Terremoto nella sanità sarda, la Dg: “Invalide le nomine dei capi sanitari e amministrativi”

Alessandra Carta

di Alessandra Carta

La sanità sarda rischia di trovarsi decapitata con un effetto domino che non si era mai visto prima. La Dg dell’assessorato, Francesca Piras, ha firmato e inviato il 19 aprile una nota che fa a pezzi la logica spartitoria dell’assistenza medica e ospedaliera decisa in questi mesi dal centrodestra. Per la Piras, infatti, non possono essere “attribuite le funzioni temporanee di direttore sanitario (Ds) e amministrativo (Da)”, ovvero le due figure che accompagnano i Dg nella gestione di Ares, Arnas, Asl, Aou e Areus, come nell’articolazione della sanità sarda.

La Piras non è che si è svegliata strana una mattina. È semplicemente successo, come si legge nella stessa nota del 19 aprile, che all’assessorato è pervenuta la richiesta di un’Azienda sanitaria che alla Direttrice generale chiedeva lumi sulle nomine di Ds e Da e relativi criteri. La Piras, quindi, si è confrontata con l’Ufficio legale della Regione, per poi mettere nero su bianco il quadro normativo.

Il primo paletto è che l’invenzione delle nomine temporanee per incarichi così importanti non trova riscontro in alcuna norma. Si tratta piuttosto di una soluzione funzionale solo alla lottizzazione della sanità da parte della politica. Tant’è: lo stratagemma di affidare incarichi a tempo ai Ds e ai Da è stato un ordine dei partiti in attesa di una valutazione complessiva di tutte le poltrone da spartire nel Sistema Regione. Quindi anche fuori dall’assistenza medica e ospedaliera.

Nella nota del 19 aprile la Piras ha poi spiegato che i Ds e i Da si sarebbero dovuti pescare dai rispettivi elenchi pubblici. Ma siccome in Sardegna non sono pronti, i manager vanno individuati o nelle liste di altre regioni oppure la loro scelta deve avvenire secondo i criteri previsti dalla legge 502 del 1992.

L’articolo della norma che fa al caso sardo è il numero 3, comma 7, in cui sono indicati i requisiti dei Ds e dei Da. I primi, obbligatoriamente medici, non possono avere più di 65 anni e devono aver aver svolto per almeno cinque anni attività di direzione tecnico-sanitaria in strutture di medie o grandi dimensioni”. Ai secondi, che hanno il vincolo della laurea in materie giuridiche o economiche, è ugualmente richiesto il limite anagrafico dei 65 anni e il quinquennio minimo con compiti di direzione tecnica o amministrativa.

Stando alla nota della Dg Piras, tutte le nomine fatte nella sanità sarda a gennaio vanno rifatte. E non devono essere più incarichi spot, assegnati con la dicitura “facente funzioni”, ovvero un espediente che rende il mandato breve. In quasi tutte le delibere approvate è stato scritto che “l’incarico cesserà all’atto di nomina” del Ds o del Da “individuato“. Cioè quello vero. Perché così ha chiesto la politica ai direttori generali scelti il 30 dicembre 2021. Quelli coi quali il presidente della Regione, Christian Solinas, ha di fatto consegnato la sanità isolana alla Lega (leggi qui l’approfondimento di Sardinia Post).

Nei prossimi giorni si capirà se ed eventualmente in quali Aziende sanitarie i criteri sono stati rispettati almeno parzialmente. Per ora sembra che ci siano manager in carica con la formula provvisoria senza il requisito dei cinque anni di dirigenza. La nota positiva è che le delibere non sono nulle de facto, cioè in automatico. Ma saranno annullabili solo nel caso in cui vengano presentati ricorsi. Si tratta, però, di una magra consolazione. La questione centrale è che per l’ennesima volta il centrodestra ha trovato una soluzione pasticciata. Stavolta non c’è voluto il Governo per svelare le illegittimità impugnando gli atti davanti alla Corte Costituzionale (come in questa legislatura è successo con numerose leggi). Stavolta a riportare tutto in punta di diritto ci hanno pensato la Dg della sanità e l’Ufficio legale.

Alessandra Carta

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