Vendita della Costa Smeralda, indagato un funzionario pubblico

Si delinea qualcosa di più di un’evasione fiscale nelle indagini sulla vendita della Costa Smeralda all’emiro del Qatar. Sono in corso accertamenti su un tentativo di sviare l’inchiesta della magistratura quando era stata appena avviata. Un tentativo messo in atto da un funzionario pubblico che avrebbe fornito un quadro non completo di quanto era avvenuto al momento del passaggio delle quote, nella primavera del 2012.

Secondo l’Unione sarda il funzionario sarebbe stato già iscritto nel registro degli indagati. Non è chiaro per quale reato. Ma l’ipotesi investigativa introduce nell’inchiesta un nuovo e più grave sospetto. Che cioè non ci sia stata solo un’evasione fiscale di un centinaio di milioni di euro, ma che l’operazione abbia potuto contare anche su coperture interne all’amminstrazione dello Stato.

Anche per questo l’indagine va avanti nel più stretto riserbo. Il procuratore capo di Tempio Domenico Fiordalisi ha ora da esaminare i documenti sequestri nel blitz della finanza in uno studio legale di Milano. Ci vorrà circa una settimana e ulteriori sviluppi sono considerati imminenti. Il numero delle persone iscritte nel registro degli indagati – una decina – pare destinato a crescere.

La procura di Tempio è al lavoro sulla vendita della Costa Smeralda da oltre un anno. I primi accertamenti furono avviati nel febbraio del 2013, quando erano passati nove mesi dal passaggio delle quote dalla Colony Capital di Tom Barrack alla Qatar Holding. A ottobre il primo bitz dei finanzieri a Porto Cervo e il sequestro di una serie di documenti contabili negli uffici della società che cura gli interessi dell’emiro nell’Isola, la Sardegna Resort. Infine la perquisizione a Mlano.

Tutto questo mentre crescono voci attorno a una certa caduta di interesse – in seguito al passaggio di consegne del comando dell’emirato – da parte del Qatar rispetto alla Sardegna e agli investimenti promessi, compreso quello sull’ospedale San Raffaele di Olbia.

L’ipotesi investigativa del procuratore capo Fiordalisi è che il fisco italiano sia stato aggirato attraverso una complessa architettura di società estere. Di certo, a fronte di una compravendita da almeno 400 milioni di euro, il fisco ha incassato somme in proporzione irrisorie.

N.B.

 

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