Niente più irrigazione nei campi del distretto del Posada, investito da una grave crisi a causa delle piogge scarse: le campagne del paese e poi di Torpè, Siniscola, Budoni e San Teodoro non verranno raggiunte dalla poca acqua presente nei bacini, che servirà per usi civili e utenze residenziali. Ma non è escluso che anche i rubinetti delle case possano avere restrizioni qualora l’emergenza siccità dovesse aggravarsi. Autobotti per usi civili e potabili alle case prive di alimentazione dalle reti pubbliche idropotabili, garantite dai Comuni e da Abbanoa.
“Sapevamo che saremo arrivati a questo. L’assenza di piogge, la poca acqua in bacino, una siccità che si è registrata soprattutto nel settore ovest della Sardegna e che ha interessato in particolare l’invaso di Maccheronis, renderà quest’estate una delle peggiori che il territorio abbia mai registrato”, è il commento del presidente del Consorzio di Bonifica della Sardegna. centrale, Ambrogio Guiso.
Per i campi verranno usate delle autobotti con acqua grezza non potabile. Parliamo in alcuni casi di questione di vita o di morte: nella zona sono una settantina gli allevatori che hanno difficoltà a dissetare i loro animali. “Fondamentale per garantire l’abbeveraggio degli animali e quindi la loro sanità, comunichiamo per questo che saranno attivati anche 14 punti di consegna idrica dove le aziende potranno prelevare l’acqua – dice Guiso -. Ci prepariamo a una estate difficile, che segnerà il segno meno per l’economia di questo territorio. Già da oggi, 6 giugno, ci sarà una prima autobotte a disposizione dei consorziati in agro di Posada. E altre ce ne saranno da domani. Occorre però attivarsi immediatamente per dare alle aziende risposte per una situazione che ha già raggiunto alti livelli di tensione”.
Intanto l’Autorità di bacino ha diffuso i dati relativi alla dotazione di acqua all’interno dei bacini sardi. Se quello di aprile – con un raffronto con l’anno precedente – aveva visto un calo fino al 65 per cento della disponibilità di acqua negli invasi, a maggio la situazione è ulteriormente peggiorata. Su una disponibilità degli invasi pari a 1.824 milioni di metri cubi di acqua, l’acqua presente nelle dighe è pari a 1.145,63 milioni, ossia il 62,8 per cento.