Dati choc sulla falda di Portovesme, Legambiente: “Bonifiche subito”

“Sulla situazione di Portovesme, l’Arpas ha pubblicato i dati e tutti i soggetti pubblici li conoscono. Sono stati anche illustrati durante la conferenza di servizi decisoria ma poi l’attenzione della politica non c’è stata, a cominciare dai consiglieri regionali della zona”. Così Vincenzo Tiana, presidente del comitato scientifico di Legambiente Sardegna, commenta la pubblicazione dei dati sul livello di inquinamento della falda che corre sotto l’area industriale di Portovesme (leggi). Tra le concentrazioni di sostanze nocive ben al di sopra delle soglie di legge, spiccano il cadmio (30mila volte sopra soglia), ma anche l’arsenico, l’alluminio, il fluoro. Una situazione che, per l’esponente della sigla ambientalista, è insostenibile, anche alla luce del progetto di ampliamento del bacino dei fanghi rossi dell’Eurallumina.

“Le bonifiche prima di tutto”

“La realizzazione di una quarta area di stoccaggio dei fanghi rossi e l’idea di incrementare l’altezza del bacino fino a 40 metri è inaccettabile – dice Tiana -. Si parla di questo progetto senza tenere conto del fatto che prima l’area va disinquinata. Se ne parla dal 1993 e ancora oggi, nonostante anni e anni di conferenze decisorie, le bonifiche non partono perché non c’è l’accordo su quanto le diverse aziende di Portovesme debbano pagare. Noi diciamo: sospendete la discussione sull’ampliamento del bacino dei fanghi rossi e si decida sulle bonifiche prima di parlare di qualsiasi altro intervento. Tra l’altro siamo in ritardo di 25 anni. Le istituzioni hanno messo a disposizione 170 milioni per le bonifiche? Bene: che vengano fatte, prima di parlare d’altro. La stessa Euralllumina – ricorda Tiana – aveva promesso le bonifiche nel 1993, ma è solo venti anni dopo, con l’avvio dell’inchiesta del Pm della Procura di Cagliari Marco Cocco per disastro ambientale, che si è mosso qualcosa. Ma quell’area va bonificata totalmente, anche alla luce delle ultime relazioni dell’Arpas. Invece qui si parla di incrementare la superficie del bacino, da 123 ettari a 180, e raddoppiare la volumetria, col risultato che nel 2050 avremo 90 milioni di tonnellate di rifiuti in riva al mare. Inaccettabile e contraddittorio”.

L’ordinanza del sindaco di Portoscuso e il silenzio della politica

Vincenzo Tiana (Legambiente)
Vincenzo Tiana (Legambiente)

“Quando nel 2014 il primo cittadino di Portoscuso ha firmato l’ordinanza con la quale si vietava il consumo dei prodotti ortofrutticoli (leggi) a causa dell’inquinamento della zona, si è aperta una discussione che però poi è finita nel nulla – ricorda il rappresentante di Legambiente – come se quel territorio non faccia parte del consesso civile dove tutti hanno diritto a coltivare la terra. Sembra quasi che per la Regione e il ministero tutta la zona di Portoscuso sia ormai condannata alla compromissione irrevocabile. E ricordo, tra le altre cose, che quell’ordinanza è ancora valida. Che cosa si aspetta per avviare il disinquinamento?”.

Il caso Fluorsid e un masterplan per le bonifiche

“Sul caso Fluorsid mi pare che la Regione abbia reagito prontamente, soprattutto adottando un metodo condivisibile: sono stati coinvolti gli assessorati competenti ed è stato inaugurato un tavolo di coordinamento e monitoraggio. Bene: questo modello deve essere esteso anche a Portovesme e Porto Torres, anziché continuare a lavorare per compartimenti stagni. Ci vuole un masterplan per tutte le aree inquinate dell’Isola. Poi va ricordato che il presidente della Regione Francesco Pigliaru guida anche la Conferenza delle regioni, è andato a Parigi a firmare gli accordi del Cop21 sul clima: bene, perché non facciamo della Sardegna un laboratorio per affrontare il problema dell’inquinamento e delle bonifiche? È con queste ultime – conclude Tiana – che si creano i posti di lavoro, non puntando, ad esempio, sulle centrali a carbone”.

P. S.

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