Collegamenti aerei anche d’inverno con Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera e Belgio. È il piano della destagionalizzazione che Massimo Deiana, l’assessore regionale ai Trasporti, è pronto a lanciare in autunno, visto che a fine ottobre scade la Continuità territoriale 2, quella tra la Sardegna e gli scali minori, liberando 13,6 milioni annui. “Tutti soldi che reinvestiamo per sostenere i flussi turistici”, spiega l’esponente della Giunta.
Assessore, si destagionalizza. È un’idea o già un progetto?
È un progetto che questo Esecutivo ha ben chiaro. Abbiamo individuato sei Paesi come mercati obiettivo e li collegheremo anche d’inverno con diversa frequenza, fino a un massimo di tre voli a settimana.
Avete già preso contatti con le compagnie?
Diciamo che le compagnie stanno aspettando il nostro Piano, i nostri Winter Links (collegamenti invernali). Contiamo di fare una presentazione già prima di andare in ferie.
Saranno tratte europee con voli low cost?
Non necessariamente. La stessa Meridiana, in più di un’occasione, si è detta disponibile a coprire alcune rotte. Ma comunque non ne facciamo una questione di aziende, quanto piuttosto di mercati. Il turismo non può ancora essere soltanto un business estivo.
I 13,6 milioni sono confermati?
Assolutamente sì. La Continuità territoriale 2 scade il 27 ottobre e non ci sarà un nuovo bando.
Proprio per questo, l’altro giorno a Sanluri, lei è stato “sgridato” dal segretario Soru.
Intanto Soru non sgrida nessuno: ha semplicemente esposto il suo pensiero, con le modalità che gli sono proprie.
Quali modalità?
Con il vigore e la passione che lo contraddistinguono. A Sanluri ci siamo confrontati anche sulla Ct2. Soru, peraltro, è un europarlamentare oltre che segretario del Pd, quindi è più che legittimato ad avanzare proposte. Ma le decisioni, e quindi anche le assunzioni di responsabilità, spettano a me in qualità di assessore ai Trasporti. E io non vado contro i principi del Trattato europeo.
Perché, l’attuale Ct2 è illegittima?
Lo diventerebbe, se in uno scalo già collegato da una compagnia, si intervenisse con l’assegnazione di oneri di servizio pubblico. Il risultato sarebbe quello di alterare la libera concorrenza.
Come è stato possibile fare la Ct2 nel 2005?
Dieci anni fa, semplicemente, gli aeroporti entrati nella convenzione della Regione non erano ancora collegati con la Sardegna. Gli oneri di servizio introdotti non alteravano il mercato. Da allora il mondo è cambiato, anche quello dei trasporti da e per la Sardegna.
Soru dice il contrario. Il leader del Pd sostiene che in questo senso le indicazioni della Commissione europea siano state modificate.
A me non risulta. E lo dico con la mia modesta esperienza di 25 anni abbondanti di studi e insegnamenti, da esperto scientifico.
A Sanluri, quando i coordinatori dei tavoli tematici hanno reso pubbliche le decisioni prese, Mauro Conti ha riferito che sui trasporti a settembre verrà scritta la nuova Ct2, con il suo beneplacito.
Io ho detto che a settembre parleremo di Ct2, e andando insieme a Soru a Bruxelles, verificheremo se saranno concrete e certificabili le nuove decisioni Ue di cui il segretario parla. Ripeto: a me pare strano che la Commissione europea, d’improvviso, voglia sovvertire i suoi principi, non solo quelli del trasporto aereo, ma anche il sistema degli aiuti di Stato. Perché tali sarebbero considerati gli oneri di servizio pubblico. La continuità territoriale non è una deroga alla libera concorrenza, ma un sostegno all’insularità in particolari condizioni, non in tutte.
Perché il bando del 2005 della Ct2 è ancora in piedi?
Siamo all’ennesima proroga. Ma rispetto alle dieci tratte previste dalla convenzione del 2005, ne sono rimaste in piedi solo sei. Da Cagliari verso Bologna, Verona, Napoli e Torino, e da Olbia verso Bologna e Verona. Tuttavia, dal 2011 i collegamenti non vengono più garantiti d’inverno perché le compagnie da quattro anni a questa parte non prendono più un soldo.
La Continuità territoriale 1, cioè verso gli scali di Roma e Milano, scade nel 2017. A lei la tariffa unica piace?
La tariffa unica è una mia convinzione culturale, oltre che una questione di equità sociale. Un non residente ha lo stesso diritto di venire nella nostra Isola rispetto a un sardo. Qualcuno, invece, sostiene che i turisti e quanti arrivano qui per motivi di lavoro dovrebbero pagare un mucchio di soldi per la sola colpa di non essere residenti: io non sono d’accordo. Vero che la Continuità territoriale è caricata solo sulle tasche dei contribuenti sardi. Ma i flussi turistici, così come chi insedia le proprie attività nella nostra Isola, rappresentano una risorsa collettiva, non un costo.
Esiste un modo perché la Continuità territoriale gravi meno sui sardi?
Con Roma abbiamo aperto sul tema un dialogo proficuo. Abbiamo spiegato che la Sardegna paga un prezzo altissimo, pari a 660 milioni annui, per il fatto di essere un’isola. Questi sono i soldi che stiamo chiedendo al Governo, con due obiettivi: permettere alla Regione di riequilibrare il gap geografico e nel contempo garantire ai sardi le stesse opportunità degli altri cittadini italiani che vivono nella Penisola. Naturalmente, in assenza di risorse sufficienti per coprire la Continuità territoriale 1 dopo il 2017, siamo pronti a rinunciare alla tariffa unica per assicurare il diritto alla mobilità prima di tutto ai sardi.
Continuità via mare. Ha già incontrato Vincenzo Onorato?
Ancora no. Ma a breve ci vedremo sicuramente. Mi ha fatto piacere apprendere che sia stato proprio lui il primo a sottoporre la questione della fusione all’Autorità garante della concorrenza, come ha fatto anche la Regione. Il problema non sono i monopoli o le posizioni dominanti, ammessi dalla legge. Bisogna però verificare se tale posizione sul mercato rischia o meno di diventare un abuso in termini tariffari.
La situazione attuale qual è?
Nei mesi estivi vige la liberalizzazione delle tariffe, come stabilito nella convenzione tra Tirrenia e Stato. Noi, in autunno, quando scade il primo triennio e diventa obbligatorio aprire una concertazione tra azionisti e istituzioni, parteciperemo al tavolo per dire la nostra. Chiederemo che la liberalizzazione delle tariffe non venga applicata ai sardi.
Quindi ha sbagliato lo Stato a non imporre un tetto massimo alle tariffe?
Non si tratta nemmeno di una regola statale, piuttosto è comunitaria. Il prezzo, come noto, lo fa la domanda. E siccome in estate aumenta, determina un innalzamento dei prezzi. Questa è economia. Poi esistono soluzioni di buon senso, per le quali la politica ha il dovere di avanzare proposte: noi chiederemo che la condizione dell’insularità non diventi un salasso.
Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)