Era una bella mattina di primavera, il sole illuminava Cagliari e una leggera brezza rendeva piacevole passeggiare tra le stradine della Marina. Non c’erano ancora i tavolini all’aperto e il quartiere vicino al porto con i suoi angoli decadenti accanto ai negozi storici si prestava alla scoperta.
Improvvisamente un suono lontano. Un suono che solo chi è sardo riconosce al volo, cadenzato e pesante: i campanacci, ritmo del carnevale barbaricino. Rievocano immagini di notti invernali, rischiarate dai fuochi nelle piazze e scaldate da un bicchiere di vino denso, di riti ancestrali e misteriosi tramandati attraverso il tempo per propiziare il raccolto, la buona stagione. Immediatamente si catapultano qui, in una assolata mattina di maggio nel centro cittadino, i Mamutzones, le maschere del carnevale di Samugheo. Arrivano in piazza del Santo Sepolcro con lunghe corna, pelli e gli immancabili campanacci, danzano davanti ai negozianti che si affacciano sulla soglia, ai cagliaritani incuriositi, ai turisti che tirano fuori subito videocamere e macchine fotografiche.
Perché questa presenza fuori luogo e fuori contesto? I Mamutzones che il 19 maggio del 2013 sfilavano a Cagliari erano parte di un accordo allora siglato tra Camera di Commercio, Comune, Provincia, Confesercenti e Autorità Portuale: oltre a loro c’erano un gruppo in abito sardo con fisarmonicista al seguito per i balli, e ancora bancarelle con vino, mirto, artigianato e altri prodotti tipici, il tutto allestito nel quartiere Marina per offrire un pezzo di Sardegna ai croceristi che ieri come oggi approdano una o due volte alla settimana nel capoluogo.
Troppo breve il tempo dello sbarco, solo mezza giornata per visitare Cagliari, e allora perché non far vedere anche il resto dell’isola, tutto concentrato in un angolino di città vicino alla nave? L’intento di mostrare quanto più possibile della Sardegna a chi ha solo due ore di visita è nobilissimo. Ma non è forse triste prendere un pezzo di isola, estrapolarlo dal suo contesto e buttarlo in piazza in una mattina primaverile ad uso e costumo dei turisti? Le maschere barbaricine hanno un senso durante il carnevale secondo una tradizione secolare, forse millenaria. Proprio come la nostra Sartiglia, che alcuni hanno proposto di esportare oltremare per allietare il compleanno della Regina Elisabetta. Idee, quella dei Mamutzones in primavera a Cagliari o dei Cavalieri oristanesi a Londra, che hanno il sapore della cartolina ritoccata con il mare blu e il nuraghe sullo sfondo che fa tanto Sardegna raccontata ai continentali.
Francesca Mulas