Rete ospedaliera: proteste dai territori e centrosinistra spaccato

Passate due settimane dall’approvazione della nuova rete ospedaliera (la Giunta l’ha votata il 28 luglio scorso), arrivano le proteste dai territori che segnano la spaccatura del centrosinistra. In rivolta l’Oristanese, per il declassamento dell’ospedale di Ghilarza a presidio di base, e poi Iglesias che vedrà ridurre le proprie funzioni a vantaggio della struttura di Carbonia. L’assessore alla Sanità, Luigi Arru, ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche, affermando che “il piano è aperto al contributo di tutti”. E in ‘soccorso’ all’esponente dell’Esecutivo e al ddl approvato a luglio si è schierato il consigliere regionale Gigi Ruggeri, lettiano del Pd. Anche perché nell’Oristanese, in piazza, sono scesi altri due consiglieri regionali, Antonio Solinas e Mario Tendas.

In un lungo post su Facebook, Ruggeri ha scritto: “Leggo che a Ghilarza si organizza una catena umana contro il declassamento dell’ospedale; a Iglesias invece si fa la marcia su Cagliari. Altro arriverà. Troppi confondono la salute con l’ospedale e qualcuno, forse, la confonde con la propria poltrona di primario. Pochi guardano al fatto che gli ospedali in Sardegna hanno tra le peggiori performance d’Italia: perché non c’è razionalità, tutti fanno tutto e troppo spesso – lo dicono le statistiche- lo fanno male”.

La valutazione del lettiano dell’Assemblea regionale è severa. “Tra quelli che scendono in piazza – si legge ancora nel post -, ci sono anche quelli che stanno attenti ad andare a curarsi lontano da dove protestano. L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) dice che se fai nascere tuo figlio in un ospedale con meno di mille nascite, lo metti a rischio serio. In Sardegna abbiamo punti nascita con duecento nati, e tanto contiamo sullo stellone. Gli studi internazionali dicono chiaramente che la qualità della salute dipende dall’appropriatezza della risposta di cura – da noi il raffreddore va in pronto soccorso – e dalla qualità dei servizi sul territorio – se non ci sono è l’ospedale a diventare l’unico riferimento -. Bisogna fare una rete dove ci sono ospedali con alte e selettive specializzazioni, altri con medie e altri con quelle più standard e diffuse; poi luoghi di ricovero protetto, come le case della salute e ospedali con infermieri e i medici di famiglia; e infine una rete di trasporto assistito per le emergenze”.

Quindi la sottolineatura a favore del ddl della Giunta: “Così come è, il nostro è un modello che funziona male e costa esageratamente. 400 milioni in più di quello che dovrebbe. Su questa sanità che funziona malissimo buttiamo soldi che dovrebbero essere usati per costruire il futuro dei nostri giovani. Soldi per sostenere la cultura, la formazione, l’imprenditoria, il reddito di inserimento. Soldi per investire sui giovani. Soldi che si mangia questa sanità sballata e che per quieto vivere è più conveniente dare ai girotondi, alle marce, alle catene umane, ai proclami dei sindaci e dei populisti locali. Se i giovani capissero che le urla di questi vengono pagate con il loro 60 per cento di disoccupazione, farebbero le marce per buttarli a mare”.

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