Prosegue all’Exmà la rassegna “Sguardi sul mondo attuale” che ha preso avvio nel 2016 con la mostra EASTERN EYES, che ha presentato quindici artisti orientali, a partire dai paesi dell’Ex Unione Sovietica fino in Cina, Indonesia, Giappone, un viaggio in un universo in profonda trasformazione che si mostra con i tratti di una diversità caratterizzata dai segni di una visione estetica e concettuale influenzata da esperienze sociali e culturali figlie di mondi diversi.
Il secondo appuntamento è una sfida ancor più impegnativa perché secondo le intenzioni si propone di volgere lo sguardo a Occidente suggerendo un itinerario attraverso le geografie culturali della contemporaneità abbracciando un continente intero, dal Canada al Messico e a Cuba, passando per gli Stati Uniti. #2 AMERICAS è la rassegna artistica in mostra all’Exmà di Cagliari, curata da Simona Campus in collaborazione col collezionista nuorese Antonio Manca che ha fornito le opere della sua collezione. La mostra, che sarà aperta sino al 25 giugno, presenta opere fotografiche di artisti di assoluto rilievo come David LaChapelle, Andres Serrano, Cindy Sherman, Nan Goldin e tanti altri.
Gli sguardi volgono in tante direzioni con uno spazio temporale che parte dai anni ’70 con la serie di fotografie che Bill Owens ha titolato Altamont dedicata al concerto dei Rolling Stones organizzato dopo Woodstock e funestato dall’assassinio del giovane afroamericano Meredith Hunter. Un avvenimento storico perché segnò indelebilmente le illusioni del movimento giovanile che iniziò in quegli anni il suo veloce declino. Andres Serrano propone una foto tratta da The morgue, Airplane crash e chiude il percorso con la sua famosa Madonna che lacrima sangue. Ci sono poi David LaChapelle con le sue plastiche facciali, Cindy Sherman che declina lo stesso tema dell’ossessione del tempo che passa. I nudi di Susan Paulsen ci immergono in atmosfere intime e delicate mentre Sandy Skoglund ci proietta in un’escursione surrealista nel paesaggio con le foglie blu di “As far as the eye can see”.
La contaminazione dei linguaggi non trascura il cinema con le fotografie di di Sebastian Piras, fotografo e filmaker sardo, stabilitosi a New York negli anni Ottanta e immagini simbolo come Abramović Sixty di Marina Abramović, artista e performer serba naturalizzata statunitense. Non manca un affondo sulla convivenza interculturale, come nel caso del trittico fotografico December 17 di Maria Magdalena Campos-Pons, artista cubana con antenati nigeriani – tratti in schiavitù nel continente americano alla fine del Settecento. Una rassegna più ampia è dedicata a Nan Goldin con uno spazio privilegiato che vede una raccolta di immagini appartenenti ad alcune tra le sue serie più celebri, a partire da The Ballad of Sexual Dependency, diario intimo e pungente che attacca il perbenismo della middle-class americana. Ma su tutto spicca il suo autoritratto con gli occhi lividi dopo essere stata picchiata dal compagno. Immagine iconica di un problema senza tempo e senza latitudine.
#2 AMERICAS propone un viaggio raccontato attraverso frammenti di percorsi artistici. Un viaggio certamente troppo lungo per una narrazione che fatalmente si frammenta per la natura stessa del materiale, pur pregevole, esposto. Tanti sguardi su mondi e su esperienze spesso intime che non possono riuscire a farsi racconto corale scorrevole ma che aprono comunque dei link di approfondimento preziosi e spazi di riflessione interessanti.
Aggiungo che il viaggio fotografico viene secondo me arricchito non tanto dalle opere di pittura americana in mostra ma piuttosto dalla buona dotazione di cataloghi e libri in libera consultazione. Se posso suggerire una conclusione per questa mostra comunque imperdibile è questa: non siate frettolosi, prendetevi il tempo che occorre senza pretendere che sia solo la narrazione artistica a guidarvi. Sedetevi e sfogliate quei libri con calma e allora qualche filo che pareva interrotto comincerà ad annodarsi e le Americhe si paleseranno con più forza di racconto, con una potenza evocativa più decisa e convincente.
Enrico Pinna