Sono nato a Cagliari in Via Cagna 11 la mattina del 4 Settembre 1958. Allora i bambini si facevano in casa e i pannolini non erano usa e getta, ma fatti di tre strati di stoffa che si lavavano a mano uno ad uno. Ero il quinto figlio (dopo sette anni di matrimonio dei miei genitori…) di una famiglia religiosissima. Mio padre insegnava Storia e Filosofia al Liceo Siotto e mia madre, oltre che far la madre e andare ogni giorno in chiesa, trovava il tempo per assistere i carcerati di Buoncammino o i poveri di Sant’Elia.
Ho vissuto da adolescente con la penna nel taccuino e il microfono in mano l’epopea del Cagliari-scudetto e il miracolo del Brill basket, schizzando da un palazzotto all’altro della nostra penisola mentre ancora facevo il Liceo Pacinotti. La nostra casa era a duecento metri dallo stadio Amsicora. Via Cagna era ancora tutta alberata. C’era un sentiero tra le rocce bianche che ci separavano dalla chiesa di San Pio X. Eravamo una cricchetta di quasi 30 bambini, con pochi anni di differenza tra loro. Giocavamo a pallone in giardino, figli di sei famiglie imparentate, dove i ‘grandi’ cercavano sempre di sopraffare o di ‘zaccare’ noi piccolini. Ovvio che ne uscissi fuori un po’ più storto e ribelle dei miei fratelli e sorelle, col mito del basket Nba e il sogno americano che tolsi presto fuori dal cassetto sin dagli anni in cui giocavo con l’Sck (Sporting Club Karalis) al cortile Riva.
I compagni avevano americanizzato il mio soprannome e mi chiamavano Mc Porc. Sapevo che sarei finito in America, era questione di pochi anni… Fortunatamente alcuni dogmi familiari (e della cultura sarda) mi hanno poi assistito e protetto nel mio puerile sogno americano. Nel 1980, appena finito il Liceo, mentre ancora frequentavo l’Isef, sgattaiolai a Milano dall’editore Mursia e poi da lì in giro per il mondo con la scusa di fare il giornalista-inviato di windsurf. Per la famiglia fu quasi un sacrilegio il fatto che volessi ‘andar via di casa’ così giovane per fare una carriera giornalistica senza cultura e senza ‘costrutto’.
Alla fine dell’estate 1984, dopo aver partecipato come giornalista accreditato alle Olimpiadi di Los Angeles, iniziai a vivere a San Francisco con Kirsten (mia futura moglie) in una house-boat a Sausalito nella Baia di San Francisco. Da lì lanciavo il windsurf dal balconcino e veleggiavo fino a Crissy Field, in città, sotto il Golden Gate. Sopravissi come free lance aprendo la mia ditta individuale Mc Porc Productions. Poi ci trasferimmo a New York per la nascita di Francisco, poi a Maui nelle Hawaii per avere il ‘water-baby’ Niccolò Peter Kai, con l ‘innovativo parto in acqua.
Il breve ritorno per qualche anno a Milano e finalmente in Sardegna a Capitana, parevano aver assopito il desiderio americano.
Iniziai a fare l’organizzatore culturale-sportivo per meglio supportare la famiglia ma alla soglia del nuovo millennio ecco la terza emigrazione (con quattro figli a carico), questa volta tottus impari, de s’attra parti ‘e su mundu ,alle Hawaii.
Per oltre trent’anni l’America è stata la mia seconda casa e da 13 anni è la mia prima casa. Il 25 Luglio 2007 sono diventato anche cittadino statunitense, senza perdere il passaporto italiano. Per l’anagrafe son dunque cittadino americano e cittadino italiano.
In realtà nel corpo e nella mente sono un rarissimo esempio di sardo-hawaiiano, due razze isolane che in alcuni punti combaciano.
Il mio giuramento solenne (vedi allegato su www.youtube.com/ameriganu) testimonia che anche se immoi seu ameriganu, in realtà in su coru atturu sardu.
Nella Court House di Honolulu ero riuscito a imboscare una piccola macchina fotografica che avevo messo in funzione video, filmandomi mentre ripetevo le frasi obbligatorie firmate da George Bush, condite da esternazioni in casteddaiu. Check it out please..
Volevo essere ameriganu, ma dopo aver compiuto i 50 anni è iniziato il desiderio opposto: tornare alle radici. Il richiamo e le bellezze della nostra terra, il cibo (sa cos’e pappai), la nostra lingua (su Casteddaiu antigu), i nostri odori e colori della macchia mediterranea, del nostro cielo, il nostro mare, stanno operando un effetto magnetico sempre più potente, che mi sta facendo tornare sempre più spesso in Sardegna, con una scusa o un’altra.
Da tempo cercavo anche un aggancio più diretto con la gente. Negli anni del boom di Tiscali curavo un blog di successo (www.sportestremi.blog.tiscali.it) con una media di 20mila visite mensili. Ma immoi chi seu imbeccendi, non mi basta parlare di sport, si può aprire l’animo e parlare della vita in generale. Il blog su Sardinia Post mi offre questa chance. Vivo a New York ma respiro il Golfo di Cagliari. Mi piace questa sfida mediatica. Mi piace il dialogo diretto con la gente. Mi praxiri scriri in casteddaiu, che come dice mia nonna Teresa Mundula, “esti una limba birbanta, chi ti pirmitti sa picchiara vera cun ricchesa de frasis chi ti spanta”. I’m a man of communication. Vi piaccia o non vi piaccia ciò che scrivo, siete liberi di criticare o approvare con i giusti toni, meglio se con una punta di humour. Il blog è aperto. Scrivetemi… E agguantaisì candu arrespundiu…
Pietro Porcella