col cane e controllare se i surf chiusi nel garage a fine estate, erano rimasti intatti dopo le prime mareggiate invernali.

Arrazz’e cosa bellissima !

La spiaggia difronte al camping si presentava in una veste inedita e spettacolare, con un pescatore che aveva piazzato le sue canne e stava stravaccato felice su una sedia che pescava. Più in là una pivella che prendeva beata il sole sdraiata di spalle seminuda sull’asciugamano (peccato, non l’ho vista in faccia).

Il mare si era ritirato come non capitava da anni e la spiaggia (che prima era minuscola a ridosso delle abitazioni) si è allungata di una decina di metri.

Fino a tre settimane fa c’era solo una strisciolina di un metro coperta dalle alghe, con un dislivello di almeno 60 cm. dal basamento in cemento del portone.

Adesso invece la sabbia bianca e fine (tipo Poetto ante-ripascimento) è quasi a livello del cemento e non c’è più il gradone fastidioso che mi rompeva la schiena o le ginocchia d’estate per far ‘scendere’ tavola e vela.

Il maestralino ‘side-on shore (al traverso verso terra) era invitante.
Casi casi – mi son detto- minci ghettu…

In un batter d’occhio ho tolto fuori la tavola e la vela già montata e li ho posizionati sul bagnasciuga agganciandoli. Son tornato dentro per cambiarmi tutto infogato. Via il giubbotto, via la felpa,via i pantaloni, le scarpe,le calze. Sono rimasto in magliettina della Surfrider Foundation e murandasa azzurre regalate da mio figlio Niccolò.

Mi sono avvicinato alla muta stopposa da 4 cm. , ho rigirato la testa verso la spiaggia invitante, il mare trasparente increspato dalla brezzolina e mi è uscito un … e bah, andu deaicci (vado così come sono) tanto non cado!

Ho fatto i ‘promo’ che vedete col telefonino, l’ho ripoggiato, ho preso il trapezio e l’ho agganciato sopra le mutande… e via fuori.
L’acqua ghiacciata fino al bacino per uscire senza far toccare la deriva mi ha fatto da buona terapia per le mie ginocchia scallate.

Finalmente con la vela di 6 metri ho iniziato a planare e a urlare di gioia. Quattro bordi di bolina e son risalito fin quasi il molo di Marina di Capitana. Poi una strambata e giù di poppa di nuovo verso la spiaggia di Capitana.

Una goduria che non vi dico. Quaranta minuti che ti ridanno qualche anno di vita.

Son rientrato in spiaggia euforico col cane che mi faceva le feste. Guardavo incredulo la spiaggia allungatasi a con tanti detriti portati dal mare.

“No tocchis nudda” ripetevo urlando pensando a quell’assessore quartese che parlava di ‘dolce’ ripascimento da fare anche qui.
Lasciate che il ciclo delle maree faccia il suo corso e metta e tolga la sabbia come piace a lui a seconda del vento.

Rimessa a posto l’attrezzatura del surf ho raccolto una cascitta de aliga dalla spiaggia. Sopratutto bottiglie di plastica e pezzi di polistirolo. Iniziamo noi a dare i buon esempio. I buoni sardi seguiranno. Is caddozzus continueranno a fare is caddozzus.
Tra poco torno in America e alle Hawaii ritroverò scenari più maestosi, più caldi ed egualmente esaltanti, ma custa bessìa in windsurf , scetti cun magliettedda e murandasa, a Capitana il 31 Gennaio, no mi da scaresciu prusu…..

Pietro Porcella

 

 

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