Ai margini della città di Cagliari, non lontano dal punto dove la terra si fa laguna, esiste da secoli un monumento funebre conosciuto come “la grotta della vipera”. Si tratta di una delle tombe che costituivano la necropoli monumentale ubicata nel suburbio della Cagliari romana.
La storia racconta che questo tempio funerario eretto in onore di Attilia Pomptilla, moglie di Lucio Cassio Filippo. Lei invocò gli dèi perché risparmiassero la vita del marito, in punto di morte per le febbri malariche, e prendessero invece la sua. Fu ascoltata: il marito migliorò progressivamente e lei si ammalò sempre più e morì. Lucio Cassio Filippo fece erigere in suo onore il tempio che vediamo tutt’oggi con un’iscrizione che dice: «Ciò che ti sembra un tempio, viandante, copre le ceneri e le piccole ossa di Pomptilla».
Questa antica vicenda, che ricalca il mito greco di Alcesti, ha ispirato il lavoro che Michelangelo Sardo, fotografo cagliaritano, espone nella collettiva “Heritage” in mostra in Francia, alla Arles Gallery fino al 7 di aprile. La storia è raccontata dall’artista attraverso una delicata allegoria che chiama a raccolta i personaggi della storia, in un polittico con al centro Pomptilla e poi, distribuite ai lati, sei immagini con le divinità che hanno accolto la supplica: Cerere, Giunone, Venere, poi Diana, Minerva e le tre Grazie della mitologia greca.
«Mi sembrava — sottolinea Sardo — una bella storia, non ho fotografato rovine legate alla “romanità”, come richiesto per la mostra, ma ho voluto puntare sul lato umano di questa storia, con ritratti immaginari di Pomptilla giovane e delle divinità benevole che accettarono la sua offerta».
La risoluzione artistica di questa antica storia è giocata, con la raffinata tecnica che contraddistingue l’artista cagliaritano, sulla delicata sfumatura di figure evanescenti, rese con una tecnica pittorialistica classica, che accompagna con coerenza una storia d’amore e di dedizione. Immagini che evocano echi lontani di fotografia Vittoriana, che richiamano le opere di Julia Margaret Cameron e le allegorie di Oscar Gustav Rejilander.
Il lavoro di Michelangelo Sardo si appoggia ad un pittorialismo moderno, lontano dall’accezione negativa che ha spesso accompagnato questo termine, per rivelarsi cifra di contenuti e canone estetico di un racconto che la metafora artistica riesce a far uscire dalla freddezza della ricostruzione storica, per rivelarsi un’espressione figurata che ci trasporta senza sforzo e con leggerezza nel campo della ricostruzione emotiva.
Nota: Le foto della gallery sono censurate per sfuggire alla forbice di Facebook e all’analfabetismo artistico degli inflessibili censori di Zuckerberg.
Enrico Pinna