C’è anche il Wwf tra le associazioni che negli ultimi giorni si stanno schierando compatte contro la legge di proroga del Piano casa che ha iniziato l’iter in Consiglio regionale e che la maggioranza di centrodestra vorrebbe approvare entro la fine dell’anno. Per l’associazione ambientalista il provvedimento “compromette il paesaggio, la fascia costiera dei 300 metri dal mare e sino ai 3 chilometri, i centri storici, le città, l’agro, le aree fragili, la biodiversità degli habitat e la continuità ecologica”. Una bocciatura complessiva su una legge all’interno della quale il Wwf ravvisa “una palese violazione dei principi di base della pianificazione e delle norme di tutela nazionali e regionali in vigore da 35 anni”. La Sardegna avrebbe bisogno, secondo gli ambientalisti, di una legge urbanistica e di un’estensione del Piano paesaggistico regionale (Ppr) all’intero territorio regionale senza scollare le città costiere dalle zone interne.
“I flussi turistici si intercettano e si potenziano con la qualità ambientale diffusa – scrive in una nota Carmelo Spada, delegato Wwf Sardegna – la salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici, le produzioni agroalimentari e l’enogastronomia, l’artigianato artistico di qualità e l’alta formazione professionale; se questi fattori venissero messi in rete e resi fruibili con una politica concreta sui trasporti e sulla mobilità interna“. Una tesi opposta a quello che prevede la legge, almeno secondo Spada, convinto che l’attuale provvedimento preveda “nella fascia costiera un deprezzamento ambientale con incrementi volumetrici per alberghi, residence e seconde case sino al 50 per cento”. Insomma il rischio è che “chiunque potrà costruire nell’agro in un solo ettaro e, come dimostra il recente passato, si rischia di riaprire le maglie per nuove lottizzazioni abusive. Le aree agricole più a rischio sono, ovviamente, le zone costiere e quelle a ridosso delle città, determinando l’abbrutimento dei paesaggi, la frammentazione e la distruzione delle aree agrarie e colturali”.
Stessa cosa nei centri storici e nelle città perché “sono ammesse ulteriori amplificazioni di cubature, disattendendo gli standard per servizi e aree verdi col risultato di realizzare città sempre più grigie e senza qualità della vita per i cittadini. A questo si aggiunge che la Sardegna è tra le regioni d’Italia “con maggiore incremento percentuale di consumo di suolo in metri quadri di cemento e asfalto pro capite: purtroppo il consumo risulta inversamente proporzionale al costante calo della popolazione”.
Visto il quadro, conclude Carmelo Spada, “non è più accettabile che si continui, dopo 11 anni, con le proroghe di una norma che sarebbe dovuta essere transitoria, quale è il Piano casa. Le scelte sul territorio di oggi implicano conseguenze per il futuro. È dovere delle presenti generazioni lasciare un pianeta e una regione vivibile agli uomini e alle donne di domani”.