Decadenza Todde, il voto in bilico e l’opportunità di astenersi. Ora tre mesi di indecisione

di Vito Fiori

Una decisione sofferta, certo, non per questo meno impattante sull’opinione pubblica. Il Collegio di garanzia della Corte d’appello, che ha decretato la decadenza di Alessandra Todde da presidente della Regione, si è dunque espresso a maggioranza.

Tra i sette componenti è finita 4 a 3, con il voto determinante della presidente Gemma Cucca (uno dei quattro togati, tre sono esterni). Non c’era, a quanto pare, concordanza di pareri, d’altronde la materia è scivolosa e assumersi una responsabilità simile non deve essere facile. Alla fine, anche se impopolare e comunque non definitiva, c’è chi ha stabilito che la Todde dovesse andare a casa. Eventualità che spetterà ad altri magistrati in altre sedi.

Non è dato sapere cosa abbia votato Tullio Conti, padre di un candidato alle regionali nelle liste del centrodestra (peraltro bocciato dagli elettori), di sicuro non si è astenuto, come sarebbe stato opportuno fare. La presidente Cucca, invece, non ha avuto dubbi, anzi, ha orientato il collegio verso il procedimento di decadenza, nonostante si trovasse nella scomoda posizione di sorella del leader regionale di Azione (partito non ammesso nel campo largo, proprio per volontà del M5s). Non serve ipotizzare quanto avrebbero influito due astensioni al momento del voto anche se, ovviamente, l’esito avrebbe potuto essere diverso. La sostanza rimane, ed è quella che ha esposto la Todde a una brutta figura per la gestione semi improvvisata nella rendicontazione delle spese. Per il resto ci sono gli avvocati che avranno il compito di ribaltare la decisione del Collegio di garanzia.

Nel frattempo, c’è la procedura da seguire e, anche qui, la maggioranza ha iniziato male. Il presidente della Giunta per le elezioni, Giuseppe Frau (gruppo Uniti per Alessandra Todde) ha dichiarato che si prenderà tutto il tempo per valutare, cioè 90 giorni. Non sarebbe stato meglio accelerare? Perché lasciare questa spada di Damocle sulla testa della governatrice per altri tre mesi? Anche perché il parere della Giunta dovrà poi passare al vaglio del consiglio regionale che aprirà la discussione sul tema con tempi ancora più lunghi. Cui prodest? Tutto questo mentre la Sardegna è pressata da un’infinità di problemi, dalla sanità ai trasporti, dal lavoro (che non c’è) all’agricoltura, dall’ambiente all’industria. Che dire? Aspettiamo.

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