Il caso sul declassamento della Sardegna da zona gialla ad arancione finisce in commissione sanità del Consiglio regionale. L’assessore, Mario Nieddu, è stato convocato dal presidente del parlamentino, Domenico Gallus, che ha accolto l’appello fatto dal capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, sull’urgenza di un confronto e un chiarimento sulla situazione. Non mancano le polemiche visto che proprio dal gruppo dei Progressisti arrivano le accuse nei confronti della Regione, colpevole secondo Agus e il collega Massimo Zedda, di aver fallito nella gestione dei posti letto delle terapie intensive. La richiesta di una convocazione è stata firmata da tutti i capigruppo dell’opposizione.
Nella nota di Agus si legge che “si tratta di un tema di estrema importanza che, date le sue connessioni con la salute pubblica e con l’economia delle nostre comunità, richiede di essere affrontato nella sua interezza, con la massima trasparenza possibile e senza alcuna omissione“. Il capogruppo dei Progressisti rivendia il ruolo del parlamentino di via Roma: “In una fase come questa l’azione di controllo, di verifica puntuale sui dati e di azione politica della commissione Sanità è irrinunciabile, anche al fine di poter rivendicare le giuste ragioni dell’Isola”.
E sulla situazione sanitaria della Sardegna e il declassamento in zona arancione è intervenuto anche il collega di Agus, Massimo Zedda, con un lungo elenco di presunte colpe della Regione. Secondo Zedda, infatti il primo problema riguarda i dati sui posti letto delle terapie intensive: “Il numero comunicato al ministero della Salute a settembre non corrispondeva ai posti letto realmente esistenti. Figuravano solo sulla carta, ma per assenza di medici e infermieri non erano operativi”. Un problema quest’ultimo alla quale la Regione, secondo l’esponente dei Progressisti, avrebbe potuto mettere rimedio perché “in base alle deroghe governative, avrebbe potuto assumere medici e infermieri già a partire dal mese di marzo 2020, ma nulla è stato fatto”.
Zedda ricorda che “a ottobre il presidente della Regione ha annunciato un piano in 40 giorni per correre ai ripari sui posti letto, a metà gennaio il ministero ha ha segnalato il rischio circa il riempimento delle terapie intensive che superava la soglia del 30%, superata la quale si entra in zona arancione”. Poi si passa a sabato scorso quando, nel corso di una conferenza stampa Solinas ha annunciato l’apertura di un nuovo reparto a Sassari con trenta nuovi posti letto: “Anche questa volta il dato non corrisponde ai numeri reali – attacca Zedda – anche questi ‘nuovi’ 30 posti letto sarebbero in ogni caso quelli già presenti, sulla carta, a settembre 2020. Al momento a Sassari ci sono nove letti in una rianimazione e sette letti, compresa una barella, in un altro reparto per un totale di 16 posti letto. Questi sono gli attuali posti letto realmente esistenti”.
Situazioni che hanno portato il ministero a inserire la Sardegna tra le regioni arancioni. “La Regione ha trasmesso schede incomplete e questa criticità era già stata segnalata dal Governo settimane fa. I dati incompleti non vengono caricati e risultano inesistenti, anche questo ha determinato l’ingresso in zona arancione”. Inoltre, nei dati pubblicati sul sito del ministero della Salute non lasciano spazio a interpretazioni: “A pagina 5 si legge che il dato della Sardegna era sopra soglia già da tempo e in modo stabile. A pagina 8 i numeri della Sardegna evidenziati in rosso riportano anche un #, simbolo per segnalare le regioni dove è stato rilevato un forte ritardo di notifica dei casi nel flusso all’Istituto Superiore di Sanità che potrebbe rendere la valutazione di questi indicatori meno affidabile”.