“L’analfabeta del futuro non sarà chi non sa scrivere, ma chi non conosce la fotografia”. Perla di saggezza tratta dalla Piccola storia della fotografia di Walter Bemjamin, anno 1931. Lo stesso autore rincara la dose con un fulminante appunto personale: “ Ma non deve essere considerato altrettanto analfabeta un fotografo che non sappia leggere le proprie immagini?”.
Ora, se vogliamo dare credito a questo scherzoso (ma non troppo) paradosso, la faccenda è seria. Rapportando il numero delle fotografie prodotte negli anni di Benjamin e quello (smisurato) prodotto oggi e valutandone la qualità media (una qualunque pagina Facebook ce ne offre un vasto campionario) possiamo tranquillamente affermare che esiste un considerevole numero di analfabeti.
Comunque, chi non vuole passare il resto della vita a fotografare pizze, gattini e a fare selfie con gli amici, ma desidera approfondire le sue conoscenze per fare della fotografia una professione o semplicemente un consapevole strumento di espressione e (perché no?) di lettura del mondo c’è un rimedio molto semplice: frequentare una scuola. E non fate caso a Henri Cartier Bresson fieramente contrario alle scuole di fotografia perché “basta leggere il libretto di istruzioni della fotocamera e il resto viene da sé”. Per lui era facile: era Henri Cartier Bresson!
Ma quale scuola? Non quella pubblica dove la fotografia è considerata a tutti gli effetti arte minore. Un po’ perché siamo stati un paese ancorato al nostro illustre passato, un po’ perché negli anni in cui la fotografia si affermava nel mondo il nostro paese era fermo alla fotografia di propaganda dell’Istituto LUCE. Abbiamo avuto tutto il tempo per rimediare ma non lo abbiamo fatto. La naturale conseguenza è la totale assenza della fotografia dall’insegnamento scolastico di base (anche il resto dell’arte mi pare che finora non abbia avuto miglior sorte) e una presenza abbastanza secondaria negli istituti d’arte e di Scienze della Comunicazione.
Non resta quindi che affidarsi ad una “buona scuola” privata. Diversa da quella della propaganda di governo, quella dei 12 punti un po’ fumosi, ma semplicemente una buona scuola, senza effetti speciali. La scelta obbligata è fra scuole specializzate che suppliscono coraggiosamente alle carenza della scuola pubblica. Nell’Isola, cessati gli storici corsi dell’Istituto Europeo di Design, che ha formato generazioni di fotografi sardi, ci sono svariate offerte formative che vanno dai corsi brevi, ai workshop per arrivare a corsi strutturati della durata di svariati mesi. Proprio di questi intendo parlare.
Se volete prepararvi alla professione la Man Ray Photo School è una scuola di grande solidità e sostanza. Attiva da oltre vent’anni è diretta da Stefano Grassi, direttore didattico e docente della scuola. Il corso di studi ha una durata di sette mesi e si pone l’obiettivo formativo di una buona preparazione teorico-tecnica che consenta di produrre immagini fotografiche di qualità e, soprattutto, trasmettere un modo nuovo di osservare la realtà attraverso l’approfondimento di un senso critico e costruttivo, indispensabile per la ricerca di un proprio stile. Il metodo didattico è consolidato dall’esperienza di tanti anni e si svolge con il supporto di sette docenti altamente specializzati. Il programma didattico è ricco e completo (cliccare qui). Particolare attenzione è dedicata al rapporto cinema/fotografia che annualmente è motivo di ispirazione per set collettivi. Gli allievi operano a tutte le fasi di realizzazione dell’opera: styling, direzione della fotografia, produzione, backstage, scenografia, make up. Una particolare caratteristica di questi set è che gli stessi allievi interpretano attori e comparse del film.
La Fine Art studio, diretta da Michelangelo Sardo ha un programma annuale che non tralascia nessun aspetto della fotografia. Dalla semiologia alla storia dell’arte, dall’analisi dei linguaggi alla trattazione di tutti i generi fotografici mantenendo sempre un’impostazione votata all’eccellenza tecnica e formale dei contenuti. «L’attività formativa della Scuola — sottolinea Michelangelo Sardo — avrà anche quest’anno carattere accademico con la partecipazione di quindici docenti di rilevanza internazionale (fotografia commerciale per i grandi marchi, attività artistica e docenza all’International Center of Photography di New York) e collaborazioni selezionate in ambito nazionale (docenza nelle università italiane, fotografia commerciale per le grandi firme italiane) e naturalmente docenti con attività artistica ed espositiva nei circuiti nazionali ed internazionali. L’intento è naturalmente quello di formare figure professionali competenti e pronte, già al termine del corso, all’inserimento nel mondo del lavoro in modo indipendente e consapevole. Allo stesso modo però viene dato risalto all’enorme potenziale artistico e espressivo della tecnica fotografica con lo studio del suo peculiare linguaggio e il confronto con le altre forme di espressione».
Se poi avete una predilezione per la trasgressione, per una fotografia un po’ sfrenata, controcorrente, che si stacchi dal rassicurante pensiero logico per affrontare voli più audaci e mari agitati, i corsi di S’Umbra Progetti Fotografici sono, forse, quello che fa per voi. Una spiccata predilezione i lavori collettivi, una innata vena caustica e sovversiva (già proporre un corso di sola fotografia analogica è, di questi tempi, un gesto audace), una propensione per le avanguardie culturali, scelte di campo sempre nette e decise fanno di questa scuola una realtà originale nel panorama didattico isolano. Luisa Siddi, direttrice didattica della scuola, sintetizza il programma: «In sette mesi, oltre la consueta didattica tecnica e culturale, sarà sviluppato un tema che quest’anno è la catastrofe, nel senso greco del termine: il capovolgimento. Sarà declinato in tutti i modi a noi conosciuti, dal reportage all’estetica formale, al racconto fantastico, sempre alla ricerca dei piccoli paradisi che si creano dal nulla quando il mondo si rovescia, come bolle d’aria sotto una barca capovolta».
L’offerta formativa non si ferma qui. Tante altre realtà si affacciano nell’affollato panorama della didattica fotografica isolana. Le tre citate sono quelle che conosco bene per averne recensito le mostre di fine corso che hanno puntualmente confermato, attraverso i lavori degli allievi, le premesse e le promesse iniziali. Ci sono poi South-Photo, La Bottega della luce, Limes Image (e mi scuso per le inevitabili omissioni) che, al pari delle altre, presentano i corsi questo mese ed appaiono anch’esse agguerrite e dotate programmi didattici vari ed interessanti. A voi la scelta che non potrà prescindere dalle vostre aspettative, dal tempo a vostra disposizione e, last but not least, dal denaro che intendete investire in questa avventura.
Enrico Pinna