Trivelle, chiuse le urne. Ma è praticamente certo il mancato quorum

È scattata alle 23 la chiusura delle urne per il referendum sulle trivelle, ma è praticamente certo il mancato quorum. Si attende l’ufficialità dal Viminale.

È scattata alle 23 la chiusura delle urne per il referendum sulle trivelle, ma è praticamente certo il mancato quorum. Perché la consultazione popolare sia valida, è necessario che abbia votato la metà più uno degli aventi diritto. Invece alle 19 (orario della seconda e ultima rilevazione sull’affluenza) la partecipazione si è attestata al 23,48 per cento, pari a 11.009.200 elettori su un totale di 46.887.652. Difficile, quindi, che nelle quattro ore restanti gli italiani siano andati in massa ai seggi. Dal ministero dell’Interno si attende comunque l’ufficialità sul numero dei votanti. La previsione è che l’affluenza sia compresa in una forbice tra il 32 e il 38 per cento.

Col referendum di oggi si sarebbe dovuta decidere l’abrogazione della scadenza illimitata alle concessioni estrattive a mare, nella fascia delle 12 miglia, così come deciso dal Governo di Matteo Renzi attraverso il comma 239 inserito nell’articolo 1 della Legge di stabilità approvata lo scorso dicembre. E proprio a minuti il premier interverrà in una conferenza stampa convocata nella sala stampa di Palazzo Chigi per commentare il verdetto delle urne. Alla stessa ora i giornalisti sono stati chiamati a raccolta da Michele Emiliano, il governatore della Puglia considerato l’anti-Renzi di questa campagna elettorale. Se infatti il capo del Governo si è schierato per l’astensione, raccogliendo anche qualche denuncia per la presunta violazione del Testo unico sulle leggi elettorali, datato 1957, Emiliano ha guidato il fronte del Sì.

La consultazione popolare è stata chiesta da nove Regioni, tra cui la Sardegna, dove alle 12 l’affluenza è stata del 8,96 per cento, quindi poco sopra la media nazionale dell’8,36. Alle 19, invece, nell’Isola aveva votato il 22,93 per cento degli aventi diritto, appena sotto il dato medio. Ma anche in caso di mancato quorum si procederà con lo spoglio delle schede che hanno comunque un valore, di cui la politica non potrà non tener conto. Specie perché quegli 11 milioni di votanti registrati alle 19 rappresentano “gli elettori del Pd alle Europee di due anni fa”, ha detto lo stesso Emiliano. La previsione è che abbia stravinto il Sì.

Queste le prime parole di Renzi: “Questo referendum è stato la triste esibizione dei politici vecchio stile che dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso. Il Governo non si annovera nella categoria dei vincitori che sono, invece, gli operai, da oggi consapevoli di avere un futuro e non solo un passato. Sono 11mila e per loro abbiamo promosso l’astensione. Gli sconfitti non sono nemmeno i cittadini che sono andati a votare. Gli sconfitti sono quei consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che per esigenze personali ha voluto buttare via oltre 300 milioni”.

Quanto all’affluenza, il dato di 5.198 sezioni sulle 8mila totali, è del 31,29 per cento. Al momento nessuna Regione sembra vicina al 50 per cento.

Così il governatore Emiliano: “Noi abbiamo stravinto, abbiamo costretto il presidente del Consiglio a fare una marcia indietro fermando le trivellazioni entro le 12 miglia, visto che non potranno esserne più autorizzate di nuove. E la barzelletta dei posti di lavoro che si perdono non se la beve nessuno. Le bugie non rendono mai. Questa battaglia non finisce stasera: chiederemo che le piattaforme siano attive siano smontate. Perché al momento sono andate al voto 14 milioni di cittadini e con loro ribalteremo la piramide e costringeremo i potenti a farci sentire. Da oggi cambia tutto. Chiederemo anche una legge che distingua i politici dai lobbisti. Renzi deve imparare ad ascoltare, a rispettare tutti, non può buttarla sempre in rissa. Non può pensare che intorno a lui ci siano solo persone che gli battono le mani”.

 

 

 

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