Christian Solinas ha finalmente azzerato la Giunta prendendo in mano tutte le dodici deleghe dell’Esecutivo. La mossa del governatore è arrivata ieri sera ed è il preludio del tanto atteso Solinas bis che dovrebbe essere annunciato nelle prossime ore dopo un anno e mezzo di promesse.
Al momento, però, i partiti non hanno ricevuto alcuna chiamata. Le forze politiche, almeno quelle interessate dalla girandola di deleghe, hanno programmato incontri al proprio interno, come in mattinata farà Forza Italia.
Indiscrezioni sul destino di Mario Nieddu non ce ne sono. Ma anche nel caso in cui Solinas dovesse chiudere la nuova squadra di governo a sua immagine e somiglianza, con l’innesto dell’amico Carlo Doria alla Sanità, gli effetti del rimpasto potrebbero farsi sentire nelle prossime settimane.
Sul piatto restano gli otto nomi degli intoccabili: Gianni Chessa (Turismo, Psd’Az), Giuseppe Fasolino (Programmazione, Forza Italia), Andrea Biancareddu (Pubblica istruzione, Udc), Gabriella Murgia (Agricoltura, Psd’Az), Aldo Salaris (Lavori pubblici, Riformatori), Quirico Sanna (Urbanistica, Psd’Az) e Anita Pili (Industria, Sardegna 20venti), Valeria Satta (Affari generali, Lega).
Le deleghe che ballano sono invece i Trasporti, l’Ambiente, il Lavoro e appunto la Sanità. I Trasporti li ha lasciati liberi la Lega dopo le dimissioni di Giorgio Todde per scontri con i vertici nazionali del partito e sono l’unica delega a cui il Carroccio rinuncerebbe, anche perché è patata bollente. Quindi meglio disfarsene. L’Ambiente lo lasciano libero i Fratelli d’Italia con Gianni Lampis eletto in Parlamento, ma gli Fdi avranno comunque un’altra casella. Dal Lavoro si è dimessa Alessandra Zedda e, dando scacco matto al governatore, gli azzurri hanno indicato il consigliere regionale Marco Tedde che era consulente della Zedda sino a giugno. Infine la Sanità è il vero motivo per cui il presidente della Regione potrebbe avere deciso di fare il Solinas bis. Si attendono certezze in giornata.
Prima di dare forma al nuovo Esecutivo a quindici mesi dalla fine della legislatura, il governatore deve anche risolvere la questione della parità di genere: ha l’obbligo di avere quattro donne nella squadra. All’appello ne manca una.