In un mondo in cui l’unica processo veramente globalizzato è l’aumento delle diseguaglianze economiche e sociali, il fenomeno delle migrazioni, che è uno degli effetti più vistosi, resterà un tratto distintivo del nostro tempo. Dietro questo movimento, spontaneo o forzato, di persone in fuga si incontrano e si scontrano interessi economici, lotte politiche, rabbia sociale, mafie assortite ed alleate. Per descrivere questa biblica fuga tutto il mondo mette in campo il suo apparato di informazione e di disinformazione per spiegare o piegare ai propri fini i fenomeni e il retroterra di paure e di odio continuamente alimentati.
La fotografia di reportage strumento di racconto immediato ed imprescindibile, è in prima fila per rendere ogni sfumatura di questo complesso fenomeno. Ma anche l’arte cerca di dare il suo contributo di rappresentazione, essendo un linguaggio universale e certamente raffinato ed efficace per riflettere e condividere, soprattutto quando si affranca dall’estetica per abbracciare l’idea, il concetto.
A Parigi la Galleria Melkart in collaborazione con l’Espace Christiane Peugeot propone, sino al 26 febbraio, un grande evento, denominato “migrARTion” dove ventiquattro artisti, provenienti da paesi e culture diverse, hanno risposto a questa chiamata per un momento di riflessione e di sviluppo della coscienza. Artisti, pittori, scultori, fotografi, ognuno con la sua tecnica, il suo mondo interiore, il suo modo unico di raccogliere, filtrare, e raccontare, ci danno una sfaccettata visione della realtà che ci circonda. Ma l’arte e un mondo sconfinato e quindi anche cantanti, musicisti, attori, poeti, scrittori, ballerini, artisti arriveranno ad unirsi, per tutta la mostra per rafforzare, a modo loro, questo evento, per ricordarci che l’arte è uno strumento di condivisione universale, senza muri e senza confini.
Fra gli artisti invitati Michelangelo Sardo, che ha stabilito solide relazioni con il mondo artistico francese. Già a dicembre la stessa galleria ha ospitato i suo lavoro “sketches”, mentre a marzo è atteso alla Arles Gallery per una mostra collettiva. Il fotografo cagliaritano ha portato la sua personale visione delle migrazioni. Non un racconto, non immagini di migranti, di gommoni, di disperazione ma volti di sardi e di sarde in posa con il loro costumi che sono simbolo di un popolo che ha accolto, sedimentato ed assimilato millenni di culture, d’influenze, di dominazioni ma — anche — di migrazioni.
«I volti e gli abiti della Sardegna — scrive l’artista nella sua presentazione — nei figli dei protosardi, dei fenici e cartaginesi e dei romani, vandali, bizantini, mori, aragonesi e dei migranti di oggi. Noi conosciamo la migrazione. Noi siamo i migranti».
Enrico Pinna