Imago Karalis – Imago Mundi: all’Exmà la città nuda di Stefano Non

A volte ci vuole la fotografia per fermare il nostro sguardo e farci riflettere sui paesaggi urbani che sono spesso luoghi del nostro distratto passaggio giornaliero. Allora la rappresentazione diventa momento d’attenzione, punto di vista e di partenza per un percorso visuale che ci sfugge nel quotidiano fruire di luoghi e passaggi, per farsi riflessione più attenta e stimolante.

Nel lavoro di Stefano Non,  Imago Karalis – Imago Mundi, in mostra nella Sala della Torretta all’Exmà sino al  9 marzo, lo sviluppo urbano della Cagliari del novecento non è sfondo ma soggetto, emergendo con le sue implacabili e forse irrisolvibili contraddizioni. Ci costringe così ad un confronto/scontro individuale e collettivo con l’essenza stessa della nostra città.

Una città che, nel lavoro del fotografo, si offre spoglia, essenziale, disabitata per sottolineare, senza le ambiguità di cui la figura umana è veicolo, l’evoluzione estetica e funzionale dei luoghi di vita e di passaggio nel periodo della sua massima espansione, il novecento.

«A Cagliari, come del resto in tutte le città, — sottolinea l’autore — gli spazi sono frammenti, fratture urbane. Sono snodi e luoghi giocati sul binomio Verticalità/Orizzontalità, sempre in bilico fra estetica e funzione. Paesaggi urbani assemblati e stratificati in un ordine/disordine segno del tempo e delle mille contraddizioni che ogni attività del costruire porta fatalmente con sé».

La mostra è un breve percorso di dodici foto, piccolo estratto di un lavoro ben più ampio, che parte simbolicamente dal palazzo di Ubaldo Badas in piazza Kennedy, magistrale sintesi estetico/funzionale e un tempo estrema periferia, per indagare le tante nuove periferie urbane di Cagliari. Un viaggio fotografico meditato dove il banco ottico, nella sua staticità, non cattura i paesaggi ma li lascia posare con calma sul suo grande schermo smerigliato aspettando che si facciano immagine.

Nelle fotografia di Stefano Non si coglie nitidamente la rielaborazione del lavoro di grandi maestri della fotografia d’architettura come Gabriele Basilico e Lewis Baltz in un’attenta riflessione personale sulla città. Con un approccio formale dove il rigore estetico e compositivo non è rappresentazione asettica e sterile ma piuttosto un forte e deciso punto di vista.

Enrico Pinna

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