Nelle campagne sarde è ancora in corso la vaccinazione contro la febbre catarrale degli ovini, la temutissima lingua blu che negli ultimi due anni ha provocato perdite per quaranta milioni di euro e la morte di più di centomila pecore. La vaccinazione obbligatoria per decreto regionale non è però accettata da tutti i pastori, soprattutto ora che siamo nel mezzo dell‘inchiesta sui vaccini killer: 41 persone sono oggi accusate di associazione a delinquere e corruzione per aver acquistato da un’azienda sudafricana farmaci senza controlli adeguati, antivirus imposti agli allevamenti sardi nel decennio scorso e responsabili della diffusione della malattia. Tanto che il Movimento dei pastori sardi invita gli allevatori a far firmare un atto ai veterinari incaricati di vaccinare le pecore: “Con questo documento – spiega il leader Felice Floris – i medici si assumono la responsabilità per qualsiasi effetto collaterale o danno causato all’allevamento”.
Quanto all’inchiesta aperta dalla Procura di Roma, tra gli indagati ci sono dirigenti e funzionari del ministero della Salute e responsabili della ditta farmaceutica Merial Italia: a causa di una terapia inefficace e dannosissima la Regione Sardegna ha dovuto sborsare ben 170 milioni di euro solo per gli indennizzi agli allevatori. Diversi pastori sardi oggi stanno organizzando azioni legali per unirsi alla causa contro i responsabili della diffusione dei vaccini killer costituendosi parte civile.
Il Movimento Pastori Sardi si è sempre detto contrario alla vaccinazione: “Quanto sostengono oggi i magistrati, noi lo andavamo ripetendo dal 2000. E non solo siamo rimasti inascoltati, ma la Regione ci ha pure tenuti sotto ricatto psicologico: anche nell’ultima delibera di settembre 2013, era fatto divieto di darci gli indennizzi, se non ci fossimo piegati alla logica della vaccinazione”. La Regione impone infatti la vaccinazione obbligatoria, pena il mancato riconoscimento degli indennizzi per i danni causati dalla malattia”.
Floris lo ha ribadito nell’assemblea di ieri a Ozieri: “Siamo stanchi di pungere i nostri animali, il vaccino non porta benefici e crea tanti problemi alle pecore, molti veterinari concordano su questo. Perché non si pensa piuttosto a debellare i vettori della malattia? La prevenzione è la strada giusta, non la terapia sugli animali”.
Dalla Regione comunque gli assessori Elisabetta Falchi (Agricoltura) e Luigi Arru (Sanità) hanno assicurano che il vaccino che si usa oggi è completamente diverso da quello che avrebbe provocato l’inizio dell’epidemia e non si registrano finora effetti collaterali dalla vaccinazione. prima si trattava di un antivirus così detto “vivo”, sostituito poi da uno definito “spento”
F.M.