“Dentro il poligono di Teulada esiste un’area riservata dove è stato realizzato un deposito radioattivo riservato che contiene i residui dei missili Milan e dei materiali radioattivi utilizzati dentro la base. Non è dato sapere quantità e tipologia. Il ministero della difesa sino ad oggi ha negato alla Procura di Cagliari la tracciabilità dei missili al Torio e dei suoi residuati. Noi dell’Arpas con delega della Procura abbiamo chiesto la tracciabilità ma non ci sono mai stati forniti elementi sui quantitativi e sulle modalità dello smaltimento”. Lo scrive nel suo profilo Facebook il deputato Unidos Mauro Pili, spiegando che la rivelazione è stata fatta poco fa “in commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito dal dirigente del Arpas Sardegna Massimo Cappai, nella nuova audizione convocata per chiarire aspetti sulla gestione del poligono”. Il dirigente ha risposto proprio alle domande del deputato Unidos , che ha chiesto di conoscere la tracciabilità dei missili al Torio utilizzati dentro la base e che fine avessero fatto sia i residuati che quelli non esplosi. Incalzandolo ha chiesto di conoscere il tracciato di queste scorie radioattive e a quel punto il delegato della procura ha dovuto ammettere che quei dati sono stati richiesti ma che dalla Difesa non è pervenuta nessuna risposta.
“È sconvolgente – scrive Pili – il fatto che dentro la base di Teulada sia stato realizzato un vero e proprio deposito radioattivo senza che nessuna autorizzazione in tal senso sia stata mai concessa da nessuno. È di una gravità inaudita che questa notizia emerga in una commissione d’inchiesta e nessuno abbiamo mai fatto quanto era necessario per impedire questa nefasta realizzazione dentro il poligono. Le affermazioni del dirigente dell’Arpas rese in commissione poco fa non lasciano adito a dubbi: i missili Milan al Torio sono stati utilizzati abbondantemente dentro la base/poligono di Teulada e ad essere presa di mira non è stata solo la penisola interdetta, ma secondo le dichiarazioni rese stasera, sono ben tre le aree ( Seddas Crobeddu, Perda Rosa, Cogarittu ) in cui l’Arpas ha rinvenuto residuati radioattivi di missili Milan con la lunetta di lancio ancora radioattiva. È fin troppo evidente che dinanzi a queste ammissioni dei delegati della procura rese in commissione uranio impoverito appare sempre più grave l’atteggiamento del ministero della Difesa di occultare e nascondere tutto quanto. È gravissimo che non esista un tracciato puntuale di ogni residuato bellico radioattivo considerato proprio l’impatto sull’ambiente e sulla stessa salute umana, dei militari e dei civili. Aver affermato in commissione che il ministero della difesa ha negato il tracciato dello smaltimento lascia aperta una inquietante ipotesi, quello dello smaltimento illegale di tali residui bellici. Non avrebbero dovuto avere nessuna difficoltà i vertici militari a fornire dettagli su come sono stati rimossi, da chi, come e dove sono state smaltite tali scorie radioattivo legate all’utilizzo dei missili all’interno del poligono”.
“Le dichiarazioni del dirigente dell’Arpas – dice Pili – sono sconvolgenti anche per quanto riguarda altri due aspetti: le soglie di inquinamento all’interno del poligono e l’estensione dell’uso dei Milan oltre la penisola Delta (interdetta). Sul grado di inquinamento la situazione è stata abbondantemente manipolata con la modifica di legge: prima della modifica delle norme in materia ambientale non erano mai state fatte azioni di campionamento all’interno della base e i livelli di inquinamento si sarebbero rivelati inferiori alle norme solo dopo l’innalzamento delle soglie votato dal parlamento. A questo si aggiunge che non sono mai state fatte indagini sulla carne del bestiame, ma solo sui derivati lattiero caseari. Elemento che secondo l’altro ascoltato di oggi il professor Biggeri sarebbe stato indispensabile per ogni tipo di analisi e ricaduta sulla catena alimentare. Una mancata verifica davvero inspiegabile rispetto alla gravità della situazione”.
E deputato aggiunge. “Apprendo con soddisfazione – sottolinea Pili – che la Procura sta operando anche sul fronte del reato ambientale considerato gli elementi che risultano esaminati dalla stessa agenzia per la protezione ambientale. Una questione che più di un anno fa avevo sottoposto alla Procura con la produzioni di analisi e comparazioni cartografiche che dimostravano la devastazione ambientale. È ora di fare chiarezza sulla gestione di un sito di importanza comunitaria costantemente aggredito e violentato mettendo a rischio l’ambiente, la salute dei militari e di tutti i civili. Fatti e riscontri – ha concluso Pili – ormai troppo evidenti per essere ancora nascosti e omessi dallo Stato e non solo”.