Amsicora – Is Arenas: ricordi, realtà e paragoni

Dopo più di tre anni, approfittando della visita in Sardegna, son tornato a vedere una partita del Cagliari allo stadio.

A Is Arenas, curva Sud, Cagliari -Genoa, da tifoso sfegatato per sostenere il Cagliari terz’ultimo in classifica.

Decisione dell’ultima ora. Prima di volata in Viale La Playa a comprare i biglietti al ‘botteghino autorizzato’ del Cagliari Point ( 11 € la curva con anche la bandana dei 4 mori) e poi di corsa a Quartu passando dal Poetto davanti all’Amsicora e al Sant’Elia ricchi di storia.

Abbracciato a mia figlia diciottenne Giulia, dopo aver parcheggiato in Via San Benedetto, ho proseguito tottu sciustu a piedi fino alla bomboniera di Is Arenas arrivando li in pochi minuti e sacrificando l’ombrello a punta che non era ammesso nei tornelli.

Bellissimo il colpo d’occhio, anche sotto il diluvio universale.
L’amico architetto Jaime Manca di Vallhermosa (producer per Cellino) ha fatto proprio unu bellu traballu !

Oggi gli stadi si possono fare anche in quattro mesi come le costruzioni Lego.

Inevitabilmente i ricordi son volati alle prime volte che mio padre Benedetto, nel 1964, (quando avevo sei anni) mi portava all’Amsicora.

Si andava in Tribuna Laterale a vedere il grande Cagliari di Gigi Riva appena approdato in serie A.

Via Cagna si vestiva a festa sin dal primo mattino e dai paesi arrivavano carrettate di tifosi, cun cos’e pappai e buffai, e stazionavano nel campetto in terra battuta tra via Baccelli e Via Fermi. A picchettare prima di entrare allo stadio. Noi li guardavamo dalla finestra e ci preparavamo eccitati come se stessimo andando anche noi a una gita. All’1,30 c’era l’appuntamento giù al cancello del giardino per andare a vedere il Cagliari.

Da Via Cagna 11 facevamo duecentocinquanta metri a piedi, in cambaràra, e in tre minuti , passando davanti alla ‘ tribuna alberata’ già esaurita dal mattino, si arrivava alla Tribuna Laterale di fianco alla tribuna centrale.

Da tradizione si andava cun Nonnu Porcella (su capu), papà, zio Nando e zia Sara, tottus is neporeddusu, il Prof. Falchi e il Sig. Bardi.

Nonnu comprava l’abbonamento a tutti e dieci. Io e Gue ci imboscavamo perché eravamo troppo piccolini. Ogni anno stessa fila e stesse postazioni per scaramanzia.

Noi piccolini portavano le buste coi mandarini di Gonnosfanadiga, e le tasche erano imbottite di semini di zucca e noccioline americane che scartavamo durante tutto l’incontro. Una volta avevo portato anche delle corna di un capretto di monte Linas, da mostrare all’albitro.

Avevo 6-7 anni, entravo tenendo per mano Papà e poi mi accovacciavo ai suoi piedi nei tavoloni di legno che vibravano sotto il mio sedere quando i tifosi ritmicamente battevano i piedi per fare tifo. A Is Arenas in curva Sud abbiamo ripetuto la tradizione battendo coi piedi sulla struttura in tubi innocenti che ci accoglieva, questa volta metallica non di legno, ma funzionava lo stesso.

Ancora ricordo la formazione che veniva scandita dall’altoparlante gracchiante dell’Amsicora : Reginato, Martiradonna, Longoni, Cera, Vescovi, Longo, Nenè, Rizzo Boninsegna, Greatti Rivaaaaaa. E giù casino.

Partiva la tromba del capo-tifoso Marius con la musichetta del tipo ‘Ta bella titta…chi portasa zeraacca..ta bella titta chi portasa zerraacca..etc.

A Is Arenas la formazione del Cagliari non si sentiva, perchè coperta dai cori dei tifosi della Curva Nord che facevano spettacolo con slogan tipo “ Se cantiamo poi vinciamo se cantiamo poi vinciamooo” o anche “Aprite le porte che passano che passano, aprite le porte che passano… i rossoblù !”.

Caratteristica simile dei due stadietti è quella di stare col fiato al collo ai giocatori e di sentire e distinguere anche gli altri tifosi che stanno nella curva o tribuna accanto.

Come quando all’Amsicora rimasi impressionato fissando il signorotto con la bodda che fuoriusciva dalla maglia di lana e che ad ogni contropiede del Cagliari riprendeva la grande zucca svuotata , essicata e riempita di vino rosso e traccannava a bruncu ripetendo il popolare motto ‘Torra a carrigai sa pippa’ che io stesso ho adottato da quei tempi e spesso uso.

Quanti altri ricordi indelebili dell’Amsicora avrei, da raccontare …. suggellati da quella invasione di campo del 12 Aprile 1970, il giorno dello scudetto, e la conquista del calzettone di Gigi Riva negli spogliatoi,

Ritornano sempre alla mente come un sogno impossibile da ripetere ma felice di averlo vissuto.

Per ora mi accontento di aver riscoperto a Is Arenas la passione dal vivo per il Cagliari, di aver esultato come un ragazzino alla incornata di testa di Daniele Conti che ci ha dato la vittoria, mentre ero a soli venti metri da lui, fremente in piedi.

Immoi mi toccara: deppu torrai….si d’appu nau: “Oh Cellino, la ghi ….”

Pietro Porcella

 

 

 

 

 

 

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