Vitalizi, la politica divisa dopo la legge: non per tutti si tratta di un trionfo

Dopo l’approvazione della leggina sul taglio dei vitalizi per i 309 ex consiglieri regionali la politica si divide. Il risparmio va sempre bene, ma non tutti sono disposti a parlare di cifre epocali o di rivoluzione. I dati oggettivi sono questi: ogni anno il Consiglio regionale spende intorno ai 17 milioni di euro per garantire la pensione a chi è passato per l’aula di via Roma. Con la nuova regola, ci sarà un risparmio complessivo inizialmente di 1,6 milioni e poi di 2 milioni ogni anno. Gli assegni che verranno intaccati subiranno una decurtazione media intorno al 15 per cento, mentre altri non verranno nemmeno modificati. È in questo clima che la politica sarda si divide tra trionfalisti e moderati. Infatti, non per tutti il via libera alla leggina merita di essere salutato come la fine dei privilegi o la grande mannaia per il risparmio.

A gioire sono prima di tutto gli esponenti della Lega che parlano di “risultato straordinario”, come sottolinea il presidente della commissione Autonomia, Pierluigi Saiu: “La Sardegna non solo non perderà un solo centesimo di trasferimenti, ma il Consiglio risparmierà due milioni di euro all’anno”. Il riferimento ai trasferimenti riguarda l’obbligo di adeguare, entro giugno, il calcolo degli assegni dal sistema retributivo a quello contributivo, come prevede la legge di bilancio nazionale. L’approvazione con qualche giorno di ritardo mette comunque al sicuro le casse regionali. Il capogruppo del Carroccio, Dario Giagoni, sottolinea l’importanza del via libera come una “risposta doverosa per il popolo sardo”.

Soddisfatta anche la capogruppo del Movimento 5 stelle, Desirè Manca, che sottolinea anche l’importanza di aver modificato la proposta di legge che inizialmente prevedeva anche l’istituzione di un sistema pensionistico per gli attuali consiglieri. “Il provvedimento è stato approvato esattamente come sostenevamo fin dall’inizio – sottolinea la pentastellata – senza introdurre odiosi privilegi. Sappiamo tutti che questa è stato solo il primo tentativo, sappiamo che ci riproveranno ma noi non staremo a guardare”.

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Durante il dibattito dalla maggioranza è stato il leader dell’Udc, Giorgio Oppi, a contestare il modo con cui questa legge è stata affrontata. Dopo aver ricordato di non essere coinvolto dal provvedimento, Oppi ha sottolineato che “non devono essere danneggiate le persone che si sono messe a disposizione della collettività e che quando andranno in pensione, magari da dipendente di livello non elevato, si vedranno mortificati”. L’esponente dell’Udc ha poi sottolineato che “bisogna smettere di parlare di privilegi e di caste, perché sono altre le caste, e non va svilito il ruolo istituzionale di consigliere e dell’istituzione che si rappresenta”.

Tiepidi anche gli esponenti del centrosinistra, come il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, che ci tiene a sottolineare come non si tratti di “abolizione dei vitalizi come si raccontava, ma soltando di un ridimensionamento che non riguarda nemmeno tutti gli ex consiglieri”. Più duro il collega, Roberto Deriu, convinto che il trionfalismo da parte di alcuni esponenti della maggioranza sia “un eccesso dovuto alla pochezza di argomenti su altre proposte importanti”. Infine dai Progressisti il consigliere regionale, Francesco Agus, dice: “È un risparmio, ma non è il caso di utilizzare toni altisonanti. Si tratta semplicemente di un ricalcolo”. Sul provvedimento incombe l’ombra dei ricorsi che gli ex consiglieri potrebbero presentare con la motivazione di aver perso un diritto acquisito. Per questo motivo, è probabile che le risorse risparmiate con l’entrata in vigore della legge possano essere accantonate in attesa di eventuali percorsi giudiziari.

Prudente il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, che sebbene promuova il cambiamento di regole frena sull’enfasi con cui il provvedimento è stato accolto: “Il risparmio ha un’incidenza complessiva sul bilancio della Regione di 0,025 per cento, mentre la sola autonomia differenziata del Veneto vale 190 miliardi che verranno sottratti ad altre regioni come la Sardegna”.

Entrando nel merito delle cifre, Felicetto Contu, 91 anni e sei legislature alle spalle, è quello che in proporzione perderà di più: da 5.084 euro netti incassati con l’ultimo vitalizio, dal prossimo mese dovrebbe prenderne quasi 1.200 in meno: un taglio del 23,50 per cento. Sforbiciata robusta anche per Claudia Lombardo, classe 1972, in pensione a 41 anni dopo quattro legislature, l’ultima da presidente del Consiglio regionale, che passerà da 4.999 a 4.070 euro. Sospeso da quando è stato rieletto in Aula l’assegno di Andrea Biancareddu (53 anni), attuale assessore regionale alla Cultura: già nei mesi precedenti l’importo era stato ricalcolato e ridotto – per via delle regole sul cumulo di stipendio e vitalizio – a poco più di mille euro, ma partiva da una base di circa 5 mila euro: anche questa, stando ai calcoli degli uffici del Consiglio regionale, verrà comunque ridotta. Su 309 assegni da rideterminare, trentaquattro non saranno ritoccati. Sono in molti casi quelli di ex consiglieri di lungo corso, come Paolo Fadda, eletto dalla nona alla tredicesima legislatura: le simulazioni dicono che il suo vitalizio non sarà ricalcolato e dunque rimarrà di 5.489 euro. Dovrebbe subire un taglio anche i vitalizi dei ‘nuovi’ pensionati, quelli che hanno iniziato a percepire la rendita ad aprile. Tra questi Mario Floris (Uds), Luigi Lotto (Pd), Siro Marroccu (Pd), Silvio Lai (Pd) e Attilio Dedoni (Riformatori).

Matteo Sau

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