“La malattia è il lato notturno della vita, una cittadinanza più onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno della salute e in quello della malattie. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino di quell’altro paese”.
Susan Sontag, scrittrice americana, una lunga frequentazione con la fotografia e con la malattia, coglie alla perfezione il senso della nostra precaria doppia esistenza, della differenza fra l’essere sani e scoprirsi malati.
Il percorso emozionale che comporta vivere il lato notturno della vita è il focus della mostra fotografica di Roberto Murgia dal titolo “Malattie senza dignità”. Da Cagliari parte una campagna nazionale di comunicazione sociale tesa alla sensibilizzazione sulle problematiche legate alle malattie reumatiche, ancora oggi poco conosciute e che, contrariamente a ciò che si pensa, colpiscono la popolazione giovane molto più rispetto a quella di età avanzata.
Organizzata dal Collegio Reumatologi Ospedalieri Italiani, con l’allestimento curato dall’associazione culturale Puntila, l’esposizione presenta 50 scatti realizzati da Murgia (reumatologo e fondatore nel 2011 del gruppo internazionale FB Hipstamatic Sardinia) con tecnica fotografica non convenzionale, cioè utilizzando l’app esclusiva per iPhone Hipstamatic, fra le più premiate degli ultimi anni. La mostra, allestita negli spazi del centro comunale d’arte e cultura Exmà, sarà visitabile sino al 5 luglio, tutti i giorni (escluso il lunedì) con orario continuato dalle 10 alle 20.
Attraverso sette sezioni (Sofferenza, Malinconia, Abbandono e poi Energia, Ottimismo, Fiducia e Senso di futuro) che ripercorrono idealmente le diverse fasi emozionali con cui il paziente vive la malattia reumatica, il visitatore viene preso per mano verso la conoscenza del vissuto delle persone affette da queste patologie, fatto spesso di sofferenza, isolamento, incomprensione e mancato riconoscimento. Quasi fossero malattie “senza dignità”.
Quella di Cagliari è la prima tappa di un percorso che vedrà la mostra viaggiare in diverse città italiane in occasione dei convegni di sensibilizzazione sulla malattia reumatica organizzati dal Croi per gli anni 2015 e 2016.
Un’anteprima dell’esposizione (che ospita anche alcuni contributi dei co-fondatori di Hipstamatic Sardinia, Maria Columbu e Simone Muresu e degli hipstafotografi Nicola Casamassima, Adelino Marques e Roberto Ursino) è stata presentata la scorsa settimana a Roma, nella biblioteca del Senato della Repubblica in occasione dell’inaugurazione dell’EULAR, il congresso europeo della reumatologia.
“Malattie senza dignità” non è solo una mostra, ma anche un libro, edito da Auxiliatrix, che in 108 pagine raccoglie gli scatti di Murgia accompagnati da brevissimi testi curati dal presidente del Croi, Stefano Stisi.
Una pubblicazione il cui ricavato della vendita sarà destinato dal Croi all’acquisto di attrezzature diagnostiche e per sostenere ore di specialistica di reumatologia presso quelle ASL ed ospedali che – con un preciso progetto a favore dei malati reumatici – ne faranno richiesta.
Visitando la mostra e sfogliando il catalogo sono doverose alcune considerazioni. E’ abbastanza raro vedere una pubblicazione medica che descrive le patologie esclusivamente attraverso gli stati d’animo dei pazienti rinunciando ad immagini tecniche tediose e a volte francamente raccapriccianti.
Roberto Murgia adotta un approccio olistico dove l’uomo è sempre al centro del suo universo artistico e professionale, che non separa la malattia dalla psiche ma sottolinea l’importanza della mente nella comprensione dei percorsi emozionali che, passando per la sofferenza, conducono alla guarigione. Da medico conosce bene gli stati d’animo dei suoi pazienti. Da fotografo sa rappresentarli con grande sensibilità.
Lo fa, usando il suo unico strumento, di lavoro di cui è uno dei migliori interpreti: un IPhone con l’APP Hipstamatic, che potremmo definire la più analogica fra le APP digitali. La combinazione preventiva di lenti e pellicole implica un piccolo progetto fotografico per ogni scatto che non prevede interventi successivi. Le immagini della mostra, pur nella coerenza con il racconto, hanno la mutevolezza camaleontica conseguente alla grande varietà di combinazioni offerte da questo straordinario programma.
Così ogni immagine vive di vita autonoma come una piccola storia caratterizzata da cromatismi e risoluzioni estetiche differenti. Al fotografo, al suo bagaglio simbolico e culturale, il compito di cucire fra loro questi frammenti di emozioni per trasformarli in storie e percorsi omogenei e coerenti, lastricati di paure, dolore, speranze, fiducia, energia. Percorsi attraverso il “lato notturno della vita” che Roberto Murgia riesce a rappresentare efficacemente, con il supporto delle brevi didascalie, affermando con forza un progetto di dignità che, in molti casi, viene dimenticata da prassi terapeutiche impersonali che talvolta tendono a separare l’uomo dalla sua malattia.
Dimenticando le parole di Ippocrate: “La cosa più importante in medicina? Non è tanto la malattia di cui il paziente è affetto, quanto la persona che soffre di quella malattia”.
Enrico Pinna