“Vendesi bellissimo stazzo gallurese, parzialmente ristrutturato, composto da ingresso con corridoio e camino, salone, cucina separata abitabile, 3 camere, bagno con doccia, veranda coperta, ampio terreno, parte roccioso e parte coltivabile, sugherete , mandorli, mirto, lavanda, alberi da frutto, olivi, fiori selvatici e tante altre piante tipiche della macchia mediterranea”.
Non è una pubblicità redazionale ma uno dei tanti annunci immobiliari presenti in rete che ci dà la cifra delle trasformazioni economiche, sociali e territoriali in atto in questo lembo tormentato e roccioso di Sardegna. Lo stazzo, l’unità abitativa tipica della campagna gallurese che è stata la secolare risposta architettonica di un’economia contadina autarchica, nella quale tutto si produceva e si consumava all’interno di esso in un territorio roccioso, inospitale e poco produttivo, diventa ora un prodotto immobiliare ricercato ed esclusivo.
Caratterizzato da linee architettoniche semplici ed essenziali, lo stazzo è stato per secoli rifugio sicuro, porto di terra al riparo dai venti, con la sua porta orientata a levante, dove questi soffiano meno impetuosi. Centro dell’economia familiare, è stato il fulcro socio-economico della Gallura rurale, presidio di un territorio ora al centro di un processo di trasformazione che segue l’evoluzione di un’economia da tempo orientata verso il turismo balneare. Un patrimonio edilizio appetibile per usi residenziali o per realizzare un sistema di albergo diffuso funzionale all’accoglienza turistica.
Nanni Angeli, fotografo di Palau, ha dedicato a questo realtà in rapida trasformazione molti anni di lavoro con un progetto di immagini, da destinare al Centro Regionale del Catalogo, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna, a cura dell’I.S.R.E (Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna), che ha indagato in maniera capillare il mondo degli stazzi nei tempi del turismo di massa. La ‘janna a lianti – Genti, strutture e oggetti degli stazzi della Gallura contemporanea, in rete sul sito del fotografo (cliccare qui) e pubblicato anche dal prestigioso National Geographic, è ora a Gavoi nel museo comunale in via Margherita 2. La mostra, che fa parte della rassegna Figuras, progetto espositivo a cura dell’Associazione Ogros, è composta da 61 immagini (12 bianco e nero e 49 a colori), con didascalie in lingua gallurese e rimarrà aperta, fino al 17 di Febbraio.
“La porta a Levante — sottolinea Angeli — è un progetto fotografico che nasce con l’obiettivo di indagare e mostrare che la struttura dello Stazzo, inteso come casa e terreni circostanti, cellula socio-economica della società rurale gallurese fino alla prima metà degli anni 60, costituisca ancora oggi un elemento di originalità e di interesse, pur avendo perso, in molti casi, la propria funzione originaria”.
Ci sono stazzi abbandonati, irresistibile attrazione per generazioni di meticolosi vandali distruttori. Ce ne sono ancora in uso in cui gli abitanti, in genere anziani, compiono ancora gli antichi gesti che furono furono dei loro avi per proseguire un lavoro che oggi sembra fuori dal tempo. Altri hanno totalmente perso la loro funzione originaria e anche l’architettura semplice che li caratterizzava, per diventare abitazioni di lusso o B&B con piscina, portatori di una visione economica opposta a quella di autarchica sussistenza degli originari abitanti.
Localitài Monticanu – Cumuni di lu Palau e Alzachena
Stazzu Monticanu. Fronti a mezzudì, Lu patronu torra da mugnì; cu li pecuri a innanzi in cilca di l’umba e fattu fattu li cani e una ‘jatta. I’ lu fundali Monti Canu
Localitài Ghjuncana – Cumunu di Viddaecchja
Magghjna di chintina cu l’imbarrazzu di damisgiani, ambuli, una suppressa e casgiu appiccatu pa stasginà
Localitài Silonis – Cumunu di Lurisi
Indrentu a la stadda, munta a fatta di dì
Localitài Santu Pascali, Stazzu Monti Russoni – Cumunu di Tempiu
Stadda pa’ capri e capritti, cura di l’allattamentu di li capritti
Località Monticanu_Comune di Arzachena e Palau
Stazzu Monticanu. Interno della stanza d’ingresso con grande arco in granito
Località Sangainu-Comune di Palau
Stazzu Faulagghju. Interno di stazzo abbandonato. Trave portante di legno, ed il tetto in canne e ginepro ancora intatto
“Fotografare oggi questo contesto — scrive il fotografo nella presentazione — significa congelare lo status quo, cercando i segni residuali di un passato prossimo quasi impercettibile ma presente, i brandelli di una memoria viva, forse ancora per poco; significa indagare questi segni di residualità ma contemporaneamente mettere a fuoco le direttive probabili secondo cui si svilupperà il futuro di queste comunità e di questi luoghi. Fotografare oggi la realtà dello Stazzo è un tentativo di appagare la sete di memorie vicine ma in estinzione, attualità deboli e in rapido cambiamento e di comprendere un futuro molto prossimo”.
Per dare corpo ai contenuti Nanni Angeli utilizza stile e linguaggio della fotografia documentaria che, ponendo l’uomo al centro dell’indagine, ne studia i gesti, le architetture, i particolari sempre rivelatori. La fotografia si fa testimonianza e memoria allo stesso tempo con un linguaggio che è chiara espressione, più che metafora, di un mondo che scompare sostituito con altrettanta chiarezza, da nuove forme di uso del territorio. Senza rinunciare al paradosso che si coglie nitido nel contrasto fra gli umili oggetti di un dignitoso vivere quotidiano che hanno accompagnato la vita e il lavoro dei vecchi abitanti e i segni del lusso, come la piscina, irrinunciabili per rendere felice il soggiorno di nuove e più esigenti generazioni.
Enrico Pinna