di Alessandra Carta
Christian Solinas non farà alcuna guerra alla Lega per recuperare il secondo assessorato che spetta all’Udc. Il governatore sembra pronto a sacrificare i Riformatori, approfittando del fatto che proprio oggi Sara Canu, la terza consigliera del gruppo, eletta nel 2019 con la Lega, ha abbandonato anche il partito dei liberal democratici.
Può essere sintetizzata così la partita del rimpasto della Giunta, tema su cui oggi, dopo tre rinvii, si è aperto il dibattito nel centrodestra (il vertice si sarebbe dovuto tenere il 14 marzo). L’appuntamento odierno ha messo fine a quasi un anno di melina da parte di Solinas, visto che era maggio 2021 quando il governatore aveva promesso per la prima volta di fare il tagliando alla squadra di governo.
Col vertice di oggi il centrodestra ha definito il percorso da seguire per arrivare al rimpasto. “Entro questa settimana – ha annunciato Solinas all’Ansa – si terranno incontri bilaterali con le forze politiche e i gruppi. Dopodiché si arriverà alla stesura di un documento condiviso, all’esito della quale ci sarà la sottoscrizione e la rivisitazione della squadra di Giunta”.
Tradotto dal politichese, vuol dire che si farà un po’ di gassosa politica rilanciando una sorta di patto di legislatura nel quale verrà definito un pacchetto di obiettivo per arrivare al 2024. A meno che, come continua a rimbalzare con insistenza da Palazzo, il presidente della Regione non torni in Parlamento. In quel caso, con le elezioni previste a febbraio 2023, Solinas finirebbe il mandato a Villa Devoto a settembre-ottobre, con sei mesi di anticipo.
È stato lo stesso governatore a parlare di “tre o quarttro temi fondamentali per il rilancio dell’Isola, all’indomani del periodo della pandemia e ma anche del conflitto in Ucraina che ci porta a rivedere l’ordine delle priorità”. Solinas ha parlato di energia, imprese e comparto primario”, settori questi ultimi due che “hanno subìto fortissime penalizzazioni a causa del rincaro dei costi di carburanti, mangimi e materie prime”.
Col documento da concertare nel centrodestra, Solinas si è inventato una via d’uscita per sostenere il mancato azzeramento della Giunta. Del resto, se al presidente della Regione fosse interessato davvero il cambio degli assessori, si sarebbe già attivato. Invece deve essersi fatto due conti: vero che il suo sponsors non è più Matteo Salvini ma Luca Zaia. Tuttavia se aprisse lo scontro con i leghisti sardi, quasi tutti salviniani, farebbe comunque uno sgarbo al partito di cui Zaia stesso è espressione.
L’unico elemento che Solinas non sembra aver calcolato è l’impatto di un eventuale sacrificio dei Riformatori. Vero che i liberal democratici sono rimasti in due, con Michele Cossa e il consigliere-assessore Aldo Salaris (a inizio legislatura erano quattro, contando Alfonso Marras spostatosi nel Psd’Az, e Giovanni Antonio Satta, passato al gruppo Misto). Ma peggio dei Riformatori c’è Sardegna20venti che a fronte di un solo consigliere, il fondatore del movimento Stefano Tunis, ha un posto in Giunta, con Anita Pili titolare dell’Industria.
L’uso pedissequo del bilancio imporrebbe a Solinas togliere la casella in Giunta a Sardegna 20venti, non ai Riformatori. Di sicuro, l’Udc è al momento sottodimensionato: i consiglieri degllo scudo crociato sono cinque e nell’Esecutivo hanno una sola delega, in mano ad Andrea Biancareddu, a capo di Cultura e Pubblica istruzione.