Nessuno parli male del nostro mare. Quello sardo è uno dei più belli del mondo e questa è una delle poche affermazioni che ci mette sempre tutti d’accordo. Poi arriva qualcuno, che con pochi scatti, smonta il luogo comune del paradiso terrestre per mostrarci l’altro mare, quello che non vorremmo mai vedere.
Mare/Male l’ultimo progetto di Adriano Mauri in mostra a Sassari da Venerdì 13 novembre 2015, nel piccolo spazio espositivo “Cortesie per gli ospiti”, in Piazza Tola 27 sembra quasi una provocazione, una proditoria demolizione delle nostre orgogliose convinzioni.
Ma «non c’è nessuna intenzione provocatoria — precisa Adriano Mauri — nel mio progetto Mare/Male, che nasce dal mio passato di fotoreporter, abituato a raccontare quello che vede, e da un profondo amore verso la mia terra. Non voglio smontare l’idea che la Sardegna sia un’isola incantata, voglio solo mostrare i danni che l’industria pesante arreca alla nostra natura ».
Ma c’è anche un altro aspetto che il fotografo intende far emergere: «Anche il mare dove ci si bagna — continua Mauri — è una discriminante sociale. Ho parlato con le persone che frequentano questi luoghi, la risposta ricorrente è stata che ci vanno perché la benzina per raggiungere spiagge più belle ma più lontane costa troppo. Quindi ci si deve accontentare».
La fotografia di questo progetto (qui la gallery completa) è risolta con una ricerca formale fuori dai sacri testi, con sole alto, luce accecante e ombre piatte a ricercare un effetto estetico ben distante dalla “bella foto” che già i contenuti, vicini alle tematiche care ad autori come Luigi Ghiri e Guido Guidi, attestano con decisione.
Le geometrie industriali, le auto che passano, le ciminiere che si stagliano verso il cielo sono elementi disturbanti ma anche segni, elementi del racconto di un paesaggio nuovo e sconcertante perché ricco di elementi estranei che si confondono con i classici armamentari dell’abitare in spiaggia. Ombrelloni, sedie a sdraio, asciugamani, inseriti in questo contesto atipico, narrano una spiazzante ed anomala normalità.
La mostra è curata da Stefano Resmini, ed è ospitata nel suo spazio domestico che merita qualche approfondimento. «Lo spazio si chiama “Cortesie per gli Ospiti” e — racconta Resmini — nasce da una suggestione. Palazzo D’Usini, sede della biblioteca comunale, domina la piazza dove altre case si affacciano e si sorreggono vicendevolmente. Tra queste anche la casa dove io abito. Le finestre scrutano, guardano e godono la vita che si svolge in Piazza Tola. Centro storico di Sassari, decadente e decaduta. Tra la biblioteca e la mia casa di Piazza Tola 27 corre un sottile filo rosso di collegamento e di complicità. La biblioteca inaugura le mostre che sono allestite nella mia casa che si lascia occupare volentieri da artisti e si apre al pubblico».
Tra i tanti posti dedicati all’arte questo è certamente nuovo e originale. L’arte esce così dai luoghi canonici per abitare spazi nuovi ed inusuali dove i fruitori non saranno solo semplici visitatori ma ospiti sempre graditi.
Enrico Pinna