L’ho voluta la bicicletta? E mo’ pedalo…

La bicicletta come mezzo di locomozione per spostarmi da un luogo all’altro della città, in alternativa alla macchina, l’ho scoperta tardi, alla fine dei miei quarant’anni. Eppure avrei dovuto prendere esempio da mio padre Benedetto,storico professore del Siotto, che per una ventina d’anni, in tempi non sospetti negli anni ’70 e ’80, ogni mattina da Via Cagna all’Amsicora, andava e tornava al Liceo Siotto in Viale Trento con la sua semplice bicicletta. E sul tubo la cartella del Professore o uno dei bastoni di agrifoglio intagliati a Monte Linas da regalare agi alunni.

Meglio tardi che mai. Prima alle Hawaii,poi a Cagliari, ora a New York, la bici mi fa arrivare prima e io spingo sui pedali nonostante due ginocchia a scarpetta. Sono un militante convinto delle due ruote ad energia umana e anche nella nuova residenza a New York, questo è il mio mezzo di locomozione più gradito.

Alcune considerazioni che ho chiesto al Direttivo di Città Ciclabile di discutere per poi passarle al fascicolo per il Comune sulla mobilità e la ciclabilità a Cagliari. Il Comune e l’Autorità Portuale dopo diversi decenni di immobilità ora svolgono le prime pedalate.
Mi baso proprio sull’esempio newyorkese, che pur essendo (in teoria) la città più caotica al mondo, è riuscita in cinque anni a rendere ciclabile tutta Manhattan, cambiando le abitudini della classe media e bassa della popolazione e a diminuire del 60% l’emissione delle polveri sottili.

Ci d’anti fatta issusu chi funti tres milionis e no ci da faeus nosusu che siamo 300.000, con larghi spazi e col maestrale che soffia spesso? Proviamoci no? E non preoccupiamoci se siamo in larga minoranza ora, perché le cose sono destinate a cambiare e ad essere accettate come è stata la pedonalizzazione della Marina e del centro storico o il divieto di fumare nei locali pubblici.

A New York l’anello ciclabile costruito intorno al perimetro della città è separato totalmente dalla sede stradale delle macchine e dei pulmann e al massimo si interseca coi podisti e i runners che hanno comunque diversi tratti autonomi, e quando ci si riversa nelle streets frequentate dalle macchine, le corsie per le bici hanno diversa colorazione o un piccolo dosso o dei coni divisori (oh Coni…metti i coni !).

Ecco il primo punto su cui dobbiamo insistere.

1) Le corsie ciclabili esistenti a Cagliari devono stare il più possibile ‘staccate’ dalle corsia delle macchine, senza possibilità di ‘invasione’. Questo quando sei costretto a farle marciare sulla stessa sede (mi riferisco a Via Dante, Via Paoli, Via Sonnino in futuro Via Is Mirrionis,Viale S. Avendrace, Via Baccaredda, Viale Diaz). Almeno un piccolo cordolo divisore andrebbe aggiunto e la continuazione della segnaletica e della colorazione per le bici negli incroci.

Ma li dove puoi, devi far si il più possibile che siano del tutto staccate da essa. Come già avviene nella S.Elmo/Molentargius e nel proseguo Ramsar o all’interno del Parco Molentargius, Medau su Cramu. Per esempio pensate a un Viale Trieste che ha la pista ciclabile tra gli alberi e il marciapiede, coprendo le radici degli alberi e viaggiando ad un livello superiore alla sede stradale delle macchine.
O al tratto da Piazza Repubblica a Viale Bonaria con una pista ciclabile in entrambi i sensi che passa al centro della carreggiata con la corsia ad un lato e l’altro della siepe e poi prosegue in mezzo ai giardinetti nel tratto di Viale Cimitero fino a immettersi sul Viale Diaz o biforcarsi su Viale Bonaria. Ripeto staccate e 20 cm. di livello più alte delle macchine. Lo stesso in Viale Diaz e Viale Poetto. Lo stesso in Via Roma (e nel Porto) dedicando una doppia corsia centrale sollevata e staccata dalla sede delle macchine. Vedresti quante persone, senza più paura di incidenti, in centro inizierebbero ad usare la bici o si recherebbero al Poetto e Sant’Elia in bici…..

2) Le bici devono poter essere portare anche sulla metropolitana leggera (verso Monserrato cittadella universitaria o verso Cagliari) e in alcuni casi nei bus quando è in avvicinamento dall’hinterland (il 9, il PF).

3) Il ponte di legno davanti al Nervi che scavalca Mammarranca per immetterci alla spiaggetta e Lungomare Sant’Elia, avrà una enorme valenza sia di collegamento immediato con Sant’Elia sia per la Cagliari Città Turistica futura nel tratto biciclettabile che diventerà più frequentato. Non sarà il Ponte di Rialto a Venezia o il Ponte Vecchio di Firenze o il Golden Gate di San Francisco, ma se ben fatto, senza scalini,largo sia per bici che per pedoni ed eventuale tracca elettrica per turisti, con bel lamellare e due belle opere in granito o ginepro a conc’ ‘e lettu, può diventare davvero un fiore all’occhiello per Cagliari. Immaginate le immancabili foto da li coi tramonti spettacolari sul porto e Castello o quelle dei fidanzatini e dei vecchietti e dei turisti che la sceglieranno come posto prediletto per la loro cartolina. Vigilate perché chi lo farà (Comune ? Autorità Portuale) non faccia una caddozzata ma una bella opera fruibile e di classe.

L’ho voluta la bicicletta ? E mo’ pedalo…ma candu torru a Casteddu du bollu torrai a fai !

Pietro Porcella

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