Caro dottore, mi chiamo Andrea, ho 47 anni e da alcuni mesi sono stato collocato in cassa integrazione, dopo oltre venticinque anni di onesto lavoro. Il primo periodo di “riposo forzato” è stato anche piacevole, mi sono dedicato a piccoli lavoretti in casa e alla famiglia (ho una figlia di 24 anni che sta terminando la laurea in psicologia) e una moglie affettuosa di cui sono ancora innamorato. Ultimamente però il mio umore è sempre più nero, soprattutto la mattina quando mia moglie esce e resto solo in casa mi sento inutile e mi viene da piangere. La notte mi sveglio in continuazione e talvolta rimango a rigirarmi nel letto per molte ore fra mille pensieri negativi. La sera poi mi capita di sentirmi come un vaso vuoto, senza idee né interesse per qualunque cosa. Anche il calcio, che è sempre stata la mia passione, non mi da più gioia, anche quando la Juve vince…
Andrea (Sassari)
Caro Andrea, il quadro che descrivi è quello tipico di una depressione minore. Spesso, in occasione di periodi della nostra vita in cui le cose non vanno come dovrebbero, tendiamo a “rinchiuderci nella tana” perché l’esterno è diventato inspiegabilmente pericoloso: abbiamo bisogno di protezione e ci rifugiamo in noi stessi. Sono certo che in questo periodo avrai avuto modo di fare un bilancio della tua vita e molti tuoi atti ti saranno sembrati sbagliati, inconcludenti e quest’idea si è pian piano estesa a tutta la tua persona facendoti dimenticare ciò che di buono hai sicuramente fatto e realizzato. In realtà questa visione del passato è falsa: tutti gli eventi positivi non vengono considerati o sono giudicati inutili, quasi beffardi “se poi dovevo finire così come sono oggi”. Ciò ha effetti dannosissimi, poiché questo ti impedisce di attingere alle tue energie profonde, ad ipotizzare la possibilità di farcela ed a beneficiare delle opportunità che possono giungere dall’esterno. E’ un po’ come se rimanessi ancorato a un passato re-interpretato in chiave pessimistica, continuando a lamentarti… In questo modo l’uscita dal tono depresso viene ogni giorno ostacolata e si rischia la cronicità. Talvolta rinunciare ai bilanci di vita significa liberare la mente a nuove possibilità e ritrovare molto più in fretta la voglia di vivere. D’altro canto sarebbe però sbagliato ignorare il tuo stato d’animo anche perché è una risorsa: ascoltare il proprio malessere è il modo migliore per superarlo. La realtà è molto più varia di quel che sembra. Basta curiosare un po’ e subito vedrai aprirsi mondi sconosciuti, che erano a un passo da te. Fai il possibile per sviluppare un tuo secondo ruolo di riferimento oltre a quello consueto. Farà da scialuppa in caso di tempesta. Non fissarti sui soliti amici: apriti anche ad altre conoscenze, o riprendi in mano amicizie trascurate a causa della tua “monomania”. Se ti è possibile organizza un viaggio, con chi vuoi, in luoghi dove non sei mai stato. Il cervello ha bisogno di scenari e stimoli del tutto inediti. Iscriviti a un corso nel quale recuperare la dimensione perduta, o che sia stravagante e di assoluta novità. Non crogiolarti nel senso di inutilità ma attivati, magari facendo leva su chi ti vuol bene e probabilmente gran parte del senso di vuoto scomparirà.
Antonello Soriga
Chi ha un caso da segnalare o un parere ad Antonello Soriga da chiedere scriva a psychiatrichelp@sardiniapost.it. Saranno ovviamente garantiti totale riservatezza e anonimato.
(Antonello Soriga, psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale, svolge attività clinica in regime di libera professione a Cagliari. E’ stato professore a contratto presso la facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari e più volte membro della Commissione esami di Stato alla professione di Psicologo. Dal 2009 è Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari. Presiede il Centro di psicologia sistemica di Cagliari ed è responsabile scientifico dell’Associazione Sardegna Bielorussia. Tra le sue opere “L’altalena di Chernobyl”, Armando Editore, e alcune pubblicazioni accademiche).