Allo Spazio Illisso la scultura sarda del Novecento

Spazio Ilisso ha recentemente inaugurato, a Nuoro, il Museo della Scultura del Novecento che, arricchito dall’Archivio delle Arti Applicate e della Fotografia storica, sintetizza la storia della scultura sarda del Novecento, riunendo oltre 100 opere dei massimi artisti isolani.

Lo Spazio, inaugurato nel 2019 è nato da un attento recupero filologico e conservativo di un complesso architettonico in stile déco noto come ex Casa Papandrea e copre una superficie di circa 500 mq, ripartiti su due livelli: il piano terra destinato alla raccolta permanente, e quello superiore alle mostre temporanee inerenti la ricerca e le relazioni fra le Arti Visive, declinate nei differenti ambiti espressivi del Contemporaneo.

I giardini, di complessivi 600 mq, sono particolarmente suggestivi e accolgono piante centenarie ed essenze rare: essi stessi sono pretesto per approfondimenti botanici. Il neonato Museo della Scultura offre una raccolta inedita per ricchezza di opere, alla quale si è immediatamente introdotti varcando la soglia su Via Brofferio, dove sono collocate due sculture di Pinuccio Sciola, così come l’espressiva Capretta (1952) in bronzo di Maria Lai. Sulla parete esterna dell’edificio spicca Notte e giorno, altorilievo ceramico di Gavino Tilocca, opera degli Anni Settanta del secolo scorso.

All’interno del Museo il percorso espositivo, allestito secondo sequenza temporale, inizia con Francesco Ciusa, primo scultore moderno della Sardegna, la cui opera, La madre dell’Ucciso, fu accolta alla Biennale di Venezia del 1907. La sala ospita inoltre interventi in stucco marmoreo, capolavori della piccola statuaria realizzata dall’artista agli inizi degli Anni Venti e l’inedita stele in bassorilievo Bacio e la Prua di Sardegna.

Si prosegue con Salvatore Fancello, definito da Gio Ponti tra i “fondatori e nuovi adepti della moderna ceramica italiana”. Nell’atrio che precede la sala il gruppo delle dodici formelle dedicate ai mesi e segni zodiacali del 1936.

Nella sala una serie di sculture degli Anni Trenta realizzate in ceramica, tridimensionali o in bassorilievo, tra cui la Grotta dei cinghiali rossi, proveniente dalla collezione dell’architetto Giuseppe Pagano, pubblicata sulla copertina di Domus del 1941. Un gruppo di disegni completa il tributo al giovane artista scomparso tragicamente a soli venticinque anni sul fronte greco-albanese.

Di Costantino Nivola, noto per il suo contributo all’architettura moderna e al design urbano negli Stati Uniti e per l’invenzione della tecnica del sandcasting, il museo possiede il nucleo di opere tra i più ricchi, per numero e tipologia, dell’intera raccolta. Nella sala trovano spazio la grande scultura in travertino La madre sarda e La speranza del figlio meraviglioso, e le più piccole figure femminili in polistirolo gessato, modelli per opere di grandi dimensioni, oltre a sei esemplari di Letti in terracotta (Anni Sessanta e Settanta) e quattro piastre in terracotta a bassorilievo. Una proiezione a parete illustra i sandcast, rilievi decorativi architettonici e degli spazi urbani, come l’opera in cemento 113th Precinct Station House (1969).

Si giunge quindi nella sala dedicata a Maria Lai. Tra antropologia e cultura popolare, la grande struttura Le fate operose N. 2 (1989) è composta da terrecotte inserite in elementi modulari in cemento. Sono esposti un gruppo di terrecotte smaltate, il filmato di Tonino Casula (Legare collegare, 1981) testimonia l’azione Legarsi alla montagna. Prima opera relazionale di Maria Lai riconosciuta come tale a livello internazionale, è documentata anche da alcune grafiche originali su carta su basi fotografiche di Piero Berengo Gardin.

Nella Sala di Eugenio Tavolara fa bella mostra di sé il grande modello in legno e gesso del Portale per la chiesa della Solitudine (1953), e sei Stazioni della Via Crucis sempre destinate alla Chiesa della Solitudine, santuario che accoglie la salma del Nobel nuorese Grazia Deledda. Completano la “Sala Tavolara” l’altorilievo Composizione (Flagellazione), esposto nel 1950 alla Biennale di Venezia, e i Cavalieri (1956), studio per la grande Cavalcata in steatite, fregio decorativo per il Padiglione dell’Artigianato a Sassari.

In diversi ambienti è visibile l’opera dello scultore Gavino Tilocca, dotato di grande abilità nello sperimentare l’uso degli smalti ceramici, premiata nei concorsi internazionali di Faenza. Infine nel giardino interno su vico Cattaneo, sono raccolte le sculture di Costantino Nivola e di Tilocca.

Con la sua collezione di scultura e ceramica artistica sarda del Novecento,Spazio Ilisso conserva l’atmosfera di casa, riportando l’arte a una dimensione quotidiana in un ambiente ospitale e familiare, senza trascurare la sua funzione culturale ed educativa. Non solo contenitore di opere d’arte e mostre temporanee ma anche luogo d’incontro: il primo piano è destinato a rassegne d’arte contemporanea, mentre nei giardini andranno in scena eventi culturali di teatro, danza, musica e presentazioni di libri.

Gaia Dallera Ferrario

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