Ricci di mare, la petizione del Grig: “Sospendiamo la pesca per tre anni”

“Le popolazioni del riccio di mare presenti nei mari della Sardegna sono in forte sofferenza. Ciò nonostante ogni pescatore professionale (marittimo o subacqueo) può raccoglierne fino a 2.000 al giorno, mentre il pescatore sportivo o ricreativo può raccoglierne (solo il sabato) fino a 50 esemplari”. Inizia così la petizione popolare lanciata dall’associazione ambientalista Gruppo d’intervento giuridico per chiedere la moratoria della pesca dei ricci. Considerato, appunto, che si tratta di una specie “in via di rapida rarefazione, in particolare nei mari sardi a causa del pesante prelievo a fini gastronomici, tant’è che sempre più ristoratori, giustamente, li escludono dai propri menù”.

Nonostante la presa di coscienza dell’opinione pubblica riguardo il problema – testimoniato anche da una campagna sui social portata avanti proprio in questi giorni – continua a imperversare la pesca abusiva, mentre gli allevamenti di ricci sono ancora allo stadio sperimentale. La situazione è così grave che da più parti si rivendica la necessità di sospendere la raccolta dei ricci almeno per tre anni.  Secondo il Grig, la politica ambientale della Regione è invece “quantomeno contraddittoria”.

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“Infatti, l’attuale assessora all’Agricoltura Gabriella Murgia, con il proprio decreto del 24 ottobre 2019,  autorizza la raccolta di 2mila ricci al giorno per ogni pescatore professionista fino al 15 aprile 2020, incurante delle richieste di moratoria provenienti da più parti, fra cui le amministrazioni comunali di Sant’Antioco, Calasetta, Portoscuso“, prosegue il Grig. “Eppure riconosce che le popolazioni del riccio di mare presenti nei mari della Sardegna sono in forte sofferenza”.

“Ai soli 182 pescatori professionali subacquei (dati 2018) sarebbe, quindi, consentito raccogliere ben 364mila ricci al giorno, cioè 2.184.000 ricci alla settimana, più di 8.730.000 al mese, quasi 50 milioni nell’intera stagione di pesca“, spiega il Grig. “A questi numeri già fuori da ogni logica di buon senso sarebbe necessario sommare quelli derivanti dalla pesca professionale marittima, dalla pesca sportiva/ricreativa e quelli, completamente incontrollabili, derivanti dalla pesca abusiva. Le sanzioni amministrative finora previste, quando effettivamente contestate e irrogate, non hanno ottenuto alcun risultato concreto ai fini della salvaguardia del riccio”.

“Allora rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare”, conclude l’associazione ecologista: “Chiediamo a gran voce ai ministri dell’Ambiente e all’assessora all’Agricoltura una moratoria di tre anni della pesca dei ricci di mare, monitoraggi marini e provvedimenti di sostegno ai pescatori temporaneamente impossibilitati alla pesca”.

 

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