Meridiana esce da Assaereo, strappo sul contratto nazionale

Meridiana esce da Assaereo (Associazione nazionale dei vettori e operatori del trasporto aereo), con una decisione clamorosa che arriva a margine di una rottura prolungata che si fonda sulla mancata adesione della compagnia dell’Aga Khan alle trattative per la creazione di un contratto collettivo nazionale del trasporto aereo. Una istanza portata avanti in prima fila dalla Cgil e dal suo segretario nazionale di settore, Mauro Rossi, che ha avuto un’accelerazione alla luce della vicenda Alitalia e dal possibile ingresso di Etihad Airways nel capitale azionario della compagnia di bandiera. Ma Meridiana non ci sta. E d’altronde l’amministratore delegato Roberto Scaramella è stato imposto ai vertici della compagnia aerea sarda dall’Aga Khan con il compito di abbattere il costo del lavoro attraverso l’estensione a Meridiana fly del contratto Air Italy. Dunque la trattativa nazionale non ha senso, dal momento che Meridiana spinge per la conclusione di un contratto aziendale.

Tavolo aziendale sul contratto di lavoro

In una nota arrivata nella serata di ieri, Meridiana fly e Air Italy “hanno comunicato in data odierna e con effetto immediato il recesso da Assaereo, tale decisione è maturata in virtù della mancata condivisione in ordine alla prosecuzione dei lavori sul contratto nazionale del trasporto aereo che il gruppo Meridiana ha ripetutamente indicato essere uno strumento inadeguato al quadro competitivo e incompatibile con la risoluzione della crisi strutturale del settore”.

Cosa c’è dietro questa dichiarazione perentoria? Entro il 2018 Meridiana diventerà un simbolo (leggi). La compagnia aerea fondata dal principe Karim Aga Khan sotto le insegne di Alisarda lascerà gran parte della sua attività di volo ad Air Italy. Il piano industriale prevede che su 28 aerei, 26 voleranno con il Coa (letteralmente Certificato operatore aereo, in pratica un codice identificativo) di Air Italy (I9), mentre solo 2 con quello di Meridiana (IG). La conferma era arrivata lo scorso dicembre proprio durante un incontro in Assaereo, nel quale la dirigenza di Air Italy aveva offerto a piloti e assistenti di volo il passaggio immediato sotto le insegne di Air Italy, con immediata decurtazione dello stipendio e azzeramento dell’anzianità di servizio, calcolata a partire dalla data della nuova assunzione. Una strategia per il taglio del costo del lavoro, che di fatto punta a far scomparire il contratto Meridiana, considerato insostenibile per l’azienda, senza passare per una nuova contrattazione aziendale o a livello nazionale.

Meridiana punta a un tavolo aziendale per il nuovo contratto “fatto in casa”

Il comunicato stampa prosegue con un ulteriore attacco al contratto nazionale, che secondo Meridiana “non ha riferimenti analoghi in nessun Paese europeo, per cui è anacronistico pensare di unificare i contratti per i vettori italiani mentre oltre il 50 oer cento dei voli viene operato da vettori stranieri che utilizzano i loro contratti aziendali”. Da qui l’invito di Meridiana che “auspica la pronta riapertura di negoziati su un nuovo contratto aziendale per Meridiana fly che recepisca la necessità di adeguare le regole d’impiego ed il costo del lavoro ai migliori standard del settore, consenta un concreto e rapido miglioramento della produttività e riconosca la specificità di ogni realtà indipendente”. In questo senso Air Italy ha già rinnovato il proprio contratto aziendale per i prossimi tre anni.

Dunque una conferma: l’orizzonte di Meridiana è il licenziamento (la messa in mobilità) dal 2015 di minimo 1.200 dipendenti, per restringere il recinto della pianta organica a non oltre il 50 per cento di quella attuale, con la firma di un nuovo contratto modellato su quello Air Italy che abbatte drasticamente il costo del lavoro.

Dal “job posting” alla comunicazione ai dipendenti

La notizia choc in realtà era stata preannunciata da un “job posting” dell’amministratore delegato, Roberto Scaramella, che invitava i dipendenti Meridiana a passare da subito in Air Italy. Un invito che paventava la possibilità per coloro che non accettassero lo spettro della mobilità alla scadenza della cassa integrazione il 26 giugno del 2015. La conferma era poi arrivata la sera del 6 dicembre da Simone Staffa Guidi, direttore generale di Air Italy, il quale aveva parlato di “strategia dell’azionista, il quale ha dato mandato di spostare tutti gli aeromobili, l’attività di volo e il personale navigante in Air Italy”, mentre tutto il personale di terra (quello con i contratti più leggeri) resterà sotto le insegne di Meridiana. Tutto questo entro il 2018. Ai dipendenti, dunque, il più classico “prendere o lasciare”.

Ai comandanti era stato offerto il contratto Air Italy con anzianità amministrativa convenzionale (ma senza alcuna scala parametrale economica compensativa), con anzianità legale di assunzione a far data dal 7 dicembre 2013.

Ai Primi ufficiali era stata offerta la possibilità di fare il corso di comando al di fuori di qualsiasi lista d’anzianità, purché al raggiungimento delle mille ore di volo fosse garantito il passaggio ad Air Italy. Dopo mezze voci e il famigerato “job posting”, che ha portato con sé polemiche e un esposto alla Procura della Repubblica di Tempio (leggi) da parte della Cgil Trasporti, con l’accusa di un travaso illegale di attività da Meridiana ad Air Italy, la strategia del principe Aga Khan e dei suoi manager diventa ufficiale. L’addio ad Assaereo non è che una scontata quanto inevitabile conseguenza.

Giandomenico Mele

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