Dall’Argentina alla Sardegna: immergersi nell’Isola attraverso gli occhi di chi ci vive

Sono Estefanía Jaen Frank e sono una giornalista argentina di 24 anni impegnata in uno scambio attraverso il Rotary. Nei prossimi tre mesi vivrò in Italia. A Cagliari rimarrò tre settimane poi mi sposterò a Latina (Lazio) e a Brescia (Lombardia). Con questo blog vi racconto la mia esperienza in Sardegna.

Appena arrivata a Cagliari mi sono sentita a casa. L’accoglienza della gente è stato il primo segnale. Sono arrivata domenica 23 ottobre e una delegazione del Rotary mi ha accolta con grande affetto.

Nei giorni successivi ho cominciato a vivere la vita cagliaritana. Ho recuperato una bici grazie agli amici del Rotary e sono ‘partita’ alla scoperta della città. Dicono che per conoscere bene un luogo bisogna perdersi: detto, fatto. Nonostante l’aiuto fornito da Internet grazie al telefonino con navigatore satellitare, non esiste una spiegazione migliore di quella che può fornirti una persona del luogo.

Spostarsi grazie alle indicazione fornite da chi chi conosce il posto ti permette di immergerti completamente nella città e vedere con gli occhi di chi ci vive tutti i giorni, non da turista. È bello scoprire attraversando pedalando Monserrato, Selargius e Quartucciu, le storie delle varie cittadine, osservarne l’arte e l’architettura, analizzando lo sviluppo che hanno avuto nel corso del tempo.

Ma la cosa più emozionante è guardare negli occhi la gente: è grazie a quegli sguardi che hanno vissuto in quei luoghi e che conoscono quelle strade che è possibile conoscerne la storia. Non importa dove tu sia, se alzi gli occhi al cielo troverai sempre un palazzo da ammirare stupita, oppure segni del tempo trascorso cioè quegli elementi che ci spiegano la storia del posto in cui ci troviamo, i cambiamenti e le trasformazioni.

A Cagliari il rapporto tra spazio e tempo ricorda alcune grandi città dell’Argentina, il paese da dove vengo.

Ma a Cagliari è diverso. La vicinanza del mare alla città da un lato è un’invito a pensare alla libertà, mentre dall’altro sulla terra ferma c’è una società che ti ospita e che vive ogni giorno senza, all’apparenza, farsi troppe domande. Lo dimostra anche il multiculturalismo, molto presente a Cagliari: è possibile vederlo nei negozi, nelle case, nell’abbigliamento e anche nei modi di parlare.

“Noi sardi quando ci riferiamo al resto del Paese, diciamo ‘il continente’ oppure ‘vado in Italia’ anche se ne facciamo parte’”, mi ha raccontato una ragazza pochi giorni fa.

Lo scorso anno, prima che io sapessi di venire in Sardegna, ho conosciuto uno studente cagliaritano impegnato in uno scambio con l’Argentina. Lui mi aveva detto: “In continente ci chiamano pastori… ma non sanno quanto è bella la Sardegna, noi siamo felici di viverci”.

Tutte e due le testimonianze mi hanno fatto capire, al meno un poco, come viene percepita alcune diversità tra il resto d’Italia e la Sardegna: da un lato la frenesia e la vita caotica nelle grandi città, i rapporti più umani e la sicurezza in centri più piccoli come nell’Isola. Per questo motivo, arrivata a Cagliari mi sono sentita a casa. La città da dove vengo — Concepción del Uruguay, Entre Ríos, Argentina — è molto simile. La gente ti saluta per strada, ci si conosce tutti. Dista quattro ore da Buenos Aires, quindi, ai nostri occhi risulta quasi come il continente, un luogo distante da raggiungere per motivi di lavoro, studio e salute… un poco come accade in Sardegna.

Il bilancio di questi primi giorni in Sardegna è decisamente positivo: di sicuro imparerò tante cose sulla storia, sul patrimonio culturale dell’Isola, sulla multicultura, ma anche sui rapporti tra le persone e su come si vive in un’altra nazione. Per farlo continuerò a immergermi in questo territorio anche attraverso il cibo, le tradizioni e magari anche imparando qualche parola in sardo.

Ringrazio Cagliari per avermi accolta e per farmi sentire a casa

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share