Come raccontare la tragedia dei migranti prendendoli a calci: l’incredibile storia della videoreporter ungherese

Da quando esiste il fotogiornalismo il dibattito sul ruolo del reporter che assiste alle tragedie è sempre stato acceso. C’è chi sostiene che debba limitarsi a fare il suo mestiere di informare senza intervenire. Il limite estremo di questo atteggiamento passivo è stato quello del fotografo Umar Abbasi, che anziché prestare soccorso ad un uomo caduto sui binari del metrò ne fotografò la morte.

L’altra scuola di pensiero sostiene che il giornalista sia prima di tutto un uomo, e come tale debba comportarsi in circostanze drammatiche. Queste erano finora le due sole difficili opzioni a disposizione dell’operatore. Ma ora la videoreporter della televisione ungherese N1TV, di nome Petra Laszlo, ci indica una terza via.

Un video girato da un collega tedesco la immortala mentre sgambetta un profugo siriano, in fuga dai manganelli della polizia e con il figlio in braccio, facendolo cadere per poi riprendere fulmineamente la scena. In un altro video la Laszlo è immortalata mentre prende a calci una ragazzina, anche lei in fuga (cliccare qui). N1TV, un’emittente televisiva vicina al partito di estrema destra Jobbik  ha annunciato di aver licenziato la donna.

I motivi di questo gesto possiamo intuirli. Forse la reporter proverà a spiegarlo, magari dicendoci la verità. Oppure inventandosi pietose storie, come fece il fotografo della metropolitana che, dopo aver offeso la nostra sensibilità, riuscì ad offendere anche la nostra intelligenza.

Enrico Pinna

 

 

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