Riapre la mitica Scuola Riva di Piazza Garibaldi, a Cagliari. E perché non riaprire l’ancora più mitico ‘Cortile Riva’ e far rivivere alla gioventù di Villanova momenti di sport e di vita indelebili ? Stavo per scrivere un’altro blog su come viene vissuto il Natale e le feste a New York, ma l’arrivo di una mail del mio ex allenatore Fabrizio ‘zampa’ Carta con disquisizioni sul tema, mi ha fatto cambiare programma. Mi unisco a lui nel dire che,riaprendo la scuola/museo, annunciando il rifacimento della Piazza e la Via Garibaldi, vorrei urlare al Sindaco e agli amministratori scolastici……”buttateci dentro anche due canestri e rifate il manto di bitume sul cortile Riva. Vedrete in quanti esulteranno di gioia! ”
C’è già l’amico ed ex compagno di squadra Franco Melis (noto Melissa) che sogna da tempo quello spazio per il suo Sporting Club Villanova, sperando di rinverdire i fasti dell’SCK. Lo Sporting Club Karalis è stata una società sportiva tra le più encomiabili in città, una scuola di vita e una grande famiglia per centinaia di cagliaritani appasionati di basket.
Nacque nel 1966 e la sua attività si chiuse nel 1980 con la fusione con la Congregazione Mariana, diventando Interbasket. Il ‘cortile Riva’, ingresso da Via XXIV Maggio tra la Piazza e la Via Garibaldi (difronte a casa di Ziu Lai) mi richiama alla memoria momenti esaltanti della mia infanzia. Da quando iniziai a fare il boy-scout nel gruppo della parrocchia di San Domenico, a quando nacque l’SCK e i miei anni da teen-ager furono dedicati interamente al basket: tutta la settimana e la Domenica mattina al Cortile Riva e di sera al Palazzetto a tifare il Brill. Era un classico.
Ricordo quando ad Andrea Putzulu, primo firmatario dell’SCK, fu data quella chiave ed aprì la porta dello stanzone sede/spogliatoio a fianco alla nostra sede di boy scout. Noi ‘lupetti’, una sorta di ‘piccioccheddus de crobi’, guardammo con curiosità e invidia quei giocatori di basket veri, nuovi vicini di casa. Pochi mesi prima avevano asfaltato quel cortile di terra battuta, eredità della guerra, dove avevamo piantato anche le tende dei boy-scout in una sorta di camp estivo.
Con Stefano e Nicola Diana, Angelo Fontanesi e Pino Zarbo fummo reclutati e creammo la base della prima squadra giovanile del SCK. Classe 57-58,. Poi si aggiunsero quelli del quartiere. Ecco, per gentile concessione del mio primo allenatore, quella numerosa formazione dei ragazzi dal ’57 al ’60 di ben 44 anni fa a Cortile Riva !!
Dall’alto e da sinistra: Sergio Mulas (’58),Sergio Meloni (58), Bruno Meloni (58), Gianni Senzacqua (58), Stefano Diana (57), Francesco Fassò (57). Al centro Marcello Ibba (’60), Mario Chenet (’60), Franco Melis (’59), l’allenatore Bizio Carta, Angelo Fontanesi (’58) Mc Porc ( ’58), Emilio Fadda (’58). Accosciati Giorgio Carta (’58), Pitzalis (60), Zarbo (60), Carletto Diana (60), Alberto Toffoloni (’59) e Nicola Diana (’58).
Eravamo una squadra di nanetti (finché non arrivò anche Gianni D’Urbano) che doveva correre il doppio degli altri per poter competere e vincere. Così avvenne anche per il gruppo del ’60, così per quello del ’62 con la buonanima di Marco Mannella, Massimo Cini, Nicola Pirastu, Mauro Tibosini etc. Prima Paolo Manca, che ci aveva svezzato i primi mesi, poi sopratutto Fabrizio Carta, aiutato a tratti da Paolo Piras o Mario Pirastu ci mettevano alla frusta. Ci insegnarono sul quel campo i fondamentali: palleggio,passaggio, tiro. Ci insegnarono sopratutto ad esser squadra, ad esser uomini di sport.
Quegli allenamenti massacranti iniziavano alle 5,30, dopo le ragazzine e finivano alle 8 prima della prima squadra. Dalle 3 di pomeriggio alle 11 di notte il cortile Riva era un via-vai di bambini, genitori e adulti che occupavano il campo grande e quello da minibasket. Non c’era pioggia, vento o freddo pungente che ci fermasse. Quante Superga in gomma abbiamo tritato al comando “Forza, giù di gambe”,…..e via 10 minuti a gambe piegate a seguire i colpi di fischietto e i movimenti difensivi indicati dall’allenatore.
Fabrizio Carta, poi divenuto leader sindacalista di successo, era implacabile. Bastone e carota con le bavette ai lati della bocca quando lo facevamo urlare troppo. Ma ci voleva bene come dei figli e ci faceva vincere contro tutte le altre squadre più alte di noi. Solo il Brill ’58 di Rigucci non riuscivamo a batterlo, le altre sì, compresa l’Esperia. Era la fine degli anni ’60, avevamo poco più di 10 anni quando formammo la prima squadra giovanile e negli anni ’70 facemmo tutta la trafila dei campionati di allora: Campionato Ragazzi, poi Allievi, Cadetti e infine Juniores. Otto anni di fila. Sempre primi del girone o secondi se eravamo contro il Brill. Diverse finali regionali giocate dignitosamente, compresa quella a Sassari contro la Dinamo di Sergio Milia.
Subito dopo di noi nacque la prima squadra femminile giovanile col gruppo storico del ’60 guidato da Clinio Cavallini: Billy Camba, Herta Pirastu, Carmen Pettinau, Sabrina Sussarello, Cristina Ibba, Paoletta Rais con Emma Lazzaroli (59),v Carla Ciuti, le sorelle Pitzalis e poi Luisa Curreli e Stefania Cagiano e infine Anna D’Urbano. Arrivarono terze in Italia alla prima botta, nel campionato italiano minibasket sulla nave Andrea Doria. Diventarono poi tutte giocatrici da serie A.
Noi tifavamo loro, loro tifavano noi e insieme tifavamo la prima squadra. E nascevano i primi amori. Caratteristica comune era la preparazione atletica, la tecnica nei fondamentali, la dedizione al sacrificio e alla vittoria di squadra. Quelli della ‘prima squadra’ che partecipava con successo alla serie D nazionale, erano i nostri idoli e i nostri padrini. Eccoli in una foto del ’71 al campo dell’Aquila. Ne riconoscete qualcuno?
L’allenatore Paolo Manca (il Paul Newman de noantri) , Italo Addari, Fabrizio ‘zampa’ Carta, Carlo Decheverria, Mario Ledda ( ‘bistecca’ buonanima) con la cravatta Pierluigi Zanata (prima che fosse riconosciuto come il padre di Gianni). Accosciati, Parodo, il grande Massimo Dessì, Mondo Pinna, Sandro Amitrano, il capitano carismatico Clinio Cavallini e il baffuto Oscar Magnoni. Anche alcuni genitori accompagnatori (Sig. Ibba, Sig. Diana, Sig. Filippi) erano diventati nostri tutori ed educatori. Le maglie e le canadesi giallo-nere col marchio SCK al centro erano un cult.
Al cortile Riva, contro l’SCK, non passava nessuno. Nè le sarde nè le romane impegnate nello stesso girone. Noi ragazzini e le pivelle dei giocatori facevamo un tifo sfegatato dai bordi del campo. Come una grande famiglia che si ritrovava la domenica mattina al campo dopo la messa, avevamo reso la ‘truppa di Paolo Manca’ imbattibile al Cortile Riva. Quante belle vittorie contro Aquila, Congregazione, perfino la Dinamo Sassari. Quanti bei ricordi che quel campo, da restituire alla città, ci ha dato.
Il libro è aperto, chi vuole lasciare un ricordo può autografarlo con una dedica tra i commenti a fondo pagina. Chi vuole aprire un nuovo capitolo, può far ritracciare le righe e le aree di quel campo a pendenza obliqua, rimettere due canestri solidi e resistenti e lasciare che siano i palloni tirati dai nuovi ragazzini del mondo globale di Villanova a scrivere una nuova moderna storia della società cagliaritana.
Pietro Porcella
- La gallery proposta da Fabrizio Carta