Lacrime di gioia e di dolore nella serata in cui Claudio Ranieri, maestro di vita e di sport, ha scelto il suo Cagliari e Cagliari per chiudere una straordinaria avventura nel mondo del pallone, prima da giocatore poi da inimitabile guida tecnica. Oltre sedicimila cuori rossoblù, nell’ultima di campionato con la Fiorentina alla Unipol Domus – finita 3 a 2 per i viola, ma nessuno se ne è accorto -, hanno tributato una standing ovation non stop di oltre due ore – fra partita e festeggiamenti pre e post gara – che solo a un sovrano amato come Sir Claudio può essere riservata.
Un uomo e un professionista che tutta l’Italia calcistica ha imparato ad apprezzare e stimare nei suoi tanti anni di panchina, con 1.400 partite esatte a oggi. Una cavalcata cominciata 36 anni fa (1988) a Cagliari e qui ora conclusa, da vincitore, dopo aver dispensato saggezza, educazione, rispetto per gli avversari e umanità in Italia, Inghilterra, Spagna e Monaco. La società gli aveva chiesto aiuto i primi di gennaio del 2022, pregandolo di Compiere un atto d’amore e riportare il Cagliari in serie A dopo la vergognosa retrocessione di Venezia e l’avvio stentatissimo in B con in panchina la sciagura Liverani. A sir Claudio, il presidente Giulini e il direttore sportivo Bonato avevano chiesto un programma triennale di resurrezione, la specialità di Claudio Ranieri con il Cagliari.
Primo step far uscire la squadra dalle pericolose sabbie mobili in cui era scivolata in B con Liverani , secondo di preparare il campionato successivo per un ritorno nella massima serie. Cosa ha fatto invece il mago Claudio? Non solo ha fatto uscire il Cagliari dalle sabbie mobili della zona retrocessione della B in breve tempo,, ma lo ha anche riportato nella massima serie in soli sei mesi di conduzione tecnica. Adesso la ciliegina finale della salvezza, raggiunta domenica scorsa a Reggio Emilia. In sedici mesi complessivi alla guida dei rossoblù, mister Ranieri ha salvato la squadra al baratro della serie serie C e riportato la squadra in A, anticipando di un campionato quanto chiestogli dalla società con tre anni di contratto. Missione compiuta, il Cagliari è risorto un’altra volta grazie al suo grande condottiero: promozione in A lo scorso campionato e salvezza in questo. Senza lui mai sarebbe stato lo stesso risultato, impossibile con un organico mediocre che solo un allenatore come Sir Claudio poteva far rendere oltre ogni sua potenzialità. A miracolo compiuto, ha deciso di lasciare la squadra e la società. Non lo ammetterà e non lo dirà mai perché è un vero signore, ma non esistevano i presupposti per rimanere. Il Cagliari è una società povera, il suo proprietario non ha i mezzi finanziari adeguati per farla decollare. Inutile giraci attorno, bisogna accettare un realtà allo stato attuale incontrovertibile. Ed è già tanto che i bilanci societari siano sani, di questo bisogna dar atto a Tommaso Giulini.
Per il presidente arriva adesso un momento infernale. I primi segnali sono arrivati già durante la festa d’addio a Ranieri. Non sono passati inosservati lo striscione esposto in curva Nord con gli Sconvolt che chiedono rispetto e chiarezza, e i fischi che stavano salendo quando il presidente ha preso la parola al microfono in mezzo al campo per salutare Claudio e consegnargli un ricordo. Ranieri ha zittito i pochi fischiatori della Nord e la cosa è finita lì. Ma senza lo scudo di sir Claudio, la contestazione si farà risentire subito se le cose per la squadra si dovessero mettersi male in termini di rinforzi e nuovo allenatore. Sia chiaro che nessuno potrà sostituire Ranieri nel cuore dei tifosi, il vuoto lasciato è enorme. Chiunque arriverà al suo posto, avrà un compito sovrumano. Tecnicamente e umanamente. Ma i tifosi hanno il dovere di rimanere vicini alla squadra, qualunque cosa succeda. Glielo ha chiesto Ranieri in sala stampa con il suo testamento da allenatore del Cagliari. “Giocatori, allenatori e presidenti passano, rimangono solo la maglia rossoblù e i tifosi. Questo è il vero patrimonio, non disperdetelo mai”.
Luciano Onnis