Sono una madre separata con un figlio di sedici anni. Le scrivo perché’ da alcuni mesi mio figlio Paolo ha cominciato a diminuire sempre di più’ le sue uscite, i rapporti con gli amici e le relazioni esterne alla nostra casa. Nonostante gli amici lo cerchino o provino ad entrare in contatto con lui, li respinge, talvolta anche in modo aggressivo dicendo loro di lasciarlo stare in pace. Quest’estate, terminata la scuola che ha frequentato svogliatamente e in modo forzato si è sempre più ritirato nella sua camera ed ora esce solo per rinchiudersi in bagno o per fare rapide incursioni in cucina. Non mangia più con me e si rifiuta di parlarmi se non attraverso la porta della sua camera. Ho cercato anche di coinvolgere il padre con cui non ha un buon rapporto, ma che speravo gli facesse paura. Nulla. Non so bene cosa fare. Ha qualche consiglio da darmi?
Lettera firmata
Purtroppo anche nel nostro territorio si sta sviluppando una modalità’ comportamentale che e’ stata osservata e descritta per la prima volta in Giappone. Si tratta del cosiddetto hikikomori, un’espressione giapponese che indica la volontà di ritirarsi consapevolmente dalla vita sociale, senza una apparente ragione contingente. Letteralmente significa appunto “stare in disparte, isolarsi”. Lo studioso che ha approfondito questo fenomeno è uno psichiatra giapponese Tamaki Saito che lo descrive come un comportamento unito a depressione, ossessioni e compulsione.
In Giappone è da anni un fatto che colpisce molti adolescenti e si è notato come tali comportamenti siano legati alla cultura e stile di vita molto frenetici e competitivi associati ad un insufficiente sostegno di carattere emotivo talvolta sostituito da forte attaccamento materno e contemporanea assenza del padre. Dalle cose che lei dice molte delle caratteristiche dei comportamenti di Paolo rientrano in questa descrizione.
Affrontare questi casi non è assolutamente facile e talvolta i comportamenti compulsivi sono legati anche ad un uso molto assiduo di internet e dei social network. Un po’ come se si tendesse a sostituire la realtà, esperita come faticosa, pericolosa e di difficile interpretazione, con una virtuale e facilmente addomesticabile con “la tastiera”.
Non conosco in Italia colleghi particolarmente esperti in questo campo ma credo che coloro che si occupano di dipendenze da gioco d’azzardo si trovino di fronte a comportamenti simili per cui potrebbe rivolgersi ad un Serd per valutare con loro una strategia di intervento. In Giappone hanno sperimentato con successo terapie psicologiche di tipo cognitivo comportamentale unite, in una fase iniziale, a un trattamento farmacologico.
Antonello Soriga
Chi ha un caso da segnalare o un parere da chiedere scriva a psychiatrichelp@sardiniapost.it Saranno ovviamente garantiti totale riservatezza e anonimato.
(Antonello Soriga, psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale, svolge attività clinica in regime di libera professione a Cagliari. E’ stato professore a contratto presso la facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari e più volte membro della Commissione esami di Stato alla professione di Psicologo. Dal 2009 è Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari. Presiede il Centro di psicologia sistemica di Cagliari ed è responsabile scientifico dell’Associazione Sardegna Bielorussia. Tra le sue opere “L’altalena di Chernobyl”, Armando Editore, e alcune pubblicazioni accademiche).