“Il fantasma di Inge mi impedisce di amare altre donne. E mi sento un verme”

Ho 36 anni e una laurea in ingegneria ambientale. Non sono mai stato una bomba con le donne e forse per questo la mia prima relazione l’ho avuta a ventisette anni con una ragazza tedesca che mi ha letteralmente travolto e che poi mi ha lasciato dopo quattro anni di per sposare un magrebino, farci due figli e tornare vivere in Germania. Ho sofferto molto quando Inge se n’è andata e da allora non ho avuto più nessuna relazione con altre ragazze. A gennaio di quest’anno sembrava però che fosse passata ed ho cominciato a frequentare Piera, mia coetanea e divorziata. Così una tenera amicizia si è trasformata in relazione amorosa. Tutto sembrava procedere, ma nel corso dei mesi ho cominciato a capire che non era la donna per me, non somigliava per nulla ad Inge e quando ha cominciato a parlare di matrimonio e figli non ho avuto ancora il coraggio di dirle che non la amavo. Ma alla fine mi ha messo alle strette, costringendomi a venire allo scoperto. E mi ha cacciato di casa. Da due settimane non la sento se non per sporadiche telefonate in cui mi ricopre di insulti. Ultimamente ho smesso di dormire e di vivere, sono dimagrito quasi otto chili e mi sento un verme, costantemente in preda ai sensi di colpa e la fissa di aver creato un dolore simile a quello che Inge aveva creato in me.

Angelo

Per un attimo ho pensato di passare la sua lettera alla Posta del cuore. Ma, a un’analisi non superficiale, quanto lei scrive mette in luce seri problemi di relazione con le persone dell’altro sesso: una cosa è essere timidi, un’altra è intrattenere la prima relazione amorosa significativa in età già adulta, saltando la fase adolescenziale e giovanile che, per così dire, serve a capire sé stessi e le peculiarità dell’altro sesso, a individualizzare sé stessi rispetto ad un altro mondo in una relazione intima che comprende la componente sessuale, a imparare e distinguere sensazioni, emozioni, sentimenti.

Credo che lei abbia bisogno di ragionare su questi temi con un mio collega che l’aiuti a ri-vedere questo livello della sua personalità e del suo sviluppo. Sembra che questo amore travolgente per una donna tedesca sia stato una sorta di turbine dentro cui lei si è trovato più a subire che a vivere l’iniziativa di Inge. La quale, così come era entrata nella sua vita,ne è uscita lasciandola “sedotto e abbandonato”.

La nuova conoscenza è evidentemente una donna meno diretta, che ha già alle spalle più di un’esperienza sentimentale e che probabilmente si aspettava un uomo libero, maturo, e capace di guidarla in un amore adulto e consapevole. Si è trovata invece con un uomo che si aspettava un’altra, che la comparava con un vecchio amore, che applicava a lei schemi relazionali collaudati con un’altra. Ma, come dice lei, “Piera non somiglia a Inge”.

So che queste mie considerazioni potrebbero risuonare in lei molto dure, ma credo che il senso di colpa che ora le ruba il sonno sia in fondo misto a un senso di inadeguatezza per non aver saputo interpretare correttamente le sue emozioni e i suoi sentimenti, né aver compreso i desideri della sua nuova compagna “filtrandola” col fantasma di una donna che, pur non essendoci più, continua ad aleggiare presente e concreta.

Come i lutti, gli amori perduti vanno rielaborati, compresi e ristrutturati per liberarsi verso nuove storie, non rimuovendone i motivi e lasciando “congelate” le cose. Se a questo si aggiunge anche la sua attitudine professionale di tecnico abituato a rendere tutto logico e “numerico” immagino il travaglio che la attanaglia.

In questa vicenda lei non ha colpe, come non ne ha chiunque ami o non ami qualcun altro: questo gioco fa parte dell’esistenza ed è impossibile sottoporlo a logiche ferree. Provi a parlare di se stesso con Piera, delle sue difficoltà nell’interpretare le emozioni, decodificare i sentimenti senza reticenze né paure, da uomo di 36 anni qual è. Questo con buona probabilità non cambierà le sorti della relazione, ma almeno eliminerà il senso di inadeguatezza che ha accompagnato l’ultima parte della vicenda.

Lei, caro Angelo, sta affrontando un problema molto serio, una sorta di “ritardo di sviluppo emotivo” a cui deve porre rimedio con l’aiuto di un buon psicoterapeuta che la accompagni “fuori dalle secche” e le faccia ri-percorrere alcune tappe della sua vita ristrutturandole e ricollocandole, liberandola non di Inge ma di un modello di relazione che per un uomo della sua età non funziona.

Antonello Soriga 

Chi ha un caso da segnalare o un parere  da chiedere scriva a psychiatrichelp@sardiniapost.it. Saranno ovviamente garantiti totale riservatezza e anonimato.

(Antonello Soriga, psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale, svolge attività clinica in regime di libera professione a Cagliari. E’ stato professore a contratto presso la facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari e più volte membro della Commissione esami di Stato alla professione di Psicologo. Dal 2009 è Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Cagliari. Presiede il Centro di psicologia sistemica di Cagliari ed è responsabile scientifico dell’Associazione Sardegna Bielorussia. Tra le sue opere “L’altalena di Chernobyl”, Armando Editore, e alcune pubblicazioni accademiche).

 

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