Sono una mamma di 40 anni. Da sei mesi ho avuto un bel maschietto, Matteo, dopo sette anni dalla mia prima gravidanza dalla quale era nata Irma. Mio marito, Giorgio, è un uomo a cui voglio molto bene anche se sento di non avere più, per lui ,la passione di un tempo. Abbiamo avuto in passato delle crisi ma ora, dopo la nascita di Matteo, la nostra relazione si sta lentamente ma costantemente sgretolando. Irma è sempre stata una bambina molto affettuosa e legata fortemente a me, ma da quando la mia pancia ha cominciato a crescere e lei ha capito che sarebbe nato un fratellino ha cominciato ad essere sempre più scostante, a mostrare, ora che Matteo è reale e gattona per casa, veri e propri attacchi di rabbia nei suoi confronti e a rivolgersi a me con frasi sprezzanti. Si è avvicinata moltissimo a mio marito che ora la coccola e protegge come non ha mai fatto in passato. Mi sento a tratti molto offesa dai comportamenti di Irma ma anche di Giorgio che mi pare in fondo goda di questa nuova alleanza con Irma. Io sono quinta di sei fratelli , tre maschi e tre femmine, e ancora ricordo quando nacque mia sorella quanto fossi felice di avere una compagna di giochi, non ricordo di aver avuto nei confronti, né di mia madre, comportamenti aggressivi. Come devo comportarmi? Come posso riavvicinarmi a mia figlia senza togliere spazio a Matteo?
Anna
Cara Anna mi pare che tu ponga vari problemi fra loro distinti ma correlati. Da un lato c’è la tua vita di coppia che poi è diventata famiglia a tre e quindi a quattro; dall’altra la gestione dei bambini, la relazione fra voi e Irma ed ora del nuovo venuto Matteo. Tutte queste fasi hanno visto degli equilibri parziali e in movimento come è normale in qualunque coppia e famiglia.
La coppia e la famiglia hanno una loro vita autonoma che non è la semplice somma delle vite individuali dei membri che la compongono bensì è un insieme, un sistema, che sviluppa una sua storia autonoma e irripetibile, con vincoli, sentimenti , modi di interpretare la realtà, regole esplicite e regole implicite. Non esiste una sola coppia al mondo (di cui perlomeno io sia a conoscenza …) che non abbia avuto momenti di crisi, cali di intensità o modificazioni anche radicali dei sentimenti che con il trascorrere del tempo la tengono insieme.
La nascita dei figli è talvolta coincidente con una di queste crisi, una tappa prevedibile della coppia e le cosiddette “crisi” sono in fondo un segno di vitalità, un momento in cui equilibri acquisiti cambiano ed è necessario trovarne di nuovi. Mi piace talvolta ricordare che la parola crisi,in lingua giapponese, è formata da due ideogrammi che tengono insieme i concetti di “pericolo” e “possibilità/opportunità”. La nostra cultura occidentale spesso ci fa interpretare la crisi come un pericolo, trascurando l’ampia gamma di possibilità che questa ci offre per ri-contrattare, ri-costruire le nostre relazioni significative.
La gelosia tra fratelli è un fenomeno praticamente inevitabile all’interno di una famiglia e quasi tutti i bambini desiderano essere” il figlio prediletto”, essere considerati i più bravi ed essere i più amati dai familiari. Soprattutto il bambino più grande, nel primo anno di vita del nuovo fratellino, può sentirsi messo da parte e sostituito dal nuovo arrivato: fino a quel momento ha avuto mamma e papà solo per sé e ora si chiede perché, se i suoi genitori lo amavano così tanto, hanno voluto un altro bambino. Sono i genitori che decidono di avere un altro figlio, non il bambino di avere un fratellino.
I segni che possono essere espressione di un sentimento di gelosia sono tanti e come dici tu Anna possono essere anche atteggiamenti ostili, di isolamento volontario, il tenere il broncio, fino a regredire in alcune acquisizioni già consolidate, (l’enuresi notturna è un classico …) ma anche aggressività, comportamenti crudeli e distruttivi, espressioni di odio, risentimento, invidia, eccessiva dipendenza etc.
Da ciò che racconti mi pare che Irma stia vivendo con buona probabilità tutti questi sentimenti insieme e per questo deve essere vista come una bambina che attraversa un momento triste e difficile della sua vita piuttosto che come una bambina che si comporta male di proposito o che all’improvviso è diventata cattiva, dispettosa e fastidiosa.
In questo particolare periodo ha probabilmente bisogno di essere rassicurata, di sentirsi certa di poter contare sull’amore dei suoi genitori (ed in particolare di quella mamma che aveva tutta per sé) ed è forse per questa ragione che, proprio mentre mamma si sta occupando di Matteo, ha cominciato ad avvicinarsi con decisione a papà che prima sentiva periferico e a cui ora si aggrappa come ad uno scoglio nella tempesta.
D’altra parte il fatto che Giorgio sembri “godere” di questo interesse di Irma la dice lunga su una perifericità che in passato forse non era da lui desiderata . Magari ora sente di avere finalmente un ruolo forte che prima o non riusciva ad esercitare o gli veniva negato. Su questo avrei certo bisogno di più informazioni. Una cosa è comunque certa e cioè punire Irma per i suoi comportamenti non è un atto auspicabile da usare, non fa altro che confermare in lei l’idea di non essere più amata come una volta e probabilmente farebbe scattare il senso protettivo di Giorgio che si schiererebbe in sua difesa.
Le cose di cui Irma ha bisogno sono, piuttosto, l’affetto e la comprensione di entrambi i genitori, pur facendo notare che i suoi comportamenti non sono accettabili. E’ importante essere consapevoli ed accettare la sua gelosia poiché in questo modo si favoriranno l’espressione e la manifestazione delle sue emozioni negative nei confronti del fratellino. Non è necessario ri-conquistare un ruolo centrale per Irma che non aspetta altro che sentirsi nuovamente al centro delle attenzioni di mamma, ma deve allo stesso tempo comprendere che Matteo è un affetto in più non un sottrattore di affetti.
E’ certo che chi “guida” non può essere Irma né Giorgio ma semmai Giorgio e Anna insieme, ma perché questo accada ci si deve mettere nella prospettiva di cogliere l’occasione della crisi come un’opportunità per ri-contrattare spazi e ruoli. Prova ad aprire un dialogo con Giorgio su questo, a capire le sue ragioni e a sentire cosa prova in questo periodo, se ha colto il cambiamento di Irma e cosa ne pensa.
Credo che la soluzione, in questo ed altri casi di gestione dei figli, abbia alla base l’unità persuasa dei genitori che devono mostrare al’unisono uno stesso atteggiamento e devono ribadire le stesse regole, purché , naturalmente, le condividano e perché ciò accada non basta che siano “palesemente giuste” per uno o per l’altro genitore ma è necessario che lo siano per entrambi, senza infingimenti o “concessioni”. Se non basta questo fatevi aiutare da un buon psicoterapeuta della coppia e della famiglia che saprà sicuramente ben indirizzarvi.
Antonello Soriga
Chi ha un caso da segnalare o un parere da chiedere scriva a psychiatrichelp@sardiniapost.it. Saranno ovviamente garantiti totale riservatezza e anonimato.
(Antonello Soriga, psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale, svolge attività clinica in regime di libera professione a Cagliari. E’ stato professore a contratto presso la facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari e più volte membro della Commissione esami di Stato alla professione di Psicologo. Dal 2009 è Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari. Presiede il Centro di psicologia sistemica di Cagliari ed è responsabile scientifico dell’Associazione Sardegna Bielorussia. Tra le sue opere “L’altalena di Chernobyl”, Armando Editore, e alcune pubblicazioni accademiche).